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Breece Dexter John Pancake (South Charleston, 29 giugno 1952 – Charlottesville, 8 aprile 1979) è stato uno scrittore statunitense. La sua promettente carriera è stata stroncata da un apparente suicidio. La maggior parte dei suoi racconti è ambientata in atmosfere rurali della Virginia Occidentale e ruota attorno a personaggi e ambientazioni naturali che rimandano al suo passato. (Wikipedia)
BREECE D’ J. PANCAKE Trilobiti racconti nella provincia americana disperazione e emarginazione
BREECE D’ J. PANCAKE Trilobiti racconti nella provincia americana disperazione e emarginazione
Mi chiedo se esista un’America solare, fosse anche la California o la Florida. A parte il sole, inteso come astro stellare, che irradia le spiagge e i boulevard di queste due magnifiche terre, non ho mai trovato nella letteratura che le ha descritte un minimo, innocente, microscopico palpito di gioiosa solarità, malgrado bionde in monopattino e surfisti dediti all’edonismo. Così credo che l’intera letteratura americana sia percorsa da una forte, segreta vena di tragicità, dovuta alle sue origini puritane, tendenti a una forma estrema di manicheismo e paranoia socio-politica che poi si esprime in tante sue forme artistiche, dalla scrittura alla musica alla pittura. L’America qui descritta è un’America di provincia, cupa, invernale, fatta di stenti sottoproletari, solitudini ancestrali, fugate dalla consolatoria fiaschetta di whisky, che però alla fine altera il cervello e fa compiere gesti inconsulti, ed emarginazione. La solitudine che attraversa le vite dei personaggi qui descritti, ha in sé il sapore rancido di cene lasciate fredde nei piatti, di baci strappati a giovani prostitute in cerca di un letto, un tetto e una protoembrionale forma di affetto terreno, di amicizie strappate al buio della notte e di amori alla deriva. Pancake è un abile, per certi versi geniale maestro del racconto. Non vi è traccia di retorica nelle sue pagine. Eppure è lo stesso molto lontano dalla cultura beat che la retorica ha cercato di contestare. Pancake si rifà a una scuola solida, a mio modesto parere forse ottocentesca, di un Čechov, di un primo Hemingway (mi riferisco a “I Racconti di Nick Adams”), dove la desolazione del grande territorio americano trova una penna intinta nell’inchiostro dei maestri russi (ma forse mi sbaglio). Il minimalismo gli è passato sopra, a mille metri sopra la sua testa, coi suoi temi stilizzati e freddini. Pancake non è di certo uno scrittore dall’animo freddo e impartecipe. Non si limita a descrivere, ma a vivere in sintonia e accordo coi suoi personaggi. Se non fosse stato così, forse sarebbe stato più fortunato nella sua breve avventura terrena, sarebbe vissuto più a lungo, e più felicemente.
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