CYBERTA’ Visioni possibili di una realtà futura secondo Huxley
(Kugluf – di Gian Luigi Falabrino)
E’ del 2003 la raccolta di racconti “Cybertà – Visioni possibili di una realtà futura”, in cui anche Gian Luigi Falabrino dà il suo huxleyano contributo, con un racconto ispirato alle concezioni educative de “Il mondo nuovo” (di Aldous Huxley). La Civiltà prospettata nel 2136 di una nuova Era planetaria, non è dissimile dallo scenario di totale controllo e perdita della libertà individuale disegnato in Matrix. Sebbene la vena ironica in Falabrino resista – nel racconto “Il processo” – alla tentazione di una visione totalmente pessimistica, vi è in questo racconto un’atmosfera che ci riporta ai processi sommari dell’ Ex Unione Sovietica, alla Polizia Politica e alla persecuzione dei non allineati al regime, in una chiave avveniristica tutt’altro che serena, in cui i Mass Media rivestono un ruolo assolutamente diverso da quello che Falabrino riconosceva in Civiltà delle Macchine (la rivista dell’Iri, diretta da Leonardo Sinisgalli, poeta-ingegnere), un ruolo assolutamente non illuministico ma, al contrario, oscurantista e di sottomissione al potere centrale, un potere assoluto, che usa il controllo della mente con la telepatia e l’educazione ipnotica quale strumento di asservimento dell’individuo. In questo racconto, è il concetto di mezzo di comunicazione che entra in crisi: quanto le nuove tecnologie – in verità – ci rendono liberi, e quanto, piuttosto, dominati e controllati o, per lo meno, controllabili? Sembra che la risposta sia già contenuta in questo racconto, che dipinge il Nostro futuro – ma anche il Nostro presente – nel segno di una telepatia di massa, in cui il concetto di individuo viene meno, e ne emerge invece un altro, all’opposto, quello di perdita dei confini individuali, di dionisiaco schiavismo mentale, di alienazione, di perdita della concezione della persona nella sua chiave storica: emerge un Eterno Presente, in cui tutto è reso piatto e uniforme da una sorta di ebete conformismo, senza domande, senza inquietudini, senza bisogni, perché tutto, risposte, soddisfacimento dei bisogni, è già contenuto nell’ordinamento pedagogico di una società che ha bandito lo stato di bisogno – sia di bisogno fisico che di bisogno mentale – e lo studio della Storia. In questa società, risultano elementi estranei – da mettere sotto processo – tutti coloro che facciano emergere, in sé e negli altri, un bisogno, visto come elemento che viene a rompere l’equilibrio perfetto di una società priva di bisogni.
Un ordinamento totalitario, che domina l’individuo svuotandolo del concetto di persona, che invece di educarlo all’autonomia e alla democrazia, lo rende totalmente dipendente e a-critico, secondo la visione già anticipata da Huxley. Un ordinamento che – non agendo secondo il principio educativo della dilazione del soddisfacimento del desiderio – soddisfa tutto e subito, possedendo così la più grande arma di ricatto e di predominio. Lo scetticismo è bandito, così come sono banditi i semplici pensieri che siano contro questo ordinamento (vige, insomma, il reato di pensiero). Si tratta di una visione avveniristica di controllo totale, ma c’è da chiedersi quanto si tratti di gioco, di fantascienza, e non piuttosto di lucida proiezione nel futuro di germi di totalitarismo già presenti ai giorni Nostri.
©, 2008
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