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DEVIS BELLUCCI LA MEMORIA AL DI LA’ DEL MARE scene di fantasia
Memoria e oblio, mare, amnesia e santità, aquile e infelici monarchi di antichi reami, civiltà perdute e mitologia in parte inventata e in parte riveduta, sono – fra gli altri – gli elementi di una macchina narrativa che Devis Bellucci ha saputo avviare, con linguaggio poetico, lirico, sognante, quasi a voler dare con il suo linguaggio una maggiore impronta onirica alla vicenda, alle vicende. L’impianto è ampio, forse un po’ troppo ambizioso devo dire, e allontana di certo chi non sia abituato a un genere di scrittura del tutto scollegata dall’attualità, ovvero, fantasiosa, omerica, mitologica: ma c’è da dire anche: cosa – più del mito, del sogno – ci riporta a ciò che oggi, qui e ora, noi siamo e viviamo?
Non fa male di certo, di tanto in tanto, leggere libri come questo, apparentemente, solo apparentemente scollegati dal reale. Simbologia allo stato puro, una tela astratta, o meglio, bianca, in cui poter proiettare, a Nostro piacimento, i Nostri contenuti interiori, i Nostri personalissimi film, le Nostre biografie; perché Devis Bellucci ha il pregio di saper narrare senza imporre, ovvero, non usa un plot definito, lascia che le correnti imprevedibili dell’inconscio guidino lui, nella scrittura, e Noi lettori, nella riscrittura.
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