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Malcolm Lowry (Birkenhead, 28 luglio 1909 – Ripe, 27 giugno 1957) è stato uno scrittore britannico, noto per il romanzo Sotto il vulcano (1947). (Wikipedia)

MALCOLM LOWRY

MALCOLM LOWRY
Malcolm Lowry I più lo conosceranno per “Sotto il vulcano" romanzo eternato da una pellicola hollywoodiana e dal volto alcoolico e sconsolato di un rude Albert Finney diretto da un giganteggiante John Huston
Malcolm Lowry I più lo conosceranno per “Sotto il vulcano” romanzo eternato da una pellicola hollywoodiana e dal volto alcoolico e sconsolato di un rude Albert Finney diretto da un giganteggiante John Huston
Che io sappia, la sfortunata collana I Gabbiani della Mondadori ha sfornato, molti anni fa, due bellissimi libri, che purtroppo sono finiti subito nel dimenticatoio, o – nel migliore dei casi – nel riciclatoio dei Remainders: “Traghetto per Gabriola” e “Buio come la tomba dove giace il mio amico”, dell’indimenticabile, eccelso, stupefacente scrittore canadese Malcolm Lowry.

 

Malcolm Lowry I più lo conosceranno per “Sotto il vulcano" romanzo eternato da una pellicola hollywoodiana e dal volto alcoolico e sconsolato di un rude Albert Finney diretto da un giganteggiante John Huston
British Columbia

 

I più lo conosceranno per “Sotto il vulcano”, romanzo eternato da una pellicola hollywoodiana e dal volto alcoolico e sconsolato di un rude Albert Finney diretto da un giganteggiante John Huston. Forse non tutti sanno, e spero però di non sbagliarmi, che Malcolm Lowry – torrente carsico che ha continuato a scorrere sotto il terreno della letteratura nordamericana – è stato ispiratore di non pochi fra gli esponenti della Beat Generation. E a una ri-lettura delle sue pagine, non si fa fatica a comprenderne il perché e per-come. Vagabondo, alcoolista, scrittore non-scrittore – a detta della critica ufficiale – Lowry si è guadagnato un posto da gigante (oltre che nel mio cuore) nel panorama letterario del dopoguerra americano, ormai logorato dall’eccessivo eroismo – ed erotismo – del maestro di tutti quanti a nome Ernest Hemingway, maestro di cui tutti quanti ne avevano le tasche piene, iniziando a raccontare e a raccontarsi come perdenti, sconfitti, lacerati miseri omuncoli alle prese con un’esistenza quotidiana molto lontana dai campi di battaglia, ma veramente infernale e rumoreggiante più della linea della Marna. Autori come Lowry, con una prosa lenta, anzi, lentissima, densa, a tratti veramente paranoica, hanno descritto le inevitabili sconfitte dell’uomo comune, le sue ossessioni, soprattutto quelle esasperate dall’uso esagerato dell’alcool, le devastazioni interiori di persone sull’orlo della follia, della perdita di sé, abituate a camminare sul bordo di un precipizio, senza caderci mai del tutto, ma rischiando grosso, di continuo, senza per questo doversi confrontare con cannoni, fucili e corride. Potremmo dire che, Lowry, il più grande confronto lo conduce con se stesso, e alla fine soccombe contro questo temibile avversario. Non si possono dimenticare le poderose descrizioni del paesaggio selvaggio della Columbia Britannica in Traghetto per Gabriola, un paesaggio mesto e azzurrognolo, in sintonia con l’animo blues, azzurrognolo e perdente, melanconico, del protagonista, e di sua moglie. Decisamente uno dei romanzi più possenti che il secolo scorso ci abbia donato. Vi è grande respiro, senso immediato del paesaggio, reso a grandi pennellate sicure in tutta la sua maestosità, paesaggio che poi si travasa nella psicologia dilaniata del protagonista, paesaggio che l’Autore sa psicologizzare e rendere parte integrante della psiche, della morale del suo eroe anti-eroe.

Mount Shasta

 

Non vi sarebbero certi romanzi se non esistessero certi paesaggi. Difficile pensare il protagonista di Traghetto per Gabriola alle prese con le colline del piacentino, con tutto rispetto per queste ultime. Ma qui si respira un’aria rarefatta, tesa, che scende giù dritta dai possenti picchi innevati che dominano la misteriosa, fosca Baia di Eridanus.

 

Vancouver

 

©, 2006

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