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Il 20 aprile 1981 esce presso Knopf di New York una nuova raccolta di diciassette racconti, intitolata What We Talk About When We Talk About Love (Di cosa parliamo quando parliamo d'amore), che riceve una brillante recensione sulla prima pagina della New York Times Book Review : viene lodata, in particolare, la capacità dello scrittore di ridurre al minimo essenziale la storia e le parole usate per raccontarla. In realtà il dattiloscritto di Carver ha subito macroscopici tagli e molti rimaneggiamenti ad opera dell'editor Gordon Lish. Carver ha tentato almeno in parte di opporsi a tali interventi, ma sostanzialmente senza successo. Egli però non si riconoscerà mai nella definizione di minimalismo letterario che viene allora attribuita ai suoi racconti e cercherà in seguito di creare storie nuove, o di riprendere storie già pubblicate, conferendo loro un aspetto meno scarnito. (Wikipedia)

RAYMOND CARVER racconti SE HAI BISOGNO CHIAMA

RAYMOND CARVER racconti SE HAI BISOGNO CHIAMA

 

Da sempre Raymond Carver ci ha abituati a una prosa secca, a frasi così brevi da sembrare sospese a metà, a finali spiazzanti, a vicende dal sapore tragico. Questi sono gli ultimi  racconti scritti da Carver, e sembra siano anche quelli oltre i quali non ci sia più speranza di scoprire, in qualche cassetto, altri suoi inediti. Quindi li leggiamo come un addio, come una sorta di suo epitaffio. Li leggiamo con tristezza, anche se la gioia è immensa nel poter dire di leggere ancora del buon Carver, come si assapora l’ultimo bicchiere di vino di un vitigno scomparso. La gioia di chi è stato accompagnato, per un tratto della sua vita, da questo grande compagno di viaggio, ma la tristezza, anche, di sapere che – con lui – il viaggio è giunto al termine. E che dopo c’è solo l’eternità.
Bando alle malinconie.
Siamo alle solite: personaggi solitari, in fuga da se stessi, villettine anonime in anonimi sobborghi americani, matrimoni in frantumi, alcoolismo. La solita miscela esplosiva di Carver. Esplosiva, sì, che però non produce che esplosioni silenziose, soffocate, subacquee. Un grande silenzio, al solito. A leggere questi racconti, ancora una volta provo dentro di me un grande silenzio. Carver: l’insuperato maestro del silenzio. Un silenzio che però non è un nulla, ma è quello del bosco, che si può popolare di tanti infinitesimali suoni, che sono i moti improvvisi della Nostra anima. Che piange, chiede aiuto, o a tratti gioisce.
©, 2009

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