ORGANIZZAZIONI PSICOPATOLOGICHE IN CONTESTI FAMILIARI – POLARITA’ SEMANTICHE E ARCHETIPI [1]
La psicoterapia sistemica definisce la nevrosi come l’esito di pattern o modelli di interazione del soggetto nell’ambito del nucleo familiare. La teoria sistemica risulta ostacolata dallo stampo behaviorista. Il gruppo di Palo Alto, con Bateson, individua il nucleo fondamentale della psicoterapia sistemico-relazionale nella comunicazione. Per conoscere i processi mentali, occorre abbandonare il modello meccanicistico, secondo la nuova prospettiva cibernetica di Swzki e Veron, che pone in evidenza i limiti della teoria del doppio legame, come il criterio quantitativo, per cui è patogeno il ripetersi dell’esperienza e l’incapacità di spiegare perché solo un membro della famiglia sviluppa una specifica psicopatologia. Attualmente, il quadro teorico risulta differente, orientato verso l’interesse dell’individuo. I costruzionisti vedono l’attività costruttiva del soggetto orientata da partner conversazionali: l’importanza del soggetto e del suo comportamento all’interno della conversazione. Pertanto, sussiste un processo primario del costruzionismo, differente dal costruttivismo e dall’interazionismo, ossia, un punto di vista autonomo al sistema, per cui l’obiettivo risulta lo studio dei processi conversazionali con cui è costruita ogni identità. Risulta fondamentale, e importante, la posizione di ogni soggetto all’interno del sistema di relazione, posizione delimitata dall’incidenza di vari fattori quali la cultura, la storia di vita, il genere di personalità. Secondo Bruner, e il nuovo contestualismo transazionale, l’azione – per essere spiegata – deve essere posta in un contesto. L’”io” è decontestualizzato quale artefice di se stesso. La psicanalisi contrappone all’idea moderna di mente isolata, la teoria sistemica del sé, secondo Bateson. Ogni organizzazione psicopatologica si determina in un contesto familiare in base a polarità semantiche. Quindi, lo sviluppo della psicopatologia dipende dal ruolo del soggetto all’interno del nucleo familiare, in una posizione di doppio legame, o circuito riflessivo bizzarro. Anche se le problematiche psicologiche sono accomunabili, hanno percorsi di formazione diversi, perché diverse cause possono portare a uno stesso effetto. I costruttivisti (Bruner) considerano le organizzazioni cognitive esterne alla coscienza, ma connesse alle emozioni. I costruzionisti (Ugazio) sostengono che le sindromi psicopatologiche siano espressione di un determinato contesto familiare, in base ai ruoli definiti dalla dimensione semantica. La dinamica conversazionale nell’ambito di un contesto familiare, si declina entro polarità di significato antagoniste (es. buono e cattivo). Secondo il costruzionismo le polarità sono identificate con le proprietà della comunicazione:
– la realtà si costruisce nella conversazione;
– ogni partner conversazionale lega la propria identità agli altri individui del gruppo;
– INTERSOGGETTIVITA: le identità dei membri del gruppo-famiglia diventano interdipendenti.
I contesti conversazionali sono alimentati da polarità semantiche, ossia archetipi, ma non interni all’Io come quelli junghiani, ma esterni, e che si declinano in enantioi, vale a dire ne “gli opposti” (brutto e bello, buono e cattivo ecc). Nella Grecia antica, la realtà è spiegata per coppie di opposti: gli archetipi o meglio, nel nostro caso, le attuali polarità semantiche.
La conversazione si determina con partner che hanno ruoli diversi, secondo le diverse polarità assunte. La dimensione semantica prevede due poli complementari tra loro: il significato polare crea intersoggettività, per cui anche se in famiglia si creano conflitti, non diventano distruttivi dei rapporti.
La polarizzazione del comportamento prevede che i soggetti maturino un’iperspecializzazione nei confronti di un carattere particolare, per cui il soggetto è indotto a partecipare ad altri tipi di conversazione. Le polarità semantiche familiari esprimono un ordine morale che prende posizione rispetto a valori. Gli ordini morali attribuiscono una polarità positiva o negativa ai comportamenti del contesto di riferimento. Il bambino apprende il suo ruolo per orientarsi semanticamente con il comportamento della madre, tramite il suo modo di com-porsi, con dimensioni semantiche, quindi orienta e commenta a vari livelli:
– livello sociale: il bambino socializza l’adulto e viceversa, secondo un modello di retroazione o feedback;
– livello semantico: tutti gli adulti interagiscono con il bambino e ne fanno un partner conversazionale, di conseguenza l’adulto connota il bambino di una impalcatura semantica intorno a cui egli costruisce la propria posizione.
Circuiti riflessivi bizzarri
La malattia mentale sussiste quando l’individuo oscilla tra interpretazioni semantiche e alternative che si autoescludono. I significati scambiati, all’interno dell’interpretazione soggettiva, sono contaminati da riflessività e paradosso, che determinano il doppio legame, ossia una relazione con un alto valore di sopravvivenza psicologica. Il messaggio inviato nel doppio legame provoca asserzioni che si autoescludono, in uno stile comunicativo schizofrenico:
– aderenza eccessiva alla realtà con risposte letterali;
– ricorso continuo a metafore per evitare una risposta precisa.
Il doppio legame è un modello di interazione occasionale nel soggetto sano. Nel soggetto malato, il doppio legame diviene la modalità in cui sono organizzate le interazioni emotivamente più importanti. Il doppio legame è presente nelle seguenti sindromi:
– Schizofrenia paranoica: il soggetto pensa che in ogni frase sussista un significato occulto, con atteggiamento sospettoso;
– Schizofrenia ebefrenica: il soggetto si limita alla natura letterale dei messaggi;
– Catatonia stuporosa: il soggetto riduce le interazioni con l’ambiente;
– Catatonia agitata: comportamento iperattivo senza spazio per l’interazione.
Il doppio legame non provoca schizofrenia, ma è una teoria della stessa. La patologia consiste in stati di confusione e ambiguità nei processi comunicativi. Il doppio legame è un circolo vizioso tra i soggetti, che si autoperpetua. Subentra una contradditorietà tra messaggi e metamessaggi.
E’ subentrato un ribaltamento della teoria del doppio legame da parte di Cronen, Johnsons, Lannaman, per cui la comunicazione è un mezzo degli individui per creare la realtà. Questi studiosi collegano l’intransitività dei significati a specifiche metaregole che attribuiscono una dimensione storica alla teoria del doppio legame. La patologia non si forma per l’esperienza ripetuta, ma connessa a vari livelli, producendo un circuito riflessivo bizzarro: più alti sono i livelli gerarchici dell’esperienza ripetuta, tanto più gravi sono le conseguenze psicologiche. Tramite l’accento posto sull’intransitività dei significati costruiti con i partner del discorso, la transitività e l’intransitività divengono due metaregole provenienti da contesti plurimi differenti; così Cronen, Johnsons e Lannaman possono spiegare perché solo un soggetto, e non tutti i componenti di una famiglia, possono riscontrare patologie.
[1] Relazione al testo di V. Ugazio, Storie permesse Storie proibite, Bollati Boringhieri, Torino 1998.
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