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Tutta la nostra vita è imperniata di conoscenze e sensazioni recepite lungo l’arco dell’esistenza, dalle genti e dalle cose con cui abbiamo convissuto, nell’ambiente usuale che ci ha circondato. La crescita individuale ha acquisito, passo dopo passo, in un percorso alquanto travagliato, un bagaglio culturale costruito con i frammenti del sapere che ci hanno trasmesso moltitudini di persone incontrate lungo il cammino della nostra vita, comunicando tramite la parola, i gesti espressivi, il senso religioso e tutti quei codici etici di comportamento utili per perseguire una buona convivenza sociale e familiare negli agglomerati urbani e nelle città.
Sin dai primi approcci, con il senso comune del bene e con gli elementi Dio, Madre, Terra, Patria, Paese ed i loro rispettivi significati, ci si orienta verso una crescita individuale e soggettiva, durante la quale si forma il senso dell’appartenenza. Consapevoli dell’essere e coscienti di far parte di un popolo e di una specifica comunità, nel rispetto della vita individuale nell’ambiente che ci circonda. Il tempo scorre cosi in armonia con il creato e gli individui diventano collaboratori ideali nel mistero della creazione. La mercificazione della vita che domina l’etica capitalistica frantuma gli equilibri del buon governo e del saper vivere. Gli uomini si fanno la guerra, deturpano i territori, fanno crollare le cattedrali e con la degenerazione nelle strutture sociali, si creano strumenti che annullano la partecipazione degli individui a favore di un individualismo di massa solo dedito al consumismo sfrenato che porta inevitabilmente al declino di un’etica che ha coltivato nel tempo nel cuore degli uomini; radici profonde di benessere e serenità accantonate per dar spazio all’etica del soldo. E se la vita è essenzialmente merce, se tutto è qualificabile al dio soldo, se dobbiamo rassegnarci all’etica del successo e del superfluo, allora bisogna combattere questa “etica” perché colpisce valori e bisogni non misurabili in denaro. E’ necessario allora impegnare le forze sulla rieducazione delle coscienze e con le risorse umane, creative, che non mancano, ritrovare l’armonia tra noi stessi ed il creato. La parola guida della nostra azione deve essere “Eticità”, intesa non come generica onesta, ma come onestà impegnata.
E’ vero che esiste anche un clima di sradicamento generalizzato, ma è altrettanto vero che gli uomini del nostro tempo sentono anche vivo il bisogno di una rinascita. A questo bisogno di rinascita le donne possono dare un contributo di rinnovamento se sapranno fare buon uso, come fu per il passato, del loro “genio femminile”. Ma per far questo bisogna ritrovare e recuperare la memoria delle opere e degli atti che sono stati compiuti dalle donne in tutti i campi sociali lungo l’arco della storia: impegno protratto nella ricerca del bene comune per tutti, uomini e donne. Le donne sono passate dagli atti compiuti nel silenzio a quelli durante i quali hanno fatto sentire la propria voce. Sul piano educativo il vecchio modello della donna subalterna all’uomo è superato, anche se rimane ancora da raggiungere l’obiettivo della reciprocità. Non solo per quanto riguarda la diversità sessuale, soggettiva e personale, ma piuttosto per la diversità che si presenta più complessa, rappresentata dalle differenze culturali, razziali e religiose presenti nella nostra società avviata a diventare sempre più multietnica. E’ da sottolineare il fatto che manca ancora una consapevolezza chiara sulle differenze ed in modo particolare sulla differenza sessuale. E’ indubbio che non esiste solo una diversità fisica tra il maschile ed il femminile, ma esiste anche una differenza d’identità soggettiva anche nel modo di giudicare le situazioni dell’esistenza. Bisogna trovare un metro di acquisizioni e farlo accettare; un modo di essere al femminileche possa originare modi diversi di porsi davanti alle molteplici situazioni da parte delle donne. C’è ancora uno scavo culturale da fare, una verifica sui comportamenti ricorrenti, perché le giovani generazioni rischiano di non avere dei piani di formazione che tengano conto di questi cambiamenti. Urge la necessita di creare strumenti ed ambiti di confronto anche sulle esperienze che viviamo, su argomenti concernenti le pari dignità nella differenza. Riconoscimento della “differenza” come valore e non come causa di emarginazione; riconoscimento delle caratteristiche di ognuno come ricchezza da far emergere e condividere; riconoscimento della “parità” non come adeguamento agli stereotipi maschili; riconoscimento della dignità di ciascun essere umano, quindi anche della dignità delle donne, rifiutando il concetto di “massa senza dignità”; riconoscimento del diritto alla dignità in virtù dell’impronta di Dio in ogni creatura.
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