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LA CASISTICA DEGLI STEREOTIPI NEI RAPPORTI SOCIALI
VIRUS E ANTIVIRUS
Il web, si sente dire spesso, rispecchia il mondo reale. Così, come nel mondo reale ci sono luoghi sicuri e altri malfamati, nel web ci sono “luoghi” virtuali pericolosi, dove è più facile prendere un virus. Per questo, le aziende informatiche, hanno inventato gli antivirus. Ma, così come nel web non sempre si prendono virus solo in dimensioni virtuali “malfamate” – ma anche su siti all’apparenza “rispettabili” (che, magari, si sono infettati a loro volta, o hanno subito un attacco criminale) – nel mondo reale persone apparentemente a posto, rispettabili, possono riservare brutte sorprese.
Come difendersi?
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Solitamente il pc prima viene “infettato”, poi viene “curato”. E’ più difficile che l’antivirus blocchi l’accesso al virus (questa funzione appartiene al firewall, che non sempre è efficace).
Proprio come nella vita reale: prima veniamo fregati, poi ci accorgiamo che il Nostro interlocutore era un disonesto.
E’ possibile, al contrario di ciò, prevenire la fregatura? Essere dotati di un sistema di allarme, di una sorta di firewall-sociale, che non permetta ai male intenzionati di danneggiarci?
In teoria, sì: alzando molto le difese psichiche. Ma il rischio è di cadere in una sospettosità, in una diffidenza che ci taglia fuori da ogni rapporto (in questo modo si eliminano i rischi, ma si elimina anche la parte più importante della Nostra vita, che è quella dell’interazione sociale).
Le difese psichiche, pur essendo necessario restino alte, devono permetterci al tempo stesso di interagire con gli atri. Come un buon firewall, appunto, dotato di una “intelligenza” sua propria, capace di non bloccare tutto il traffico, ma solo quello pericoloso, o sospetto.
Sospetto. Un termine che dobbiamo analizzare.
A volte, sarebbe utile fermarsi al primo sospetto, e non portare avanti una relazione appena nata (sia essa di amicizia, di lavoro, d’amore).
Corriamo il rischio di sacrificare il buono che potrebbe rivelare in seguito, ma possiamo anche trarre beneficio da un’interruzione che – se la relazione è destinata a rivelarsi negativa – ci permette di non comprometterci troppo con questa persona. Sacrificare una relazione potenzialmente buona (se ci sono dei sospetti), è molto meglio che doverci pentire, per non esserci tirati indietro prima, qualora la persona si manifestasse nella sua negatività solo in seguito.
C’è una gradazione, nei sospetti. Una scala crescente. Solitamente non ne basta uno, a farci rinunciare a una relazione, ma una sorta di “mosaico”, in cui, ogni tessera, messa accanto alle altre, disegna il ritratto di una persona altamente sospetta. Però, perché il mosaico si completi, deve passare del tempo, e, passando il tempo, Noi ci compromettiamo sempre di più con questa persona. A mosaico completato, saranno magari passati dei mesi, e magari sarà troppo tardi per tirarci indietro.
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Il firewall, in fondo, ha un compito molto più semplice: quello di bloccare degli algoritmi, dei codici alfanumerici.
I codici delle interazioni umane, nei RAPPORTI SOCIALI, qualora contengano dei virus, sono molto più sfumati, indecifrabili. L’uomo è molto più complesso di una macchina. Per questo, è anche molto più pericoloso.
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I codici delle interazioni umane, contenenti possibili virus, sono catalogabili dalla fisiognomica, dalla clinica psichiatrica, dalla teoria della comunicazione, dagli stereotipi sociali.
La psicologia sociale ci ha spesso messi in guardia dal dare retta agli stereotipi. Essi contengono spesso voci di tipo razzista, classista, contengono forme di prevenzione sociale tout court. Sono prevenuto… Ma essere prevenuti, non significa solo essere giudicanti e ingiustamente rifiutanti, ma prevenire. Nell’essere prevenuti tramite l’uso di uno stereotipo, possiamo anche prevenire un danno.
La vita ci ha fornito una grande casistica di tipi di persone. Solitamente, ognuno di essi, dentro di noi, afferisce a una data emozione.
L’emozione, in Noi, si struttura tramite l’esperienza, positiva o negativa, fatta con quel particolare tipo di persona, in passato.
A volte, nel dare fiducia a una persona, per non dare retta all’emozione, per non dare retta allo stereotipo, il cui uso ci farebbe sentire giudicanti e rifiutanti, non ci accorgiamo che essa è collegata all’emozione di un tipo di persona che, già in passato, ci ha fatto del male. E sbagliamo. Perché questa sarà la persona che ci farà ancora del male. L’emozione, solitamente, non si sbaglia. Siamo Noi, nei RAPPORTI SOCIALI, con il ragionamento, con la razionalità che, non dando retta all’emozione, al cuore, sbagliamo, e ci danneggiamo da soli.
Un guerriero della luce non è sentimentale. Ha semplicemente cuore (Paulo Coelho).
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