DALL’ETERNITA’ ALL’OROLOGIO dal Tempo Ciclico al Tempo Socializzato La Morte dell’Essere
“Il tempo ciclico e il tempo progressivo sollecitano due stati d’animo fondamentali dell’uomo, il ricordo e la speranza. Sono i due edificatori della sua dimora. In loro s’incontrano padre e figlio, spirito conservatore e spirito riformatore. Mentre il ritorno viene determinato da forze estranee al nostro mondo, la speranza, accanto al suicidio e al dolore, è un segno distintivo dell’uomo. È sconosciuta agli animali. L’animale ricorda: attende il ritorno e soffre se esso gli si nega. […] La speranza è umana e terrena, è un segno di imperfezione. Ma è già una condizione superiore, nella quale l’imperfezione viene avvertita. Quello che noi oggi chiamiamo progresso è speranza secolarizzata: il fine è terreno ed è chiaramente iscritto nel tempo.” (E. Jünger, “Il libro dell’orologio a polvere”).
Il disinteresse per la vetta orgasmica – che si sperimenta nel tantrismo – il continuo dilazionare il piacere, per dilatare invece altre sensorialità più complesse, meno animali, più spirituali, come certe visioni che possono invadere il tuo campo visivo, il dilatarsi del Tempo e una sua quasi cancellazione, è una grande metafora. Ti allontana anch’esso dalla Materia, dalla materialità delle cose. Come? Sottraendoti allo scopo puramente bestiale dell’eiaculazione, ti insegna il valore primario dell’Essere, e del Disinteresse. Disinteresse per la Meta, disinteresse per il risultato, disinteresse per la procreazione e quindi anche per la spinta economica, disinteresse per il frenetico, alienante ciclo produttivo. Il tantrismo, in un certo senso, smantella in te, in maniera irrimediabile, tutti i valori borghesi.
Sviluppa il tuo Io sciamanico, primitivo, infantile, senza renderti puerile.
Un Io estraneo al ciclo produttivo, un Io politicamente estraneo allo stile economico e capitalistico – al concetto, visto dalla borghesia come Valore – di Crescita. Meno ambizione, meno frenesia, meno ipocrisia. Un contatto maggiore col Cosmo e con le Persone. Aumenta la solitudine Sociale, ma potenzia la tua Unione col Cosmo.
Ciò che diviene, è destinato a dissolversi. Così anche le Civiltà moderne del Divenire. Diversamente che per le tecnologiche civiltà dell’Occidente moderno, destinate alla dissoluzione, “Le tracce sussistenti – spesso ancor solo nella pietra – di alcune grandi civiltà delle origini racchiudono spesso un significato di rado avvertito. Dinanzi a quel che resta del più antico mondo greco-romano e poi più oltre, dell’Egitto, della Persia, della Cina, fino a giungere ai misteriosi e muti monumenti megalitici sparsi fra deserti, lande e foreste come ultime emergenti e immobili vestigia di mondi sommersi e travolti – e, come limite nella direzione opposta nel corso della storia, fino ad alcune forme del Medioevo europeo: dinanzi a tutto ciò viene da chiedersi se il miracoloso resistere al tempo di tali testimonianze, oltre ad esser dovuto ad un concorso favorevole di circostanze esteriori, non racchiuda anche il significato di un simbolo” (Alessandro Gertschl).
E’ un’energia particolare, quella spesa nell’Inutile. Essa ti collega alle cose eterne, alle cose che non divengono. Essa ti congiunge a ciò che non è destinato a corrompersi, come matrice di rituali e gesti che hanno in sé un germe d’Eternità. E’ un’Energia Tantrica, disinteressata. Un’Energia che si disinteressa di ogni possibile meta concreta. Di ogni risultato che si compia nel dominio del Commercio e della Materia. Del possesso. I borghesi non lo potranno mai comprendere.
@@@
L’INUTILE non è SUPERFLUO, è anzi ESSENZIALE.
Ora, Noi esseri umani del 2017, non siamo nemmeno più nel modernismo, ma nell’apocalittico. La cultura del virtuale sembra riassumere in sé il grande male della Nostra Civiltà Dinamica, una civiltà che si autodivora, che non lascia più tracce di sé. Una civiltà del virtuale, totalmente dipendente dalle macchine, è una civiltà che ha totalmente rinunciato all’Essere, alla Stabilità Spirituale, in cambio di una manciata, a basso costo, di illusioni, emozioni, virtuali, inconsistenti, che non generano cultura, anzi, la annientano, non lasciano alcuna … traccia. … se non nei Server…
“Il tempo, come ben sappiamo, è un’invenzione recentissima. Il senso moderno del tempo è di poco più antico degli Stati Uniti. E’ un sottoprodotto dell’industrialismo – una specie di corrispondente psicologico dei profumi e delle coloriture all’anilina. (…) Un (altro) fatto che dà importanza al tempo è la fabbrica e l’ufficio, suo corollario. Scopo della fabbrica è la produzione d’una certa quantità di merce in un certo tempo. L’artigiano d’un tempo lavorava quando voleva: ne seguiva che, in genere, i clienti dovevano aspettar le merci ordinate. La fabbrica è un espediente per costringere gli operai a far presto. La macchina fa tanti giri al minuto; in ogni ora si debbon produrre tanti pezzi. Risultato: l’operaio nella fabbrica (e lo stesso si dica, mutatis mutandis, dell’impiegato negli uffici) è costretto a tener conto delle minime frazioni di tempo. All’epoca del lavoro a mano tale forzata coscienza d’ogni minuto, d’ogni secondo, non esisteva. La nostra coscienza del tempo è divenuta così intensa che soffriamo profondamente se, viaggiando, capitiamo in qualche angolo del mondo in cui nessuno faccia caso dei minuti e dei secondi. La mancanza di puntualità degli orientali, ad esempio, sbigottisce chi sia appena giunto da un paese di pasti ad ora fissa e servizio ferroviario regolare. Per un americano o un inglese moderno, l’attendere è una tortura psicologica. Un indiano accoglie le ore vuote con rassegnazione, meglio con soddisfazione. Non ha ancora perduto la grande arte del non far nulla. La nostra nozione del tempo come serie di minuti, ciascuno dei quali dev’essere occupato in qualche lavoro o divertimento, è del tutto incompatibile coll’orientale (…)” (Aldous Huxley – conferenza – 1939).
Il problema, verosimilmente, è il TEMPO.
@@@
Alessandro Gertschl ha codificato il genere di Civiltà Acronica. Le antiche Civiltà Acroniche sembrano essersi sviluppate più che nel Tempo, nello Spazio. Sono le Civiltà Tradizionali dell’Oriente, come Cina, India, e fino a ieri lo stesso Giappone, in cui la vita si è mantenuta “(…) identica attraverso i secoli e le generazioni, in una fedeltà essenziale agli stessi principi, allo stesso tipo di istituzioni, alla stessa visione del mondo (…) inalterabile nel suo nucleo, nel suo principio animatore, nel suo spirito, nella sua «coralità»” (Alessandro Gertschl).
@@@
L’odierno male dell’Anima, tanto diffuso, se non addirittura norma antropologica nelle attuali Civiltà Occidentali, civiltà in cui tutto diviene e si dissolve, male per cui gli Occidentali – meccanicisticamente, materialisticamente – debbono fare ricorso a quelli che Alessandro Gertschl ha denominato anestetici spirituali, che altro non sono che gli psicofarmaci, potremmo anche chiamarlo Male del Tempo, male del Divenire, male di un Uomo che ha perso l’Essere, la sua propria stabilità e sicurezza interiori, in quanto essa gli è stata divorata dal meccanicismo, dal fluire incessante del Tempo Lineare, che distrugge, incessantemente, ogni riferimento, ogni punto di stabilità.
Mentre le Civiltà Moderne sono divoratrici dello Spazio, le Civiltà Tradizionali furono divoratrici del Tempo.
Moto e conquista spaziale, nelle prime (generatrici di un arsenale inesauribile di mezzi meccanici atti a ridurre ogni distanza, ad abbreviare ogni intervallo, a contrarre in una sensazione di ubiquità tutto quello che è sparso nella moltitudine dei luoghi (Alessandro Gertschl), “Orgasmo di un bisogno di possesso”, espressione di una tensione verso l’Avere a discapito dell’Essere (Erich Fromm,“Avere o Essere”), angoscia oscura verso tutto ciò che è distaccato, isolato, profondo o lontano, impulso ad espandersi, a circolare, a associarsi e a ritrovarsi in ogni luogo fuor che in se stessi; a promuovere la scienza e la tecnica come espressioni di questo impulso esistenziale irrazionale, rafforzato, nutrito dagli agenti tecnologici stessi, i cui mandanti sono la standardizzazione, l’attuale globalizzazione, la produzione illimitata, lo spirito moderno di matrice americana.
Le seconde, le Civiltà Tradizionali, furono vertiginose nella loro stabilità, nella loro identità, nel loro sussistere incrollabilmente e immutabilmente in mezzo alla corrente del Tempo e della Storia, esprimendosi in quelle apparizioni megalitiche resistite alla distruzione del tempo, forme sensibili e tangibili in cui tuttora si esprime un adombramento dell’Eternità.
@@@
Alla base della precarietà delle Civiltà Moderne, sta un fraintendimento radicale di ciò che si intende per Umanesimo, o Umanismo, celebrazione e glorificazione dell’Uomo, in verità, sua collocazione nel flusso distruttivo del Tempo, suo annientamento.
@@@
Ci si è mai domandati perché la Divina Commedia di Dante Alighieri sia assurta al rango di Opera Divina, e abbia resistito immutata sino ad oggi? Le forze consumatrici del tempo, su di essa, non hanno agito. In quanto essa si è collocata fuori da tale flusso. Essa è nata fuori da tale flusso. Ha resistito al Tempo, in quanto non è da esso costituita.
E’ stata scritta in un’epoca in cui, ancora, il mondo scientifico era sorretto dalla Visione Tolemaica dell’Universo, dalla visione Geocentrica. Collocata al centro dell’Universo, attorno alla Terra girava tutto il resto. Con Copernico avviene l’omonima Rivoluzione, che toglie alla Terra la sua Fissità Immobile al Centro del Creato e, al posto di essa, colloca il Sole. Rivoluzione Moderna. Nasce il Modernismo. Nasce il Pensiero che, da lì in avanti, avrebbe portato a tutto quanto si è finora detto sull’Occidente. Nasce il Divenirismo, lo Storicismo, l’Evoluzionismo, “(…) ebrezze di naufraghi, come le verità proprie a ciò che fugge (où fuyez-vous en avant, imbéciles? – Bernanos), a ciò che non ha interna consistenza e che ignora ciò che sia interna consistenza (…)” (Alessandro Gertschl).
L’Uomo Moderno cadeva allora nella Temporalità, la Centralità del suo Essere veniva meno, veniva dispersa in un Cosmo dove egli non era più Centro, ma ente fra gli enti, si generava quel senso di Relatività e precarietà umane, Occidentali, generatrici di inquietudine e, soprattutto, solitudine, come un grande filosofo dell’Esistenzialismo cristiano, Søren Kierkegaard, ci disse qualche secolo dopo, in libri come “Il Concetto dell’Angoscia”, e, nel ‘900, Sartre, con i suoi concetti di “contingenza” e “gettatezza” nella dimensione del Tempo. Il Tempo è proprio un’invenzione moderna, adatta a confermare le posizioni del pensiero moderno, e Occidentale.
A tale proposito, “(…) va ricordata quale fu, nelle civiltà tradizionali, la concezione dello stesso tempo: una concezione non lineare irreversibile, ma ciclica, a periodi. Da un insieme di usanze, di riti e di istituzioni propri sia alle civiltà superiori, sia ad echi sussistiti in alcuni ceppi detti «primitivi» (a tale riguardo ci si può riferire allo stesso materiale raccolto dalla storia delle religioni – Hubert, Mauss, Eliade e altri) risulta l’intenzione costante di riportare il tempo alle origini (donde il ciclo), nel senso di distruggere ciò che in esso è semplice divenire, di frenarlo, di fargli esprimere o riflettere strutture super-storiche, sacre o metafisiche, spesso connesse al mito. In tali termini – come una «immagine mobile dell’eternità» – il tempo acquistò un valore e un senso, non come «storia». Tornare alle origini significava rinnovarsi, attingere alle fonti di una giovinezza perenne, confermare la stabilità spirituale, di contro alla temporalità. I grandi cicli della natura suggerivano questo atteggiamento. La «coscienza storica», inseparabile dalla situazione delle civiltà «moderne», suggella solo la frattura, la caduta dell’uomo nella temporalità. Ma essa viene presentata come una conquista dell’uomo ultimo (Kali-Yuga), cioè dell’uomo crepuscolare” (Alessandro Gertschl).
Si diceva poco sopra: angoscia oscura verso tutto ciò che è distaccato, isolato, profondo o lontano, impulso ad espandersi, a circolare, ad associarsi e a ritrovarsi in ogni luogo, fuor che in se stessi; a promuovere la scienza e la tecnica come espressioni di questo impulso esistenziale irrazionale, rafforzato, nutrito dagli agenti tecnologici stessi, i cui mandanti sono la standardizzazione, l’attuale globalizzazione, la produzione illimitata, lo spirito moderno di matrice americana.
@@@
Il Tempo…
@@@
Il Tempo quale Dittatore e Scansionatore di ogni Produzione.
Nel Mondo Globalizzato si produce tutto, e tutto è un prodotto (generato secondo la scansione del Tempo). Anche i Nostri pensieri più intimi, le Nostre abitudini, i Nostri piaceri più segreti, le Nostre più segrete e ideali aspirazioni. Tutto è governato dal Tempo quale Scansionatore di Produzione (di quanto appena detto).
… se per un qualche cataclisma gli uomini del Kali-Yuga venissero privati di tutte le loro macchine, nella grandissima maggioranza dei casi essi, di fronte alle forze della natura e agli elementi, si troverebbero probabilmente in uno stato di maggiore impotenza che non il primitivo non civilizzato: appunto perché le macchine e il mondo della tecnica hanno atrofizzato le loro vere forze. Si può ben dire che è da un vero un miraggio luciferico che l’uomo moderno è stato sedotto con la «potenza» di cui dispone e di cui è fiero … (Alessandro Gertschl).
@@@
Il tempo genera le macchine? O le macchine generano il tempo?
Potremmo dire che siano le macchine a generare il tempo. Il tempo è una sovrastruttura del tutto artificiale, che l’uomo ha dovuto inventare per meglio gestire la produzione, attraverso le macchine. Il tempo non esisteva, prima dell’avvento delle macchine.
@@@
E se l’Uomo Moderno è così schiavo del Tempo, possiamo arguire, per semplice estensione del concetto, che sia diventato anch’egli una Macchina. Una Macchina che comanda altre macchine, dalle quali a sua volta è egli stesso comandato, in un circolo vizioso infinito – e tragico. … ma direi più che altro… senza senso, senza ESSERE… e senza SCOPO.
@@@
Riprendo il concetto: angoscia oscura verso tutto ciò che è distaccato, isolato, profondo o lontano, impulso ad espandersi, a circolare, ad associarsi e a ritrovarsi in ogni luogo, fuor che in se stessi; a promuovere la scienza e la tecnica come espressioni di questo impulso esistenziale irrazionale, rafforzato, nutrito dagli agenti tecnologici stessi, i cui mandanti sono la standardizzazione, l’attuale globalizzazione, la produzione illimitata, lo spirito moderno di matrice americana.
Alessandro Gertschl scriveva queste righe (in parte da me rielaborate) circa intorno al 1974, poco prima di morire. Il suo sguardo magico e preveggente aveva potuto forse prevedere quello che sta avvenendo oggi, nel 2017, solo osservando quello che – allora – era un oggetto innocuo quale il telefono a filo? O la radio?
Forse, chi lo sa.
@@@
Oggi gran parte degli aspetti della Nostra vita, se non tutti, si giocano attorno a quello dell’ubiquità, o interconnessione.
Senza contare che Il Mondo ha rinunciato alla vicinanza, proprio nel momento stesso in cui ha generato l’Illusione di poter essere unito al Tutto. L’Illusione tecnologica genera proprio la distanza che vorrebbe colmare. Coloro che la alimentano, i Poteri Forti, le lobby tecnologiche e tecnocratiche ben lo sanno, e agiscono in discordia all’Uomo stesso, per odio e sete di potere.
Ma questa era solo una breve parentesi, che meriterebbe un’intera altra trattazione.
@@@
L’attuale società globalizzata, amalgamata dai consumi e dalla tecnologia, si presenta come una società livellata, in cui i disvalori borghesi della mercificazione, del possesso di denaro, si sono estesi a quella che, un tempo, era la classe inferiore proletaria, con l’effetto di una risonanza che esaspera in maniera globale – attraverso la standardizzazione tecnologica e mediatica e la conseguente massificazione – le condotte e gli istinti più inferiori, attinenti a una sfera biologica-animale, che partono da individui-monadi abbandonati a se stessi, ma riunificati sotto il totem ipocrita di una finta democrazia, che vorrebbe indottrinare la massa informe. Se un tempo lo faceva con le ideologie (di Destra come di Sinistra), oggi lo fa con la Distrazione, la Dissoluzione, l’Edonismo, la Mercificazione, la liberazione incontrollata degli istinti più bassi, il sesso vissuto in maniera deteriore, dando ad essi liceità e dignità politica e sociale.
©, 2017
questa pagina contiene alcuni collegamenti esterni il cui contenuto informazioneecultura.it ha verificato solo al momento del loro inserimento; informazioneecultura.it non garantisce in alcun modo sulla qualità di tali collegamenti, qualora il loro contenuto fosse modificato in seguito.