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Paolo Bonetti Paolo Lazzarin Marco Rocca DOLOMITI belluno Nuovi sentieri selvaggi fadalto
Siete mai entrati in un grande palazzo rinascimentale dalla porta di servizio, senza corrimano, tappeti e maggiordomi che vi indichino la strada?
Se non l’avete fatto, fatelo, se ne avrete l’occasione: si possono fare magnifici incontri, con le parti più nascoste e segrete del palazzo, scoprendo magari tesori dimenticati.
La filosofia di questo interessante Volume sembrerebbe essere proprio questa: evitare gli ingressi principali, sempre troppo affollati, e preferire le vie secondarie, destinate a un pubblico più esigente ed esperto e, soprattutto, amante dell’avventura, anche se quest’ultima, se verace, può portare con sé momenti di leggera “ansia” da smarrimento. Dunque, il pubblico che apprezzerà questo genere di cose, dovrà essere molto capace nell’arte dell’orientamento, della soluzione di problemi improvvisi, del superare modeste ma sempre grandi difficoltà che, sui tracciati “ufficiali”, il consumismo del nuovo millennio tende a cancellare, ad appiattire e a omologare secondo un grado di preparazione medio, se non mediocre, quello dei molti, troppi amanti dell’outdoor che arrivano ai rifugi sulle carrozzabili, per poi proseguire con gli impianti di risalita, e, infine, affidarsi a un bel sentierino numerato, con punti di ristoro riscaldati e panoramici, completi di sdraio e sauna e connessione Internet per controllare la posta elettronica in tempo reale.
Nell’epoca dell’invasiva reperibilità a tutti i costi, esistono ancora – nella wilderness dolomitica e nostrana – sentieri che non amano essere troppo “reperibili”, per camminatori che, per almeno 9 ore di fatica e dislivelli anche di 1500 mt, si rendono irreperibili ad ogni forma di civiltà e rumore, immergendosi nei SILENZI totali di queste grandi montagne, viste con gli occhi affascinati dell’esploratore in grado di orientarsi nella fitta vegetazione, di affrontare piccoli e insidiosi passaggi su roccia, a volte roccia ricoperta d’erba e fango!, su declivi erbosi viscidi e molto esposti, che un cedimento dell’equilibrio può volgere la giornata molto male. La guida qui recensita propone itinerari che solo camminatori esperti possono affrontare, in quanto le difficoltà qui proposte non sono classificabili né con il metro dell’alpinismo, né con quello delle difficoltà escursionistiche proposte recentemente dal CAI. Si tratta di difficoltà su un terreno ibrido e molto insidioso, che potrebbe tradire anche la preparazione dell’alpinista più esperto (vedasi passaggi su roccia di I o II grado, roccia friabile, magari bagnata, con appigli erbosi e appoggi sporchi di fango o terriccio).
La presente guida propone itinerari che esigono un’ottima preparazione fisica, una lunga e collaudata tenuta alla fatica, esperienza di orientamento in grandi spazi e NERVI SALDI.
Molto affascinanti i percorsi nella zona del Fadalto, nel Gruppo Peralba-Avanza, quelli nel bellunese – i più impervi – e nelle Dolomiti di Zoldo. Scelte molto poco turistiche, e di grande spessore paesaggistico.
Quello che gli Autori si raccomandano – e raccomando anch’io – è la massima prudenza e una sincera e attenta valutazione delle proprie capacità prima di affrontare uno di questi bellissimi itinerari.
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