Marco Ferrazza storia dell’alpinismo Grigna Assassina
La Grigna, gloriosa palestra degli alpinisti lombardi, svetta come sempre sopra la città di Lecco e l’omonimo lago di manzoniana memoria, un po’ malinconica e molto dolce, malgrado l’asprezza e la pericolosità che da sempre connotano le sue rocce calcaree, i suoi canaloni, le sue guglie da brivido dantesco.
La mattina del 17 maggio 1914 quattro alpinisti attaccavano per la prima volta le rocce scabre e repulsive della parete Sud-Est del Torrione Magnaghi Meridionale, di fronte alla guglia del Sigaro.
In testa alla cordata Eugenio Fasana, milanese, rocciatore di grande fama. Abele Miazza, Armando Venturoli e Attilio Del Vecchio seguivano il capocordata, nella speranza di partecipare all’apertura di una nuova via di salita.
Quasi alla fine della salita: l’incidente. Fasana, slegato, esplora la cresta d’uscita. Un grido nella nebbia. Tutti, in breve, precipitano e muoiono in fondo al canalone. Unico a sopravvivere è Fasana, che chiederà inutilmente soccorso per i suoi compagni.
Ecco la prima vera tragedia alpinistica sulle pendici della Grigna, quella montagna tanto amata che, nel corso degli anni, in tutto il XX secolo e durante la rincorsa del VI° grado, si guadagnerà la nomea di parete assassina, “Mangiatrice di scalatori”.
Marco Ferrazza storia dell’alpinismo Grigna Assassina
Vivalda, 2006
©, 2006
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