Stendhal Diario del viaggio in Brianza agosto 1818
Brianza, terra povera d’acqua, ma ricca di splendidi piccoli incantevoli laghi, Pusiano, Alserio, Segrino, e ville, maestose ville affacciate sulla pianura lombarda, dall’alto di poggi circondati da terre molto fertili. In questa cornice incantata, nello stretto cerchio racchiuso da un territorio tanto esiguo, quanto ricco e intenso di stimoli paesaggistici e umani, Arrigo Beyle, nato a Grenoble nel 1783, poi al mondo conosciuto come Stendhal, Autore de “Il rosso e il nero” e “La certosa di Parma”, nel 1818 (agosto) fa un piccolo tour, del quale ci regala il diario, che Bellavite Editore ci ridona nella sua versione più prossima all’originale, senza le censure cui venne sottoposta dalle precedenti edizioni, esclusa quella di Gallimard, considerata dai presenti curatori (Sara Pozzi e Paola Pirola) “più attendibile e accurata”.
Le atmosfere di questo prezioso documento, sono le stesse dei Grand Tour settecenteschi raccontati da celebri viaggiatori. Tuttavia, ad impreziosire tale testimonianza, vi è il senso della scoperta di quanto possa essere suggestivo e pieno di sorprese, di colpi di scena inaspettati, anche un tour in ambito più ristretto, anzi, diremmo un tuor dans ma chambre. La Brianza potrebbe, in tal senso, essere considerata la camera di servizio di Milano, o meglio, la stanza degli ospiti. Dove ospiti degni come Beyle vengono fatti soggiornare nella comodità e nell’affetto dei padroni di casa, tanto che Beyle è consapevole che “a minor giro spesso corrisponde maggiore incanto”, come scrisse Attilio Brilli in “Il Petit Tour” (Milano, 1988).
Il passaggio dal grande al piccolo, determina un cambio di ottica, di prospettiva da parte dell’osservatore. Come guardare attraverso le lenti di un binocolo rovesciato. Potremmo anche ipotizzare, in Arrigo Beyle, un intento riformatore, all’epoca del suo Petit Tour brianzolo, un intento rivoluzionario rispetto alle mode del tempo che imponevano lunghi viaggi formativi al fine di apprendere dal vasto un sapere che, nel piccolo, forse era considerato di minore pregnanza.
Vi è nelle pagine brianzole di Beyle una vitalità accesa, però priva di vitalismo, una ricerca di sensazioni immediate che non escludono il gusto per la contemplazione e la pace. Molte sono le annotazioni di tipo paesaggistico, le rimuginazioni schiette, quasi sfrontate nella loro ingenuità, che Beyle rivolge agli architetti o ai padroni di casa che, a suo dire, avrebbero compiuto degli errori nella collocazione di un giardino, o di un porticato, o di una intera villa che, sempre secondo il suo parere, avrebbe avuto una resa paesaggistica migliore seguendo il suo personale pensiero. Ma sono annotazioni leggere, fatte più per ozio della mente, che per reale intento critico. Il sapore del Grand Tour è intatto nella resa potente delle notazioni di diario di questo Petit Tour, in quanto grande non era il territorio, ma il cuore avido di bellezza di Stendhal, che grandiosità riusciva a trovare in un laghetto, in una forra angusta, in una semplice sequenza di ruscelletti e fontane imprigionati nella rete incantata di un lembo di terra minimale, chiamato Brianza, nell’agosto 1818.
Stendhal Diario del viaggio in Brianza agosto 1818
Bellavite Editore – Associazione Culturale Brianze, 2009
©, 2010
IL CAVALLO ROSSO di Eugenio Corti
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