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Domenico Starnone la Napoli sofferente di Via Gemito
recensione apparsa sul quattordicinale Benevento diretto da Achille Biele
“Via Gemito”, vincitore del Premio Strega 2001, è romanzo schiettamente autobiografico. Spaccato di vita partenopea, grande storia esistenziale, narra la vicenda di un sogno nel cassetto, quello di Federico, il sogno di diventare pittore. Illusioni, ambizioni, raccontate a volte utilizzando un dialetto infarcito di humor.
“Via Gemito” è una storia amara, oscura, perché il destino del sognatore è quello di continuare la sua esistenza nell’anonimato. Pittore mai celebrato, Federico dà vita a una storia di autentica napoletanità. Costretto a lavorare nelle ferrovie, Federico possiede una grande creatività che potrebbe farlo diventare un artista riconosciuto. Il romanzo è anche la storia del padre Federico, e di suo figlio Mimì, che ci racconta come suo padre non fosse, come potremmo attenderci, una figura positiva, facendo emergere il ritratto di un uomo amareggiato, violento, insoddisfatto. Libro triste e sofferto, “Via Gemito” ci racconta anche come Mimì cerchi di non soccombere sotto la schiacciante figura paterna, tra le strade e i vicoli di Napoli, nell’arco di tempo che va dagli Anni ’40 agli Anni ’80.
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