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Si formò all'Accademia Carrara di Bergamo e in seguito a Roma; esordì a Parigi, dove si era trasferito alla fine degli anni venti, e dove espose ai Salon. Al rientro in Italia nel 1935 iniziò la frequentazione dei pittori di Bagutta e dell'isola di Burano. Partecipò a quattro edizioni della Biennale di Venezia (1940, 1948, 1950 e 1958). Per più di trent'anni insegnò al liceo artistico di Brera. (Wikipedia)

La pittura di SILVIO CONSADORI 19091994

La pittura di SILVIO CONSADORI 19091994
Osservando le Opere di Silvio Consadori, presso la Galleria Consadori di Via Brera, 2 a Milano, non si può fare altro che restare avvinti di fronte al suo gusto per il reale nelle sue forme più umili e comuni, barche, pescatori, temi sacri, interni, resi in uno sforzo di verità che si potrebbe definire “religioso”, una religiosità intesa come ritorno alle cose semplici, concrete, a quel logos di carne tanto caro a un regista celebrato come Ermanno Olmi, altrettanto ritirato e appartato nel suo mondo, come Consadori fu in vita, e rispettoso di una tradizione figurativa che, prima di farsi avanguardia, ricerca dell’informale tout court, sa e ha saputo essere gusto artigianale per l’Opera intesa nel suo canone tradizionale.
Silvio Consadori – scorcio di paese con barche nel canale

 

Consadori, proprio negli anni 1947-50, quando si decideva il destino della figurazione in Italia, con la maggior parte degli artisti in fuga verso l’informale, rimane fedele a una arte figurativa che gli costò l’isolamento, intellettuale e morale, del mondo artistico, ma non della committenza, che, anzi, in Consadori – soprattutto riguardo al tema del sacro – vedeva un depositario della tradizione, e di un gusto che non si piegava facilmente alle mode, alla ricerca di un consenso intellettuale dovuto al seguire l’onda, quindi, di una onestà di fondo che andava premiata.
Del Consadori coscienzioso “artigiano” Flaminio Gualdoni sottolinea la forza dell’impegno, del metodo, in una giovinezza formativa non provinciale (Roma, Parigi) ma non bohémienne, anzi, al di là, ben al di là della problematicità delle avanguardie, del gusto della ricerca finalizzata alla sperimentazione, ma espressione di un lavoro attento e faticoso di bottega, fatto di quotidiana applicazione, all’interno di un rapporto solidale e non antagonistico con la committenza, “e dunque con i fattori del gusto”.
Finiamo con queste considerazioni di Gualdoni, per capire meglio questo schivo artista:
“Egli ben conosce il proprio ingegno e il proprio talento. Si sa disegnatore solido, conosce il piglio del proprio colorire di forza anziché di sottigliezza, ama l’energia brusca della propria vocazione. Intrigarsi con la formulazione inventiva non gli appartiene: sarebbe, forse, letteratura; il rischio di deriva intellettualistica – e quante, in quegli anni, se ne contano – sarebbe incombente”(…)(F. Gualdoni).
Il rapporto di Consadori è con la tradizione, non in chiave conservativa, ma come fonte, garanzia di identità. Consadori non si opponeva al nuovo, lo accettava e lo rispettava, ma ad esso non si piegava supinamente, rendendo il suo carattere particolare se non ispido, animato da una forte personalità.
La pittura di SILVIO CONSADORI 1909-1994
a cura di Flaminio Gualdoni
con Anna Maria Consadori 
catalogo edito da Nomos Edizioni, 2009
© , 2010
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