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Il suo esordio letterario avvenne con il saggio Giosuè Carducci e Mario Rapisardi. Polemica, pubblicato a Catania dall'editore Giannotta nel 1881.
Fu presto conosciuto negli ambienti intellettuali per la sua attività di consulente editoriale, critico e giornalista sulle pagine di due settimanali che uscivano a Catania e a Roma: il Don Chisciotte e il Fanfulla della domenica.
Del primo fu anche direttore dal 1881 al 1882; sul secondo scrisse dal 1882 al 1883 sotto lo pseudonimo di Hamlet.
Per l'Editore Giannotta fondò la collana di narrativa dei "Semprevivi" ed ebbe modo di conoscere Capuana e Verga con i quali strinse una salda amicizia.
Nel 1883 raccolse in un volume dal titolo Arabeschi, tutti i suoi scritti di arte e letteratura e nel 1884 avviò la collaborazione, utilizzando il suo vero nome, con il Fanfulla della domenica, e tale collaborazione durò fino al 1900.
Un momento importante per la formazione dello scrittore fu l'incontro, durante un soggiorno in Sicilia, con Paul Bourget (1852-1935), in quei tempi molto noto per i suoi studi psicologici e per i romanzi, nei quali analizzava minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale". (Wikipedia)
recensione apparsa sul quattordicinale Benevento diretto da Achille Biele
Federico De Roberto, di nobile famiglia catanese, è nato a Napoli nel 1861. Tralasciati gli studi scientifici, si dedicò allo studio della letteratura e dei classici. Ebbe come amici e maestri Verga e Capuana. Ottenne il diploma di ragioniere presso un istituto tecnico, ma la sua passione per il latino e la cultura classica ne fece subito uno studioso di queste materie. Visse a Milano, dove collaborò con il Corriere della Sera. Qui venne a contatto col mondo degli “scapigliati”. La sua raccolta di saggi dal titolo “Arabeschi” tratta scrittori come Zola, Flaubert, Capuana e Matilde Serao.
Sue raccolte di racconti, che testimoniano una approfondita ricerca formale rifacentesi a Verga, sono:” La sorte” (1887), “Processi verbali” (1890), “Documenti umani” (1888). Del 1894 è la sua Opera più famosa e più riuscita: “I Viceré”.
De Roberto aderì al naturalismo, dando ai suoi scritti un esasperato tono freddo e documentario, infarcito però di psicologismo subendo l’influsso di Bourget.
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