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Dopo essersi laureato in giurisprudenza all'Università di Napoli nel 1947 e dopo aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, nel 1950 si è trasferito a Roma. Nel 1957 ha frequentato a Harvard l'International Seminar of Literature.
Collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera: Dal 1990 è condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti. È autore di radiodrammi per la Rai. È stato anche co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970) e ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina.
Nel 1961 vinse il Premio Strega per Ferito a morte. Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 vinse il Premio Viareggio per la raccolta L'estro quotidiano. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d'oro alla carriera per la letteratura; nel 2012 il Premio Brancati. (Wikipedia)
recensione apparsa sul quattordicinale Benevento diretto da Achille Biele
Raffaele La Capria, scrittore schivo e raffinato, è nato a Napoli nel 1922, esordendo nel 1952 col romanzo “Un giorno d’impazienza”. Ha collaborato alle pagine culturali del “Corriere della Sera” ed è stato condirettore di “Nuovi Argomenti”.
Altre sue Opere sono “Ferito a morte”, storia di una generazione seguita lungo l’arco di un decennio, “La neve del Vesuvio”, “Amore e psiche”.
Scrittore d’eccezione, è fra i più grandi scrittori italiani viventi. Con al suo attivo una ventina di volumi, egli ammette che essi non sono altro che altrettanti capitoli di un suo unico, ideale “grande libro” cominciato col primo romanzo.
Il suo secondo romanzo, “Ferito a morte” uscì circa dieci anni dopo il suo romanzo d’esordio, e ciò testimonia che La Capria non è mai stato assillato dall’ansia di pubblicare.
Dopo una esplosiva stagione narrativa, La Capria si è ultimamente dedicato a una produzione più vicina alla saggistica. “Napolitan Graffiti” (1999) è un esempio di questo tipo di produzione, cui si aggiunge “Capri e non più Capri” (1991). In “Cinquant’anni di false partenze” La Capria ripercorre tutto il suo cammino di scrittore, riprendendo l’abbozzo biografico avviato con “Un giorno d’impazienza”.
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