LONTANO DAL PARADISO Julianne Moore una provincia bigotta e intollerante
Anni ’50, nel puritano Connecticut, autunno, una stagione che nel New England è famosa per i suoi colori, una natura che si tinge di calda malinconia. La fotografia di questa pellicola è di alto livello, sembra anzi quasi che il regista abbia voluto dare, ai colori, una importanza assoluta, così come la sceneggiatura dà ai colori della pelle dei personaggi: bianco e nero. Hartford, una claustrofobica cittadina di provincia, diventa il luogo apparentemente ameno nel quale mondi diversi cercano invano di venire in contatto: il mondo dei bianchi e quello dei neri. Ma un altro mondo è contenuto in questi, ed è quello dell’omosessualità, vissuta clandestinamente e drammaticamente. Sull’intero plot del film, grava in maniera lugubre la caccia alle streghe del senatore McCarthy, tesa a garantire all’America della maggioranza bianca il culto di un benessere e di una rispettabilità che vede la sua unica garanzia nell’ostilità spietata verso ogni forma di diversità.
Cathy Whitaker (Moore) è moglie di Frank (Quaid), un arrivato affarista stimato da tutta la città, ed entrambi, coi loro due figli, e una splendida casa che ospita party raffinati, sono il simbolo vivente di una città che ha costruito sugli affari e sulla famiglia la sua prosperità, una prosperità che si autoincensa nei trafiletti mondani del notiziario cittadino, in cui spesso la famiglia Whitaker è ritratta in modo da escludere il sia pur minimo sospetto che non sia una famiglia felice. Il quadretto, invece, è perfetto per ospitare al suo interno un’ombra, una profonda lacerazione: l’omosessualità di Frank. Quando la moglie lo scopre baciarsi con un altro uomo, si teme il peggio, un qualche atto irreparabile da parte dell’uno o dell’altra. Cathy, invece, è un personaggio formidabile, conosciuta in tutto il paese per le sue idee liberali su negri ed ebrei. Sarà Cathy, lungi dal voler allontanare o colpevolizzare il marito – un atteggiamento eccezionale, se si pensa a quegli anni – a portarlo da uno psichiatra, nel tentativo di farlo “guarire” e di salvare il matrimonio. Era, sino a non molto tempo fa, una consuetudine anche della medicina considerare l’omosessualità una forma morbosa, così lo spettatore perdona Cathy per aver in qualche modo patologizzato il marito: ella rimane uno dei più bei personaggi letterari mai creati dalla mente di un artista.
Cathy è tuttavia, nonostante le sue buone intenzioni, una donna profondamente sola. L’omosessualità del marito – anche se essa stessa se lo nasconde – la sua violenza a stento trattenuta e il suo alcolismo, le fanno cercare un riparo e una consolazione nel giardiniere, un nero colmo di comprensione e di cultura, e di una dolcezza che il marito sembra riservare solo al proprio sesso. Sembra una citazione de “L’amante di Lady Chatterley”, dove la vicenda ruota attorno alla relazione tra la nobildonna e il suo giardiniere, e forse lo è, anche se nel caso di questo film l’amore non sboccerà mai, trattenuto dal coro di ostilità razzista che l’intera comunità bianca di Hartford scatenerà contro i due blasfemi dissacratori della legge che vuole bianchi e neri totalmente separati e incomunicanti fra loro. Cathy è profeta in patria, una ingenua creatura che crede nei veri sentimenti che possono unire gli esseri umani, al di là del colore della loro pelle. Perderà il marito, perderà il giardiniere e anche le sue amicizie. Rimarrà sola, totalmente sola, scoprendo quanto superficiale possa essere il legame di certe relazioni basate unicamente sulle “rispettabili” apparenze, lontano dal paradiso.
LONTANO DAL PARADISO
Con: Julianne Moore, Dennis Quaid, Dennis Haysbert, Patricia Clarkson, Viola Davis, James Rebhorn, Bette Henritze
Regia: Todd Haynes
Nazione: USA/Francia
Anno: 2002
Durata:107 minuti
©, 2008
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