William Clark Styron (Newport News, 11 giugno 1925 – Martha's Vineyard, 1º novembre 2006) è stato uno scrittore, drammaturgo e critico letterario statunitense, autore di romanzi e novelle di successo, tra cui il celebre La scelta di Sophie (Sophie's Choice, 1979), sul tema dell'Olocausto, trasposto nel 1982 nell'omonimo film interpretato da Meryl Streep e Kevin Kline.Tra gli altri suoi più conosciuti, e discussi, romanzi figurano Lie Down in Darkness (Un letto di tenebre, nella versione in lingua italiana), scritto all'età di ventisei anni e pubblicato nel 1951, e The Confessions of Nat Turner, del 1967, Premio Pulitzer per la narrativa, ricostruzione romanzata della vicenda umana di Nat Turner, capo della rivolta degli schiavi avvenuta nel 1831 in Virginia.
Un letto di tenebre, in particolare, sembra ricalcare da vicino il vissuto personale dello scrittore: la narrazione è infatti ambientata nel suo paese natale, la Virginia, e - come egli stesso raccontò poi - altro non era che quel che vide attorno a sé nella prima parte della propria vita. Esso racconta di una giovane che giunge al suicidio dopo essere stata sopraffatta dal male di vivere dovuto alla forte pressione derivante dalla vita in una famiglia della middle class americana. Pari a quella in cui Styron crebbe: dopo aver avuto un'infanzia felice, rimase orfano a 13 anni, sviluppando un patologico senso di colpa che, oltreché un tormento esistenziale, fu il "cartiglio" di tutta la sua opera. Portandolo a descrivere il trauma, rivissuto, della cacciata dal Paradiso Terrestre. (Wikipedia)
William Styron l’autocura trasparente fatta di depressione
Il titolo sembra un ossimoro. E non lo è. La depressione è una sindrome mentale che ha in sé proprio questi due fattori, oscurità e trasparenza. Ed è l’argomento di questa autobiografia, di questo Tranche de Vie narrato da William Styron sulla propria depressione.
Il depresso vive nell’oscurità fatta di perdita: di persone, di affetti, di impegni, di fiducia, di lavoro, di stima e autostima, e chi più ne ha, più ne metta. Ma è al tempo stesso calato in una autoprotettiva, se vogliamo anche auto-curativa (sappiamo che le sindromi mentali sono sempre un tentativo di autocura) ovattata, regressiva dimensione chiusa al Mondo, da esso divisa da una sorta di trasparentissimo vetro, come quello di un acquario, solo che il depresso è il pesce nell’acquario, che vede il mondo (fuori) oltre il vetro.
Libro che si legge in poche ore, che ci accompagna in una girone dantesco, che ci narra – con l’arte di uno dei più grandi romanzieri mai esistiti (“Un letto di Tenebre”, grande letteratura del Sud) – come si possa vivere la depressione senza perdere del tutto la lucidità.
©, 2011
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