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Leggere certi libri è necrofilia è fare l’amore con un cadavere
Sembra carne, entra nello stesso modo, negli stessi pertugi, il suo sfregamento procura piacere. Eppure, è un oggetto morto. E’ come fare l’amore con un cadavere. Analogamente a un cadavere, è freddo, e inorganico, come un cadavere è destinato presto a divenire.
Un libro, o supposto tale, può analogamente essere un prodotto inorganico, morto, dotato solo di inerzia ma non di vitalità, di spinta, di … in fondo, perché non dirlo: di gioia!
Leggere certi libri è necrofilia è fare l’amore con un cadavere, provare emozioni di morte.
PAURA E DISGUSTO A LAS VEGAS è un libro di questi. Un fallo di gomma. Una pastiglia di Viagra, che infonde una energia fittizia, pronta ad abbandonarti finito il suo breve effetto, a lasciarti vuoto, triste, come nel post coitum. Ma diciamocela la verità: sono davvero di qualità quei coiti che, alla fine, ti lasciano triste? Non sono come delle “seghe” che ti fai nel corpo dell’altra, usandola come corpo morto, inanime, un oggetto di piacere? Se la donna usa il fallo di gomma, in senso figurato, l’uomo che soffre di tristezza alla fine del coito non riduce le donne a delle bambole gonfiabili?
Molte volte siamo dei morti viventi, degli zombie, facciamo l’amore con degli zombie, leggiamo libri scritti da zombie, godiamo da zombie.
E chi gode male, pensa male, agisce male. Il noto palazzinaro milanese, a causa dei suoi malsani godimenti, ha portato il Nostro Paese alla rovina. E ha ragione Tinto Brass, quando asserisce di avere paura di gente che abbia una infelice vita sessuale.
Qual è la più grande trasgressione se non la normalità? Qual è il più grande stato allucinatorio, se non la lucidità mentale ce ci permette di cogliere la realtà in maniera nitida? Qual è la più grande trasgressione letteraria, se non quella di scrivere di cose normali, con quello sguardo lucido, non annebbiato da sostanze, che ci permette di vedere, con entusiasmo, ottimismo, slancio, la stessa tragedia nascosta nelle cose reali? Il nostro cervello è dotato di sostanze endogene che, opportunamente stimolate da concentrazione, meditazione, possono indurre stati visionari, che visionari non sono, semplicemente perché ci permettono di vedere la realtà nella sua naturale, tragica deformazione. Thomas Mann, ne LA MONTAGNA INCANTATA, nel DOCTOR FAUSTUS, ne LA MORTE A VENEZIA, ha divinamente descritto la deformità del reale, pur mantenendosi estremamente lucido.
Questo discorso non vale per scrittori sopra le righe, zeppi di droghe sino alla punta dei capelli, come Hunter S. Thompson e tutti i suoi epigoni. Chi si droga, di per sé è già morto. Questi libri – utili a un pubblico di lettori piccoloborghesi-frustrati, che non hanno altra possibilità di vivere le emozioni se non per interposta persona – non esprimono alcun genio visionario, ma solo l’effetto, finto, subito manifesto, posticcio e fragile, della sostanza. Libri senza sostanza, zeppi di sostanze. Leggere certi libri è necrofilia è fare l’amore con un cadavere.
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