SIR FRANCIS CHICHESTER LUNGO LA ROTTA DEI CLIPPER
Rotta dei Clipper, ovvero, 28.500 miglia dall’Inghilterra a Capo di Buona Speranza, fino all’Australia e di là attorno a Capo Horn, quindi ritorno in Inghilterra.
“Ogni miglio di questo percorso (…) – dice l’Autore (n.d.r.) – ha dato piacere, dolore o dramma a migliaia di marinai. Ho raccolto quelli che penso siano i migliori resoconti di marinai e le più artistiche descrizioni di famosi Autori che hanno scritto su questo o quel tratto del percorso”.
Chichester non si è limitato a raccogliere in questa antologia i più bei resoconti marinareschi su Capo Horn, ma egli stesso – approntato un Clipper ben attrezzato – si è messo su quella rotta, assaporandone il fascino – a sua stessa detta – sinistro, fra climi torridi che lasciano poi spazio alle latitudini glaciali percorse da ghiacci galleggianti, sempre con il terrore di potersi rovesciare o disalberare per la forza del vento e la furia del mare, con l’esito certo di lasciarci la vita.
Il fascino estremo di Capo Horn si riassume – ma certamente non si esaurisce – in libri come questo, che hanno il pregio – ma anche il limite – di darci una cronologia e una casistica delle più grandi imprese che riguardano questo luogo del pianeta, costellato di vittorie e successi ardimentosi, ma anche di tragedie. Capo Horn è il sublime punto in cui due oceani si congiungono, luogo desolato dove scrittori e avventurieri sono andati a prendere ispirazione (W.H. Hudson, Francisco Coloane), dove – poco distante – Darwin navigò in compagnia del Comandante Fitz Roy alla ricerca di un disegno insito nella natura e nell’Evoluzione. Luogo quindi mitico, poetico, e sublime, nel senso terrifico e assoluto cui tale termine rimanda. Assoluta è qui la Natura, mare e vento in primis, scatenate contro l’Uomo e le sue precarie imbarcazioni, assoluta nel comminare la pena della morte o il premio della sopravvivenza. Quaggiù venne a morire – o a perdersi, chissà – l’illustre personaggio di Edgar Allan Poe, Gordon Pym, alla fine di un fascinoso viaggio negli abissi della psiche, sopra gli abissi del mare.
Le rotte dei Clipper erano verso la Tasmania attraverso i 40 ruggenti, ma Chichester scelse di fare il suo giro del mondo prendendo la rotta per Sydney. Tanto per trasmettere il gusto della scrittura di Chichester, provo a leggere con Voi anche questo passo: “I clipper andavano in diversi porti dell’Australia, della Tasmania o della Nuova Zelanda (…). Una volta partiti da Sydney, i clipper passavano a volte fra le isole della Nuova Zelanda, a volte a sud delle stesse, quindi continuavano il loro cammino verso est sui 40° (ruggenti – n.d.r. ) o sui 50° di latitudine. Il successivo punto di riferimento era il capo Horn, a 5.000 miglia dalla Nuova Zelanda. Una volta doppiato il capo Horn, ai marinai pareva di essere a casa, per quanto avessero ancora da percorrere 8.000 miglia nell’Atlantico meridionale e settentrionale”.
Credo che in queste poche righe sia concentrato tutto il senso di questo libro, la fatica, la solitudine, il coraggio, le grandi incertezze che fanno dell’epopea marinaresca una vicenda assolutamente romantica.
Mursia, 2001
Collana “Quelli di Capo Horn”
©, 2008
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