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Ken Follett, pseudonimo di Kenneth Martin Follett (Cardiff, 5 giugno 1949), è uno scrittore britannico. Alcuni dei suoi libri hanno raggiunto la prima posizione del New York Times best-seller list, tra cui Codice a zero, Triplo, Il Codice Rebecca, Un letto di leoni, Mondo senza fine, La caduta dei giganti, L'inverno del mondo e I giorni dell'eternità. Due dei suoi romanzi, I pilastri della terra e La cruna dell'ago, sono stati inseriti nella lista dei 101 best seller più venduti di tutti i tempi, rispettivamente al 64° e all'89º posto. Ha venduto più di 150 milioni di copie nel mondo, ed è uno dei più ricchi e famosi giallisti britannici della storia, dopo autori come Ian Fleming e Agatha Christie. (Wikipedia)
Ken Follett, arcinoto Autore di bestsellers di fama più che internazionale, ci regala questa volta un libricino smilzo, di poche decine di pagine: una miseria rispetto alle oltre 1000 del celebre “I Pilastri della Terra”. Ed è da qui che Follett, in questo saporito, quasi divertente de profundis (sembra quasi un ossimoro) prende le mosse di “Cattiva Fede” (nelle edizioni EDB, con l’aggiunta del testo in lingua originale; una vera rarità per gli appassionati!), nel dichiarare le ragioni del proprio ateismo, nato nelle privazioni che, nella sua formazione giovanile, gli aveva imposto la “setta” (da lui così definita) protestante cui apparteneva la sua famiglia.
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Le vicende narrate sono quelle di un giovane ragazzo che si vede negata la possibilità di andare al cinema, o a teatro, di frequentare gli scouts, di intraprendere la carriera di pianista, malgrado le sue abilità musicali, con tante altre privazioni di “cose” o “situazioni” che i Plymouth Brethren consideravano “mondane”, appartenenti alla sfera di un Mondo al quale, “loro”, ritenevano di “non appartenere”, in quanto la loro “casa” era – e qui Follett cita il sentimento dell’”ipocrisia”, unito a un senso fittizio della “verità” – il “Cielo”.
Per penetrare il senso di tale ipocrita fanatismo, in età matura Follett si mette – da perfetto ateo – a scrivere un libro “religioso”, “I Pilastri della Terra”. Col tempo, impara a frequentare le chiese, solo per il piacere di goderne l’architettura, e quel senso di pace dato anche dalle musiche, restando ateo.
Dove sta dunque la “verità”, che certe sette vorrebbero imporre ai loro adepti col lavaggio del cervello?
Il discorso acquista una drammatica attualità, se pensiamo all’applicazione “violenta” del Corano da parte degli islamici estremisti, interpretazione che gli islamici che si dichiarano “veri islamici” non accettano.
Dove sta la verità? Ma c’è una verità? O “essa” non è forse un concetto che certuni si arrogano il diritto di possedere a tutto tondo, per esercitare un potere sugli altri, su quei poveri … cristi … che cadono sotto il loro influsso?
Il discorso delle sette, dei settarismi, delle “idee violente”, dell’ipocrisia, della manipolazione, oggigiorno è di drammatica attualità, e non riguarda solo Islam, Protestanti qui citati, religioni varie, ma anche settori professionali, gruppi sociali (si pensi solo alla violenza che i Social scatenano, e nei quali, si scatena…), accolite di ogni tipo, ove vi sia un raggruppamento, che tende a diventare/sentirsi antagonista di “altri” raggruppamenti, visti come portatori di “verità non vere”.
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