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LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale

Luigi Valsecchi impegno civile pittura realismo sociale

LUIGI VALSECCHI

 

IMPEGNO CIVILE
IL DISOCCUPATO, 1968

Lo feci dal vero. Quel
fumatore, che leggeva il giornale, ottenne veramente un posto di lavoro in
piazza, durante la manifestazione e l’assegnazione del 1°Premio Camera del
Lavoro , consistente in un viaggio in Germania Est, con una delegazione di
artisti.

LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale
Fondazione Corrente (fotografo Toni Nicolini), 5-2-1991.Da sinistra: Pietro Plescan, Fabrizio Merisi, Gigi Valsecchi, Giancarlo Colli, Dimitri Plescan, Mario Benedetti, Ernesto Treccani, Luigi Dragoni, signora ignota. In basso Pietro Bisio.

 

Famiglia del ’43 – particolare – olio, 1971 cm 120X100
Luigi Valsecchi impegno civile pittura realismo sociale

…non si vedono i fili spinati ai lati, che testimoniavano l’ambiente
angoscioso. Esposto al Circolo De Amicis, in una mostra intitolata
“Sciopero del ’43”
Dipingere murali o partecipare a grandi cartelloni
collettivi per interventi
immediati, su temi come “La città”, (che nel ’81 il Festival dell’Unità
aveva proposto, da eseguire al Monte Stella, insieme a 20 pittori.)
Rappresentai un incidente, sulle strisce, la caduta di un ragazzo nel
traffico urbano.



Altri dipingevano giovani in corsa, con le bandiere rosse, (Giancarlo
Colli
è un pittore impegnato,) che i colori acrilici rendevano efficacemente il
messaggio, e la pittura non disturbava quella di un’altro vicino, ma anzi
veniva integrata.

 


Persino un personaggio in costume del ‘700, quel “cacciatore” che mi fu
suggerito da un ritratto britannico, nel ’94, mi servì a chiudere il
murale
di Albaredo; che , visto da sotto, ha uno strano effetto ottico,
coinvolgente.
Il vento – 2 surf – olio, 1990 – cm 80X80

   

Tetti sul lago – olio su tavola, 1988 – cm160X71

Te lo dò io il computer! – olio su tela, 1984 – cm 40X60

Giovanna – acrilico, 1975 – cm 90X70

Nuotatrice – olio, 1964 – cm 80X100


PERCORSI EISTENZIALI


L’AMICIZIA INTERIORE DI UN TROMBETTISTA e
altri maestri

CARNEVALE ’81

A DOMASO

IL PENSIERO DI UN MAESTRO

WANDA GUANELLA GSCHWIND E VARLIN

CADUTA LIBERA – LA PITTURA DI CARLO RE

ALBAREDO E I SUOI MURALI

Luigi Valsecchi
FORNARINA, 1993
LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale
DAL PITOCCHETTO AL COURBET, 1993
LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale
IL CACCIATORE, 1994
LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale
Luigi Valsecchi ritratto davanti a una sua opera

ALBAREDO E LA VIA PRIULA

LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale

LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale

LUIGI VALSECCHI impegno civile pittura realismo sociale
Veduta di Albaredo

STORIA DEI MURALI

Nel
’93, il Sindaco di Albaredo Patrizio Del Nero, presentatomi da Eugenio Gusmeroli – il
pittore di Morbegno che aveva già fatto un murale in Albaredo – mi
commissionò due murali. Essi dovevano valorizzare il lavoro e la
memoria della vita contadina, e montanara; la tradizione di Albaredo
dipinta sui muri, che tutti potessero vedere. C’era, all’interno di un
lavatoio, sotto una tettoia di tegole antiche, uno spazio di metri
3×2, che faceva da fondale, ben protetto. Dipinsi una donna alla
fontana, (che presi dal Pitocchetto – Giacomo Ceruti, lombardo, del
‘600) e – vicino – una contadina dell’800, una citazione-omaggio a
Gustave Courbet.
Sul trabatello, più in alto – della stessa misura, orizzontale – il
nuovo murale doveva esser visto dal basso: le figure dovevano esser
disegnate con criterio espressivo; è questa la ragione muralistica. Si
tratta della
“Fornarina”, che – anticamente – metteva nel forno la “bisciola” ,
citazione da Millet, e poi da Courbet. Ancora da Millet, e Van Ghog, i
lavoratori, e un cane in primo piano, che rappresenta bene l’attesa,
il “ritorno”, citando personaggi storici della pittura che non si
possono dimenticare.
Un anno dopo, nel ’94, lo stesso Sindaco mi telefonò a Milano, per il
bicentenario di un fatto storico per Albaredo: feci – nei pressi
della  piazza – un murale che comprendeva Goethe (che era venuto a
Venezia, e rappresentava il viaggio), dedicato all’avventura di certi
pover’uomini che – da Livorno –  trasportarono la Madonna di Montenero,
per voto, ad Albaredo. La citazione libera, fatta di colori accordati
nei modi più violenti e modulata con toni staccati, fu veramente
evocativa, senza concedere nulla al melodramma.
Alloggiavo nella Ca’ Priula, un rifugio ideale per chi cerchi
la pace e il silenzio. Oggi è diventata una locanda moderna e
invitante, ma – grazie all’Amministrazione – è rimasta il luogo
anti-consumistico che era, con un
paesaggio e un ‘aria che definii “INCANTATA”.

La VIA PRIULA è la storica strada che il Governo di Bergamo, allora
Signoria di Venezia, aveva voluto nel ‘600 per poter far passare le
carovane di merci in Svizzera.
©, 2003

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