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Luigi Valsecchi impegno civile pittura realismo sociale LUIGI VALSECCHI
IMPEGNO CIVILE
Lo feci dal vero. Quel fumatore, che leggeva il giornale, ottenne veramente un posto di lavoro in piazza, durante la manifestazione e l’assegnazione del 1°Premio Camera del Lavoro , consistente in un viaggio in Germania Est, con una delegazione di artisti.
Luigi Valsecchi impegno civile pittura realismo sociale
…non si vedono i fili spinati ai lati, che testimoniavano l’ambiente
angoscioso. Esposto al Circolo De Amicis, in una mostra intitolata
“Sciopero del ’43”
Dipingere murali o partecipare a grandi cartelloni collettivi per interventi immediati, su temi come “La città”, (che nel ’81 il Festival dell’Unità aveva proposto, da eseguire al Monte Stella, insieme a 20 pittori.) Rappresentai un incidente, sulle strisce, la caduta di un ragazzo nel traffico urbano.
Altri dipingevano giovani in corsa, con le bandiere rosse, (Giancarlo Colli è un pittore impegnato,) che i colori acrilici rendevano efficacemente il messaggio, e la pittura non disturbava quella di un’altro vicino, ma anzi veniva integrata.
Persino un personaggio in costume del ‘700, quel “cacciatore” che mi fu
suggerito da un ritratto britannico, nel ’94, mi servì a chiudere il
murale
di Albaredo; che , visto da sotto, ha uno strano effetto ottico,
coinvolgente.
Nel
’93, il Sindaco di Albaredo Patrizio Del Nero, presentatomi da Eugenio Gusmeroli – il
pittore di Morbegno che aveva già fatto un murale in Albaredo – mi
commissionò due murali. Essi dovevano valorizzare il lavoro e la
memoria della vita contadina, e montanara; la tradizione di Albaredo
dipinta sui muri, che tutti potessero vedere. C’era, all’interno di un
lavatoio, sotto una tettoia di tegole antiche, uno spazio di metri
3×2, che faceva da fondale, ben protetto. Dipinsi una donna alla
fontana, (che presi dal Pitocchetto – Giacomo Ceruti, lombardo, del
‘600) e – vicino – una contadina dell’800, una citazione-omaggio a
Gustave Courbet.
Sul trabatello, più in alto – della stessa misura, orizzontale – il nuovo murale doveva esser visto dal basso: le figure dovevano esser disegnate con criterio espressivo; è questa la ragione muralistica. Si tratta della “Fornarina”, che – anticamente – metteva nel forno la “bisciola” , citazione da Millet, e poi da Courbet. Ancora da Millet, e Van Ghog, i lavoratori, e un cane in primo piano, che rappresenta bene l’attesa, il “ritorno”, citando personaggi storici della pittura che non si possono dimenticare.
Un anno dopo, nel ’94, lo stesso Sindaco mi telefonò a Milano, per il bicentenario di un fatto storico per Albaredo: feci – nei pressi della piazza – un murale che comprendeva Goethe (che era venuto a Venezia, e rappresentava il viaggio), dedicato all’avventura di certi pover’uomini che – da Livorno – trasportarono la Madonna di Montenero, per voto, ad Albaredo. La citazione libera, fatta di colori accordati nei modi più violenti e modulata con toni staccati, fu veramente evocativa, senza concedere nulla al melodramma.
Alloggiavo nella Ca’ Priula, un rifugio ideale per chi cerchi la pace e il silenzio. Oggi è diventata una locanda moderna e invitante, ma – grazie all’Amministrazione – è rimasta il luogo anti-consumistico che era, con un paesaggio e un ‘aria che definii “INCANTATA”.
La VIA PRIULAè la storica strada che il Governo di Bergamo, allora
Signoria di Venezia, aveva voluto nel ‘600 per poter far passare le
carovane di merci in Svizzera.
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