Conobbi
Chet Baker e la sua tromba
proprio negli anni
delle prime mostre, e
dei primissimi successi: con “Algeria 1960” vinsi il Premio “Cassa di
Risparmio delle Province Lombarde”- sui temi della solidarietà umana –
che mi
permise un soggiorno a Parigi ed altro, prima che incominciassi a insegnare.
Da Milano ero già scappato, per frequentare l’Accademia Albertina di Torino,
presieduta da Felice Casorati, alla scuola di Francesco Menzio.
Amavo molto
il Jazz e, nel ’60, conobbi Chet, quando
– a Milano – ebbe effetti positivi una
cura disintossicante. Il problema droga non era ancora diffuso, in Italia,
ma per Chet Baker significava precipitare a capofitto verso la distruzione.
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“Mario” – olio su
tela – cm. 100×70 – esposto alla TERRAZZA CORTINA nell’
agosto 1987 ; “I Modi, non le mode” (Presentata da Renzo Margonari:
“…Milano che riveste tuttora un primario ruolo culturale europeo, vi sono
pittori e scultori che hanno intrapreso un’operatività semiclandestina, ma
significativa e intensa, senza curarsi delle oscillazioni di gusto, delle
inquetudini trimestrali della critica alla moda.
Questa mostra può essere un esempio, un segnale di quanto si nasconde
operosamente sotto il brulichio superficiale, e di ciò che persiste e
s’afferma con metodo paziente, e tenace costanza d’intenti.” (Mantova,
luglio 1987 )
L. Cottini – A. Pisani – D. Plescan – E. Treccani – L. Turati – G. Valsecchi.
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FELICE CASORATI
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