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Siamo in un grande magazzino. Fuori piove e fa un freddo cane. E’ una sera di fine novembre, a Milano. Siamo io e Lei, io e Ambra. La donna che vorrei amare.
Ambra ha la brutta abitudine di camminarti davanti, di aprire la strada, di non stare al tuo passo. Stare con qualcuno, e avanzare di un metro davanti a lui, può significare molte cose. Può significare essere protettivi, aprirsi un varco nell’ignoto per primi, per proteggere l’altro. Nel caso di Ambra, ci vedo piuttosto il non volermi stare accanto. Forse, a lei basterebbe una scopata, e poi arrivederci, ognuno per la sua strada. Non capisco perché mi sia fissato, con Ambra, di voler andare oltre la scopata. Se lo merita davvero? … mi chiedo.
Ambra non ha orecchie per le mie parole, né occhi per i miei gesti. Forse, voler conquistare il cuore di una donna così stupida e vacua ha il valore di una sfida. Poi, forse, sarei io a lasciarla dove l’ho trovata, una volta che si sia innamorata di me. Forse sono io a voler solo una scopata. Sì, ma a una condizione: che Ambra si innamori…
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Saliamo sulla scalamobile. Io sempre dietro. Lei, un passo avanti.
«Andiamo in cima? C’è il bar…», mi chiede.
«Va bene – le rispondo – cosa vuoi prendere?»
«Magari… uhf… una cioccolata calda…»
«Vada per la cioccolata, la prendo anch’io.»
Eppure, le avevo detto che non potevamo trattenerci più di un quarto d’ora, qui dentro, stasera ho un impegno di lavoro…
«Senti, e se facessimo un’altra volta? Ti avevo detto di quel mio impegno importante…»
Giunta al piano Moda Donna, si volta di scatto, mi fissa: «Non sei proprio capace di concederti un po’ di più?»
«Ma è un incontro molto importante, è la svolta che aspettavo da anni!»
«Io mi aspetterei una svolta da te, ma tu continui ad andare dritto per la tua strada, senza ascoltarmi…»
«Ma cosa dici…», accampo una finta mortificazione. Mi sto accorgendo di non essere per nulla innamorato di questa donna. Di non stimarla affatto. Farei meglio a salutarla per sempre.
«Quale svolta ti aspetti da me?»
«La svolta di un uomo che mi dimostri di amarmi davvero!»
Siamo giunti al piano Bar. Dalle vetrate possiamo quasi toccare con le dita delle mani le alte guglie del Duomo. Erano molti anni che non tornavo quassù.
… amarla davvero? … allora lei ti ama, tu non lo sapevi… eri tu a non amarla per niente, eri tu ad inseguire solo il letto… mi sento in colpa, sediamo a un tavolino, aspettiamo la cameriera per l’ordinazione.
«Forse tu mi consideri stupida… hai sempre avuto donne alla tua altezza, e io sono così bella che non hai resistito, ma sono stupida, ai tuoi occhi… lo so, non mi fai mai uno di quei discorsi intelligenti che eri solito fare con le altre, che ho letto nei tuoi libri…»
«No dai, non dire così… ti stai sbagliando…»
«Che, credi non l’abbia capito che vuoi solo portarmi a letto?»
«No, dai…»
«Buonasera, i signori cosa gradiscono?»
E’ arrivata la cameriera. Spero che con la cioccolata Ambra si calmi un po’. Io sono avvilito, e mi sta quasi venendo voglia di piangere.
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