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Jean Maurice Eugène Clément Cocteau (Maisons-Laffitte, 5 luglio 1889 – Milly-la-Forêt, 11 ottobre 1963) è stato un poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore francese.
La versatilità, l'originalità e l'enorme capacità espressiva gli portarono il plauso internazionale. Cocteau è soprattutto conosciuto per il suo romanzo I ragazzi terribili, del 1929, la rappresentazione teatrale La voce umana, del 1930, e il film La bella e la bestia, del 1946. (Wikipedia)
Scrivere di Jean Coctaeau significa affondare letteralmente le mani nella melassa, o nella marmellata, e tirarle su intrise di surrealismo, dadaismo, scrittura automatica, sperimentalismo, cinismo, anarco anti bellicismo, sessualismo (ho scritto sessualismo e non sessismo!) decadentismo omo edonistico, ecc ecc…
Ai miei tempi, ai tempi in cui io frequentavo l’Università, non Ci era molto simpatico: appartenente a quel milieu culturale alla Samuel Becket, dove anche un gesto o una scoreggia sanno di Arte… ci siamo capiti… a quella Francia o Parigi che si proclamò Capitale del XX° Secolo, e dove la parola, il gesto, lo scarabocchio, la scoreggia e la pernacchia calligrammatica alla Apollinaire – o alla Raymond Queneau – giunsero alle orecchie di un Umberto Eco divenendo archetipi della Semiologia, rompendoci i maroni sino ai giorni Nostri.
Scherzi a parte, Jean Cocteau è un Monumento all’Arte quale Gesto, in lui il Segno si fa Eterno, come un “Taglio” di Lucio Fontana. Non ci sarebbero stati scrittori epigoni quali André Pieyre de Mandiargues (Parigi, 14 marzo 1909 – Parigi, 13 dicembre 1991) coi loro romanzi come “La Motocicletta” e “Il castello dell’Inglese” senza “Thomas L’Impostore” del Maestro e predecessore Jean Cocteau.
Negli stessi Anni in cui Ernest Hemingwaycombatteva le sue battaglie nella Vita come nella Scrittura, dando già forieri segni di cedimento da parte del gusto critico dei critici (mi si perdoni il gioco di parole), e un Erich Maria Remarque doveva attendere il Conflitto successivo per scrivere il suo De Profundis sulla Seconda Guerra Mondiale (“La Notte di Lisbona”), Jean Cocteau si divertiva con gli orrori della Guerra, scrivendo un libro molto poco divertente su di Essa (“Thomas L’Impostore”, appunto) dando prova di un disgusto per la stessa, da ridurla a farsa grottesca, tanto la Guerra è Atroce e Inutile, da meritare un libro che preferisce celebrarne il ridicolo quale cascame e sottoprodotto dell’Orrore… in questo modo, e solo in questo modo, l’Orrore viene decuplicato e raggiunge un afflato Cosmico.
Rileggere la Guerra attraverso la Lente Deformante di Cocteau, fuori dalle solite cronache o cronachette realistiche, ci farà aborrire la Guerra ancor di più. Ma non solo la Guerra, ma anche le ingiustizie sociali, i soprusi, la brutta politica dei Nostri giorni, il Potere.
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