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Tra Significante e Significato vi è in corso una battaglia. Roland Barthes arma la chitarra di Lou Reed e questi spara le sue note radical chic a tutto volume nelle orecchie di sapienti ascoltatori del Significante, mentre il Significato langue in fondo a una scarpata dove è precipitato dopo che Umberto Eco avrebbe decretato la supremazia dei Segni, una ecatombe di Significato si ha anche nel cinema con Federico Fellini che si tira pippe a più non posso, e le Storie, quelle vere, le debbono raccontare altri registi meno quotati e meno squilibrati. Ai Nostri giorni, Massimo Recalcati scende alla Fiera dei Significanti e costruisce abili orchestrazioni linguistiche prive di alcuna utilità e veridicità clinica utili al vero curare, ma parlare si può, siamo in Democrazia, e allora la Fiera della Significazione vince su tutto, parole senza sostanza vengono emesse dai politici e dai giornalisti… Parole parole parole soltanto parole, recita una vecchia canzone, i Fatti non ci interessano, o non interessano a chi parla, far seguire i Fatti alle Parole significa scrivere Storie e non esercizi di stile, significa suonare e non solo fare jam, significa curare e non solo parlar bene di Lacan.
La sostanza non piace ai semiologi francesi e ai loro epigoni come Recalcati, non piace a chi si fa intortare e preferisce farsi intortare dal primo Guru del Significante che la Rai assolda in seconda serata, non piace a chi legge Raymond Queneau e Italo Calvino – un altro buono – a chi legge Stefano Benni e Massimo Gramellini.
Nel Paese dei Balocchi vince l’aeriforme in-sostanzialità della parola ridotta a simulacro vuoto. Bello è l’apparire, bello è cicalecciare senza impegno, vivere da cicala della Comunicazione ti fa evitare le trappole e le buche che la formichina, più concreta, potrebbe incontrare. La Vanità è una grande seduzione, l’Ecclesiaste non è mai stato abbastanza letto da tutti Noi, quella fossa nella Terra che ci attende sin da quando venimmo al mondo, ci dovrebbe far riflettere sulle Nostre parole.
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