Conan Doyle Budapest e la Scure d’Argento
A Budapest la vita dei cittadini è scossa da una serie di omicidi efferati, di cui non si capisce il movente. E’ un Natale freddo e nevoso, e la città sembra addormentata. La Grand Platz si tinge del sangue di una vittima, quando due amici si trovano a transitarvi a passo veloce, nel freddo di una notte gelida. Correvano già diverse voci su quella serie di omicidi inspiegabili. I due studenti di Medicina erano uniti da una grande amicizia, e dall’ammirazione reciproca. A uno dei due si squarcia lo stivale, accanto al quale, sotto la neve, i due rinvengono una scure dal manico d’argento. Capiscono subito che si tratta dell’arma con cui erano stati compiuti quei delitti, e decidono di conservarla sino al giorno dopo, quando uno dei due l’avrebbe portata alla Polizia.
Quello dei due che ne era rimasto in possesso, però, in maniera inspiegabile, insegue l’amico, e cerca di ucciderlo con la scure. Il mistero di una scure stregata? La magia di una maledizione antica?
Tutto venne alla luce, nella vicina stazione di Polizia: chiunque impugnasse quella scure, era tentato di uccidere il proprio amico. Ce lo spiega la maledizione, scritta in caratteri medioevali e arrotolata nel manico.
©, 2020
conan doyle
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