#dopo il lockdown 4 maggio 2020 Caffè in tazza (take away)
“Cin cin, alla tua… quanto mi è mancato il sapore del caffè del bar…”
In piedi, davanti a un localino di quartiere, mascherati e in regime di semilibertà, brindiamo ad una sensazione: quella di ritrovare un sapore e un profumo inconfondibili, familiari, in un tempo che sembra passato da secoli: il caffè del bar.
Senza punti esclamativi, senza particolari entusiasmi, perché l’atmosfera non è quella della festa, ma quella di un lento ritorno alle origini.
Ci si sente come quelli che si alzano di scatto da terra e prendono un colpo alla testa, restano inebetiti e sofferenti per un po’, fino a che l’antidolorifico fa effetto, e anche se si sentono ancora sottosopra, provano a rimettersi in movimento.
Così ci sentiamo noi, che vediamo l’altro venirci incontro lungo il marciapiede e non sappiamo se cambiare strada, che da tre mesi ci laviamo le mani contando i secondi, che siamo felici per le piccole cose, non da oggi, ma da prima, perché avevamo già intuito che fossero ciò che da senso alla vita.
Il sapore dei caffè di oggi – non siamo riusciti a limitarci a uno – ci ha inebriati, colti di sorpresa, quasi resi folli. Dolce come un balsamo mitologico, ha lenito le ferite dello spirito, dandoci consapevolezza di gesti un tempo così normali da sembrare banali. A essi attingeremo ancora per ritrovare forza e speranza, umilmente rivolti a noi stessi e alla divinità di ognuno, consci della necessità di non mollare. #dopo il lockdown 4 maggio 2020 Caffè in tazza (take away)
#lafiducianellietofine
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