Grado i Corcai e Biagio Marin l’Isonzo l’Austria e il Refosco
Biagio Marin nasce il 29 giugno 1891 a Grado. Figlio di un oste, rimane orfano di madre nei primi anni di vita e viene allevato dalla nonna paterna. Inizia gli studi a nove anni, a Gorizia, dove frequenta il corso preparatorio, quindi il ginnasio di lingua tedesca, lingua che studia di più dell’italiano, perchè così vuole il piano di studi dell’Impero asburgico. Frequenta poi le Scuole Reali Superiori a Pisino (Istria).
Nel 1911 va a Firenze dove frequenta l’ambiente letterario della “Voce” di Prezzolini: qui incontra scrittori giuliani come lui (Slataper, Giani e Carlo Stuparich, Saba, Giotti), ma anche Jahier, Salvemini, Amendola; approfondisce inoltre la conoscenza della cultura rinascimentale che un grande fascino aveva avuto in lui dai primi studi artistici.
Nel 1912 va a Vienna dove frequenta per due anni la facoltà di filosofia, conosce la musica di Beethoven e Bach, legge autori russi e scandinavi e incontra diverse persone fra cui il pedagogista austriaco Forster, che non poca influenza avrà nelle sue successive scelte di studi e lavoro.
Nel ’14 torna a Firenze dove si fidanza con Pina Marini, che sposerà l’anno successivo e dalla quale avrà quattro figli. Dopo i fatti di Serajevo, è costretto ad assolvere i suoi obblighi militari come suddito asburgico, ma riesce a disertare in Italia, dove vuole arruolarsi come volontario. Ci riuscirà solo dopo Caporetto a causa della tubercolosi che nel frattempo lo aveva colpito.
leggi tutto
E ‘NDÉVENO CUSSÌ LE VELE AL VENTO
E ‘ndéveno cussì le vele al vento
lassando drìo de noltri una gran ssia,
co’ l’ánema in t’i vogi e ‘l cuor contento
sensa pinsieri de manincunia.
Mámole e mas-ci missi zo a pagiol
co’ Leto capitano a la rigola;
e ‘ndéveno cantando soto ‘l sol
canson, che incòra sora ‘l mar le sbola.
E l’aqua bronboleva drío ‘l timon
e del piasser la deventava bianca
e fin la pena la mandeva un son
fin che la bava no’ la gera stanca.
da “Fiuri de tapo”, 1912
PAESE MIO
Paese mio,
picolo nío e covo de corcali,
pusào lisiero sora un dosso biondo,
per tu de canti ne faravo un mondo
e mai no finiravo de cantâli.
Per tu ‘sti canti a siò che i te ‘ncorona
comò un svolo de nuòli matutini
e un solo su la fossa de gno nona
duta coverta d’alti rosmarini.
da “Cansone picole”, 1927
Grado i Corcai e Biagio Marin l’Isonzo l’Austria e il Refosco