Irwin Shaw scommessa sul fantino morto
La scommessa su un fantino morto, all’Ippodromo di Auteuil, fa da presagio a una rinuncia – per un ex aviatore americano, reduce della Seconda Guerra Mondiale, che vive di espedienti fra bar whisky bevuti al mattino e roteanti amicizie, vitalistici giri in taxi e giornate piovose che bagnano le scarpe – la rinuncia a un mucchio di soldi.
Sarà stata solo la superstizione a far naufragare in una notte fredda e ventosa l’opportunità di guadagnare 25 mila dollari (siamo nel 1946) a un americano abbordato da un esangue e incolore tizio elegante dai modi gentili, forse medio orientale, certo Smith, che – oltre a fargli delle soffiate vincenti all’ippodromo – gli propone di trasportare una cassetta di metallo, a bordo di un aereo fornito da una banda di egiziani, dal deserto africano alle coste francesi, il tutto segretamente e illegalmente? Cosa si nasconde dietro questa proposta? Perché viene scelto proprio lui?
Seguiamo il protagonista di Scommessa sul fantino morto di Irwin Shaw, fra i bar e i marciapiedi parigini, nel 1946, all’ombra di un altro scrittore, che forse Irwin Shaw conosceva: Jean-Paul Sartre,
e scopriamo la versione americana della Nausea, o Nausée, per farci un’idea di come fosse un certo clima culturale post bellico, intriso di fumo alcool pochi soldi avventura, una temperie di atmosfere vivide e ceree, come le albe nordiche, come le facce dei fantini che corrono senza gloria, che cadono e muoiono, o come le facce dei portieri di giorno di quegli alberghetti a ore, stanze dove le vite dei reduci di guerra si consumano in una fuga di giorni umidi e affannosi, nel disincanto e nei preparativi per tornare a una vita vera, al vero impegno dopo aver sostato a lungo in una sia pur comoda sala d’aspetto, (…) in quella stessa Parigi, snobistico, ultimo approdo per entusiasti americani creatori di miti, da una parte all’altra dell’oceano, come scriveva Vanni Ronsisvalle nel 1977 in Tour Montparnasse, facendo un giusto paragone tra gli Anni’20 e questo mesto dopoguerra parigino, livido e infreddolito, e privo del ruggente tumulto dell’età del Jazz.
©, 2020
questa pagina contiene alcuni collegamenti esterni il cui contenuto informazioneecultura.it ha verificato solo al momento del loro inserimento; informazioneecultura.it non garantisce in alcun modo sulla qualità di tali collegamenti, qualora il loro contenuto fosse modificato in seguito.