Lo sci sul Cristallo in Pista Staunies dove Ghedina perde la madre e diventa un campione
La Pista Staunies, una delle più belle discese sugli sci delle Dolomiti (Cortina d’Ampezzo) e di tutto l’arco alpino, è riservata, soprattutto nel suo primo tratto (canalino) agli sciatori più che esperti: un tracciato verticale, stretto, e che scende da una quota di quasi 3000 metri, con una pendenza del 64%, chiuso fra 2 pareti di roccia sulle pendici sud orientali del Monte Cristallo. Molto ripido, precipita con un dislivello di 900 m, ciò significa che, se c’è ghiaccio e si cade, si arriva sino in fondo. Si tratta di un tracciato fuoripista, non battuto, caratterizzato, nel primo tratto, da possibili accumuli da vento, che lo rendono rischioso e molto impegnativo. E’ anche chiamato “Canale di Adriana” in memoria della madre di Kristian Ghedina, Adriana Dipol, che perse la vita su questa pista nel 1985, da maestra di sci che accompagnava gli sciatori nel fuoripista, cadendo per una fatalità in un dirupo.
Ghedina, dopo la perdita della madre, non pensa di abbandonare lo sci e, incoraggiato dal padre, un uomo saggio delle montagne, che gli ha detto “Comunque sia, la vita va avanti”, continua a disputare le sue gare nelle squadre giovanili.
Non lo ferma nemmeno un terribile incidente stradale, nel 1991, quando ha temuto di non recuperare: è stato in coma nove giorni, ha riportato fratture e lesioni, ed è stato costretto a una lunghissima riabilitazione. Aveva subìto anche danni cerebrali che avevano compromesso l’equilibrio e la percezione della profondità. Quando, uscito dall’ospedale, ha preso una bici, ed è montato in sella, è partito, ma è caduto. In quel momento Kristian Ghedina ha avuto paura di non farcela più, gli è crollato il mondo addosso.
Ma sarebbe diventato lo stesso uno sciatore non solo vincente, ma anche fantasioso, che in ogni gara ci metteva del suo. Si ricorderà per sempre la famosa spaccata sull’ultimo salto del rettilineo d’arrivo della pista Streif, nel 2004. Un’acrobazia fatta sul filo dei 137,6 km orari.
©, 2020
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