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Un’Africa inedita e impenetrabile di Giancarlo Coccia
Dopo la pubblicazione di tre libri-reportage (La puntura dello scorpione, Operazione Greengrocer e La caduta dello scorpione), Giancarlo Coccia passa a scrivere con un taglio più autobiografico il suo quarto libro, Teatrino Africano, edito da Altaforte.
Siamo qui molto lontani dalla solita iconografia del Continente Nero offertaci da volenterosi volontari, da ONG e organizzazioni umanitarie, che ci parlano spesso di anime candide e tenere avventure, ma ci troviamo di fronte a un libro che ci colpisce come un pugno sui denti, o allo stomaco, per la sua immane crudezza, un’Africa mai raccontata (se non con alcune analogie in un libro edito da Editori Riuniti dal titolo Mafiafrica, di Sergio Nazzaro). A raccontarcela è un uomo che pur ci vive, la ama e ne ha fatta la propria missione.
E’ un’Africa cruda, crudele e intrisa di sangue, estranea alle romanticherie hollywoodiane, o alla riduzione della sua immagine a quella di continente povero e solidale che ci offrono le ONG.
Giancarlo Coccia, inviato e reporter di guerra, conosce fin troppo bene quel continente crudo, violento, a tratti impenetrabile dove, come su un palcoscenico, si muovono, attori loro malgrado, Kuki Gallmann, Robert Ruak, Almerigo Grilz o, ancora, Matzangainisse, i servizi segreti stranieri e tanti altri (https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/africa-cruda-impenetrabile-giancarlo-coccia-uscita-altaforte-teatrino-africano-161682/).
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