Asimov e i Vedovi Neri
Navigando nel maremagnum della letteratura di genere, si fanno a volte scoperte sconcertanti, come quella di Asimov e i Vedovi Neri.
In maniera del tutto esatta, Kingsley Amis (Nuove mappe dell’inferno, 1962) aveva paragonato la cultura pop delle fanzines, della fantascienza e del giallo, a quella del jazz. Analogamente al jazz, la letteratura di genere affonda le proprie radici in una cultura di massa post bellica, che trae energia e spunto dai tanti apporti del senso popolare e “basso” della working class, e a quest’ultima si rivolge.
Le letture per il tempo libero dei lavoratori, non devono affliggere il lettore con una scrittura complicata e troppo aulica, ma lo devono agganciare e fidelizzare dandogli “in pasto” trame e personaggi coi quali poter “fare subito, sin dalla prima pagina, amicizia”.
I Vedovi Neri sono un gruppetto di rispettabili signori che una volta al mese si riuniscono a cena. Lo scopo delle loro cene, sempre rigorosamente senza le mogli, è quello di risolvere un mistero.
I Vedovi Neri non si riuniscono solo per chiacchierare amabilmente: a ogni incontro, a turno, uno dei sei amici presenta agli altri un mistero, incarnato dall’ospite di turno. L’ospite deve essere rigorosamente estraneo al club, e racconterà una vicenda capitatagli, che lo ossessiona o gli procura disagio. Che cosa è stato rubato a un collezionista sicuro di aver subito un furto, ma incapace di individuare l’oggetto mancante? Quale segreto nasconde una collezione di bustine di fiammiferi?
Il Ciclo dei Vedovi Neri è composto da sei libri gialli pubblicati da Asimov nel corso di alcuni decenni.
I primi quattro volumi sono “I racconti dei vedovi neri” – Sonzogno, 1975, il secondo per Rizzoli nel 1982, il terzo e quarto per Mondadori, nel 1983 e 1986.
Asimov era figlio di gente umile, ebrei emigrati negli Stati Uniti, che incoraggiarono la passione del figlio per lo studio. Asimov iniziò presto ad appassionarsi alla fantascienza. Conseguita la laurea in chimica nel 1939 fa il suo esordio letterario, iniziano i rapporti con le riviste, poi il master e il dottorato. Gli Anni ’50 e ’60 furono ricchi di romanzi, saggi e trattati di divulgazione scientifica. Ma Asimov non scrisse solo di fantascienza. All’epoca del New Deal era democratico e progressista. Affrontò la questione israeliana e argomenti delicati come l’energia nucleare e l’eugenetica. E’ poi con la guerra fredda che maturò l’idea di una possibile dittatura autoritaria dominata da un’élite tecnocratica: un duro governo “illuminato” in grado di garantire la sicurezza mondiale.
L’alternativa, era una democrazia mal funzionante, fatta di stati decrepiti e in conflitto tra loro. Asimov si espresse così: “una buona dittatura è comunque meglio di una cattiva democrazia” e “gli ideali in cui credo sono pace, libertà e sicurezza per tutti. Lo stato-nazione è obsoleto: abbiamo bisogno di un governo mondiale federale”.
A molti il suo pensiero parve freddo e cinico. Ma lui non aveva paura di esprimere le proprie opinioni, e di immaginare un futuro molto fosco per l’umanità, chiarendo, in un racconto, le sorti di un mondo sull’orlo di un inverno nucleare, che trova la soluzione ponendo al vertice del comando una dittatura di macchine: esprimerà dunque il suo concetto fondamentale, quello delle tre leggi della robotica.
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