DOMINIO PSICO MEDIATICO liberare la Mente col culture jamming
DOMINIO PSICO MEDIATICO liberare la Mente col culture jamming, sono concetti che rimandano a una realtà canadese, quella della Rivista Adbusters, che si è occupata, sin dai suoi inizi, di ecologia e ambiente, in quanto la politica non può non occuparsi della distruzione del pianeta che è in atto. Adbuster si è occupata e si occupa delle tecniche comunicative per salvare il pensiero critico individuale.
I suoi articoli sul riscaldamento globale risalgono ai primi Anni’90. Epoca in cui la Rivista si è occupata del disastro industriale di Bhopal (1984), quando, dallo stabilimento chimico della Union Carbide, in India, fuoriuscirono 42 tonnellate di composto chimico, una sostanza utilizzata per la produzione di pesticidi, causando 25 mila morti e danni irreversibili a 560 mila persone.
Nel 2000, a Genova, vi furono manifestazioni che la Rivista ha documentato, contro la prima mostra-convegno internazionale sulle biotecnologie. Ne seguirà un protocollo firmato dall’Italia e altri 65 Paesi per il controllo della creazione e diffusione degli OGM, organismi geneticamente modificati.
Risale al 1998 la pubblicazione di alcuni interventi di Jeremy Rifkin, tratti da Il secolo Biotech. Il commercio genetico e l’inizio di una nuova era. Rifkin sottolineava l’unione di diversi settori della scienza della vita, dall’agricoltura alla medicina, alla genetica, per creare un nuovo contesto economico per favorire la creazione del mercato biotech. E’ di quell’epoca il baccano mediatico sulla pecora Dolly, con conseguenti dibattiti sulla clonazione artificiale, che colpirono profondamente l’opinione pubblica.
La Rivista – per liberare la Mente – in tempi più recenti, si è occupata della salvaguardia delle culture indigene, della guerra in Iraq e in Siria, del conflitto israelo/palestinese, e delle rivendicazioni del popolo Kurdo, e di Extinction Rebellion, movimento nato a Londra nel 2018, un invito alla disobbedienza civile per sensibilizzare l’opinione pubblica sul disastro climatico e ecologico che sta minacciando il pianeta.
Si è occupata anche di Dark Age America, un libro che delinea la fase di declino della società nordamericana, nel quale si prospetta che le megalopoli saranno trasformate in slum e in incubatori per il diffondersi di malattie infettive, a causa della carenza di adeguate strutture sanitarie pubbliche, sempre più incapaci di affrontare le mutate esigenze sociali e ambientali.
Le politiche economiche che ignorano i limiti ecologici e non rispettano gli imperativi ambientali, stanno determinando una catastrofe inimmaginabile, che si concretizza nelle emergenze virali o ambientali, come il problema dell’aria irrespirabile di New Delhi e l’incendio terrificante in Australia, o la pandemia da Covid-19.
Ma ancora non sono state messe in discussione politiche ambientali di tipo estrattivista.
L’estrattivismo segna l’inizio del capitalismo dell’epoca moderna, che risale a quando l’Impero spagnolo nel 1545 sacrificò 8 milioni di indigeni per estrarre l’argento dalla miniera del Cerro Rico de Potosí. Nel 1600 Potosí era una delle più grandi città al mondo, avendo una popolazione maggiore di quella di Londra o Parigi, ed essendo un centro finanziario che ha sostenuto l’economia dell’impero spagnolo per quasi due secoli, a danno della popolazione indigena che lavorava in condizioni di schiavitù.
La storia sociale e economica europea è inseparabile dalle sue colonie. Esistono parallelismi tra le forme ideologiche della pittura barocca coloniale, e quelle adottate dal sistema dell’arte contemporanea. Una Forma che legittima le nuove élite della globalizzazione, espressione di una fetta di società che si nutre degli stessi principi egemonici degli antichi colonizzatori europei.
Libere considerazioni tratte dal libro: Adbusters. Ironia e distopia dell’attivismo visuale, di Franco Berardi Bifo e Lorenza Pignatti, Meltemi.
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