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Yuri Berio Rapetti La Società Senza Sguardo

Yuri Berio Rapetti La Società Senza Sguardo
Come ben ci spiega Yuri Berio Rapetti in La Società Senza Sguardo (Mimesis, 2021) nel processo tecnico, se la razionalità calcolante si impone sul sapere, (saper essere e saper fare) accade un ribaltamento che trasforma la macchina, da mezzo, a fine, da strumento in mano all’Uomo, a padrona e despota. In questa fase storica, l’Essere Umano ha scommesso tutto su un solo cavallo: la tecnica, infliggendo a se stesso il pericolo di una riduzione impoverente e schiacciante, e abituandolo a pensarsi come immagine ed estensione della macchina. Anche termini come spirito o anima sono ormai riducibili a quelli di mens calcolante, alla pura funzionalità biologica del cervello, e per estensione alla potenza di calcolo del computer. Nel culto della tecnica è contenuta la promessa di eliminare tutte le carenze da cui è segnato l’Essere Umano. Nell’immaginazione, la tecnica assume la qualità di un mito che affascina gli uomini, i quali giungono a non vedere più altro al di fuori di essa. La tecnica viene così elevata a potenza salvatrice, potenza universale, in una maniera così univoca, da determinare la rinuncia alla propria libertà, alla spiritualità, alle potenzialità insite nella cultura e nella contemplazione. In tale processo, l’Uomo volge lo sguardo verso il basso, il meccanico e il materiale, e prova una progressiva perdita di fiducia nella propria essenza, nei propri mezzi, nel proprio agire: rinuncia a guardare il cielo, e se lo fa, non è per guardare una stella, una lontana costellazione, per sognare, per perdersi affascinato nel cosmo e misurarsi col sentimento annichilente dell’eternità, ma per guardare un satellite artificiale, e crogiolarsi nel proprio infimo senso di potenza. L’Uomo diviene così – paradossalmente – un essere dimezzato.
La tecnica, le macchine, accompagnano l’uomo da migliaia di anni, e non è il caso di demonizzarle in nome di una critica apocalittica e di inutili allarmismi. Non possiamo immaginarci una natura umana priva di influenze tecniche, ma gli sviluppi sempre più pervasivi della tecnica stanno oggi minando sempre più da vicino il concetto di libertà, ponendo l’individuo in una condizione sempre meno autonoma. La tecnica può essere difatti messa al servizio della creatività e della vita, così come della distruzione e della morte, del dimezzamento, della non creatività e dell’uccisione dell’intelligenza umana.
C’è oggi il pericolo di un reale dimezzamento delle facoltà spirituali e di una conseguente deumanizzazione post-umana, con conseguente perdita delle facoltà relazionali fra persone, della iniziativa personale, della capacità di inventare ed elaborare pensieri.

 

©, 2022

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