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L’ultimo attacco alla libertà d’espressione, il Potere lo ha sferrato proprio nella testa degli artisti. Di coloro i quali, Fabrizio De André diceva: “l’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere, se si integrano gli artisti ce l’abbiamo nel culo!”
Vorremmo ripartire proprio da qui, dalla frase del celebre cantante, per andare a vedere cosa stia succedendo in ambito artistico, e soprattutto letterario/editoriale, in relazione al massiccio e preoccupante diffondersi di comportamenti scadenti e degradanti da parte degli stessi intellettuali, che sarebbero chiamati a promuovere e difendere la cultura.
Sta avvenendo un attacco alla cultura dal suo stesso interno.
Se da una ventina d’anni abbiamo assistito a una delegittimazione sempre più crescente dell’intellettuale, un fenomeno a cui il pubblico, sino all’altroieri, cercava ancora di ribellarsi provando un certo scalpore, nel 2024 stiamo assistendo a una guerra che gli stessi creatori (in questo termine generico rientrano tutti i produttori di contenuti, dagli scrittori agli artisti visivi, alle pornostar, ecc…) letterari fanno alla letteratura.
Siamo arrivati al paradosso di vedere, sulla pagina Facebook di uno scrittore molto in voga, pubblicato da uno dei più grossi editori italiani, l’ammissione di non saper scrivere. Questo atto potrebbe anche sembrare un atto di modestia, di autocritica, o forse un atto autodistruttivo di valenza surrealista. Ma noi crediamo che costui André Breton, gli eccessi del dadaismo, non sappia nemmeno cosa siano. Crediamo piuttosto che sia un grande ignorante, che cerca di intenerire le sue tante lettrici, e di captare la loro benevolenza, in maniera stolida, elemosinando un po’ di attenzione. Metodo che, a livello di autopromozione, evidentemente funziona molto bene, anche perché si gioca sulla completa ignoranza e mancanza di critica del pubblico cui si rivolge.
La situazione che stiamo cercando di descrivere, è piuttosto complessa, perché chiama in causa sia gli autori, sia gli editori, che il pubblico, tre elementi di un discorso intrecciato, che si influenzano gli uni con gli altri, e, diciamolo pure, in maniera nefasta.
In un primo momento, chi scrive credeva che tale processo di disgregazione culturale fosse stato causato in primis dagli scrittori stessi, da quei processi insiti nell’involuzione stilistica e contenutistica, con progressivo impoverimento di messaggi etici e pedagogici che, dopo il fenomeno inaugurato da figure come Andrea De Carlo e Alessandro Baricco alla fine del secolo scorso, ha generato una fase letteraria intrisa di disimpegno, qualunquismo e individualismo sfrenati. Si credeva che fosse dell’edonismo estetico e vuoto di questa nuova generazione di scrittori la colpa della morte della cultura. Ma non è così. La vera colpa, è nella totale ignoranza del pubblico, nella sua totale incapacità di filtrare tutto ciò che di peggio il mondo editoriale gli somministrava. In altre parole, la colpa di ciò sta nella morte di quella parte polare del discorso, che è il Pubblico. Non c’è più pubblico.
L’analogia va alla politica. Quando manca l’Opposizione, il Governo può facilmente assumere derive pericolose e incontrollate. E’ un po’ quello che sta accadendo oggi in Italia.
Se manca il Pubblico, manca anche quella parte di Opposizione alle regole del mercato editoriale, che in tal modo si sente autorizzato a fare e dare il peggio.
Stiamo dunque affermando in maniera risoluta, che il Potere, negli ultimi venti, ma anche trent’anni, si è dato molto da fare per togliere di mezzo quella grossa parte polare del discorso culturale, che è il pubblico. Come lo ha potuto fare?
Semplicemente con la manipolazione e il condizionamento mediatico.
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Di recente, chi scrive ha potuto interagire su Facebook con uno scrittore mainstream, e constatare il degrado cui è giunta la cultura. Per alcuni, fregiarsi del titolo di scrittore è un vero atto blasfemo, come nel caso di quel poveretto, che, con un misto di ignoranza e sprovvedutezza, dopo aver detto che voleva mantenere la promessa di non scrivere più per alcuni mesi, ma di esserci ricascato, e avere assecondato una sorta di grafomania incontrollabile, giunge ad ammettere che scrivere tre o quattro romanzi all’anno, significa unicamente non saper scrivere. Provocato da questa affermazione, che mi sembrava aberrazione pura in chi viene pubblicato regolarmente da uno dei più grossi editori italiani, gli scrivo che non capisco la sua operazione di marketing. Egli mi risponde che, non capendo il suo markenting, significa che la sua è una operazione di gentilezza e sincerità. Ma una sua fan si mette subito di traverso, accusandomi di fargli questa domanda perché vorrei anch’io avere il suo successo, e capire come. Come e per quale motivo doveva supporre che chi scrive dovesse avere meno successo? Con quale criterio di scelta, tra le tante domande possibili, sceglie proprio una domanda atta a sminuire l’interlocutore? Perché non ha lasciato rispondere direttamente l’interessato?
Un’ipotesi plausibile, sta nella logica dell’essere gregario, ovvero, dalla parte del leader, del vincitore, per sentirsene in qualche modo protetti. Aggregarsi ai vincitori dà una sensazione di sicurezza e auto realizzazione, anche se di luce riflessa. Una logica di branco, potremmo dire, animale e regredita dal punto di vista evolutivo. Stiamo in molti ambiti assistendo a questo tipo di dinamiche sociali. In primis in ambito culturale, dove prevale il pensiero fuxia, al quale, se aderisci, ti vedi spalancare tutte le porte del mondo dello spettacolo, della comunicazione, dell’editoria e, contrariamente, te le vedi chiudere. Ciò si è reso possibile orchestrando mediaticamente un’unica versione della verità. I fatti vengono dalla Stampa e dai media analizzati e commentati sotto un’unica lente, quella del progressismo liberal turbo capitalista. Col covid, si è esasperata la caccia alle fake news. Inutile dire che il covid è stato un grande esperimento sociale sull’obbedienza e la sottomissione, sul grado estremo cui il Potere poteva spingersi per ottenere l’obbedienza dei sudditi. Ci è riuscito, l’esperimento ha avuto esito positivo. Così, stiamo assistendo nei primi mesi del 2024 a una crescita costante e implacabile dei prezzi nei supermercati, con aggiornamenti che avvengono settimanalmente, del tutto ingiustificati, se non sotto il profilo della pura speculazione predatoria, cui la gente non reagisce, che la Stampa ufficiale non commenta, che i politici non affrontano. Abbandonati a loro stessi, i cittadini non oppongono più alcuna resistenza al loro quotidiano massacro. Ci sono pensionati che si sono visti dimezzare unilateralmente a maggio 2024 la pensione dall’INPS. E i Patronati, che sarebbero chiamati a difendere i diritti di questi poveretti, dicono che la Legge è la Legge. Vediamo d’altro canto come si sia arrivati al Pensiero Unico, grazie a un processo di svilimento del sapere e dell’informazione, proprio grazie all’uso della tecnologia che avrebbe disintermediato ogni fonte di conoscenza. La volontà di sfasciare la Società e di gettarla nel caos, ha radici lontane, già con la nascita del world wide web, ma soprattutto di Facebook. Questi strumenti, in mano a gente ignorante e vanitosa, malata di protagonismo e irresponsabile, hanno reso lecito dire e scrivere tutto, e il contrario di tutto. Questo fenomeno, ha innescato il fenomeno secondario del fact checking, una misura usata in malafede dal mainstream per censurare ogni forma di dissenso. In altre parole, il Potere ha lasciato dapprima che dilagasse incontrollato il fenomeno dei complottisti tipo terrapiattisti, quelli più ignoranti e marchiani, per poi far sorgere il bisogno di una cura, la verifica tramite i fact checker. Una volta istituito questo organo di vigilanza istituzionalizzato, il Potere ha deciso di andare a colpire anche ogni forma ragionevole di dissenso. Ovvero, tutto ciò che esce dalla versione ufficiale dei fatti, è fake. Ogni forma di pensiero che si opponga al mainstream, è fake, è pericolosa, va subito rimossa. In questa maniera si garantisce la circolazione di un’unica versione dei fatti, quella gradita al Potere. Per questo motivo, il Potere alimenta l’ignoranza, per scavare sempre di più nelle coscienze voragini di infantilismo e di mancanza di critica.
Il risultato, è stato quello di aver lasciato che il pensiero liberal turbo capitalista si impossessasse della cultura, avviando al tempo stesso un processo degenerativo delle idee e dei contenuti, sino a consentire a pseudo scrittori, ovvero, scribacchini come quello citato di esprimersi come si esprimono. Di potersi avvalere anche di una certa arroganza nelle risposte, e di usare la propria ignoranza come arma di difesa. L’ignoranza, non solo è ormai tollerata, ma è alimentata e ricercata agli alti livelli della Società. Perché genera profitto. Genera caos, disorientamento, sfiducia, quindi indebolisce. E indebolire il popolo, significa poterlo schiacciare.
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