PANDEMIA PSICOTICA
I segni di una psicosi di massa sono diffusi. Livelli di paranoia sempre più alta si avvertono dappertutto, in ogni ambito. Manca anche la capacità da parte di molti di controllare i propri impulsi aggressivi. Vi sono in campo molte energie inesplorate e potenzialmente positive, rigenerative. Ma non utilizzate, se non contro gli individui stessi, che così implodono su se stessi, si autodistruggono, invece di mobilitarsi, fare corpo unico e tentare di distruggere il Sistema che li opprime. La disorganizzazione cognitiva in cui è caduta la popolazione concorre alla sua estinzione e sconfitta. La conseguenza immediata di un totale disapprendimento, impoverimento linguistico e concettuale, è il non controllo delle emozioni. Rabbia sospetto vendetta, sono solo alcuni tra i molti sentimenti d’odio che l’individuo medio, mediamente non istruito, di oggi, e scontento, oppresso, indirizza volentieri verso nemici inesistenti, e in ultimo verso di sé. La sua povertà cognitiva, fa sì che egli si fidi ciecamente dei proclami dei politici, che costruiscono nemici esterni cui indirizzare la rabbia popolare, in modo che il popolo non la indirizzi verso di loro. Fomentando l’ignoranza, togliendo risorse alla cultura e screditandola alla radice con una editoria ormai del tutto scadente, il Sistema ottiene il risultato voluto, quello di galleggiare sul malcontento, mantenendo le proprie posizioni di dominio.
Stiamo vivendo una fase storica di grande attivazione psichica. I potenti, i capi delle grandi imprese finanziarie e delle banche, il Potere incarnato in queste istituzioni sovranazionali e impersonali, non solo lo hanno capito, ma lo stanno sfruttando a proprio vantaggio, stanno cavalcando la tigre, loro sì che la stanno cavalcando, e alla grande, trasformando il popolo nel nemico di se stesso. L’energia trasformativa contenuta nella psicosi, che è qualcosa di molto potente, se si liberasse dei falsi concetti che il Potere somministra, garantirebbe al popolo una vittoria senza possibilità di ritorno. Il Potere sarebbe sbaragliato in poco tempo. Si tratta di poche centinaia di individui contro 7 miliardi di oppressi! Pensiamo solo a questa superiorità numerica, se fosse mobilitata! Fantasie a parte, perché si tratta solo di fantasie essendo il popolo a un livello evolutivo molto basso, corrispondente alla mentalità di un bambino di 3 anni o di un cane, la psicosi di cui soffre è generalizzata, ed è il risultato di false credenze, di errori cognitivi fomentati dalla Politica e dall’economia, di cattive abitudini.
Il quadro della salute generale sembra vacillante, se non compromesso, le statistiche avvertono che ci troviamo di fronte a una pandemia generalizzata di psicosi. Siamo giunti all’ennesima versione del DSM, ovvero, all’estremizzazione del paradigma medico/giudiziario basato sull’etichettatura.
La pervasività di strumenti come il DSM, in un clima sottoculturale dimentico di quanto l’Umanesimo in campo psichiatrico è stato capace di produrre sino alla metà degli Anni’90 del secolo scorso, segna il passo di una crisi di valori umani del tutto in linea e coerente con la dimensione post capitalista. Catalogare e etichettare, ovvero, diagnosticare per poi indirizzare verso una cura farmacologica adatta, dietro la facciata della cura, nasconde la funzione del controllo (Foucault lo ha già ampiamente espresso). All’interno dell’azione terapeutica si mimetizza così l’azione poliziesca e giudiziaria, come espressione di un potere che ai tempi di Foucault si attribuiva allo Stato, e che oggi ha cambiato pelle, si è privatizzato, ma non ha cambiato la sua natura.
L’incattivirsi e accanirsi degli strumenti diagnostici nella direzione di una loro sempre più marcata valenza “giudiziaria” e “punitiva” sembra contraddire i proclami palesemente ipocriti della Sinistra Fuxia sull’Inclusività.
Il fatto che a molti sfugge, e che sfugge agli stessi giornalisti, se non agli stessi politici, che si ostinano ad applicare alle loro analisi le categorie di un mondo sorpassato, arcaico/industriale/materiale, precedente alla dimensione liquida/finanziaria/post capitalista in cui è precipitato il mondo da quando tale sua forma è stata universalmente decifrata da Zygmunt Bauman, è che siamo immersi in una Psicosi di Massa indotta e generata dai meccanismi economici ed oppressivi del capitalismo finanziario. Una dimensione dereistica, attraversata dal nichilistico depotenziamento individuale, il quale è l’effetto di avere cancellato distinzioni e confini, in nome di una libertà e fluidità che hanno un solo obiettivo. Quello di riportare la classe operaia, che negli ultimi vent’anni stava rimontando la china, a una condizione subumana da schiavitù senza diritti né tutela alcuna, e spazzare via definitivamente la classe media, che rappresentava l’anello di congiunzione ascensionale tra poveri e ricchi, e quindi racchiudeva la speranza in un futuro e una condizione migliori per le classi subalterne. Vale a dire che si sono cancellate dall’orizzonte la speranza e il concetto di futuro. Questo comporta delle conseguenze a livello fenomenologico e quindi psichico di massa: la protentio (Ludwig Binswanger – Melanconia e mania) il percepirsi in una prospettiva futura, non esiste più, e prevale la presentatio, una istanza legata al presente e che, non dialogando più con la retentio (passato) e la protentio, getta l’individuo in una condizione simil psicotica di eterno presente, senza ricordi, memoria, da una parte, e aspirazioni. Ne vengono cancellati gli ideali, gli interessi più elevati e costruttivi (come il leggere, studiare, ascoltare musica di qualità, leggere libri di qualità) i quali vengono sostituiti da occupazioni deteriori, come il gioco d’azzardo, la pornografia, la droga, il sesso compulsivo. Togliere, cancellare queste istanze fenomenologiche dalla mente delle persone, significa aver vinto su di esse, significa, da parte degli apparati di potere (finanziari, sovrastatali, sovragovernativi) aver fatto bingo.
Le stesse categorie di comprensione del reale si sono dissolte in una dimensione quantica scaturita dall’azione atomizzante della tecnologia, che non permette alcuna localizzazione nello spazio tempo fisico tradizionali. Vale a dire, siamo diventati atomi, siamo stati vaporizzati. Non c’è ideologia né progressista né reazionaria che possa smentire tale tragica verità. Nella dimensione quantica, non ci sono più riferimenti fisici tradizionali, non ci sono più individualità, né partiti politici, e viene meno anche il concetto di malattia mentale, in quanto quello di salute si è relativizzato, per effetto di una psicotizzazione che ha praticamente colpito tutti. Resistono nella fenomenologia quotidiana però le vecchie distinzioni, le didascalie, le diagnosi da DSM, che hanno la funzione di designare, indirizzare il giudizio, e quindi di sollevare il Sistema psicotizzante da ogni attribuzione di responsabilità, facendo ricadere l’origine del “disturbo” su fattori individuali, personali, inderivabili se non a-priori, di completa derivazione soggettiva – come a dire, una “colpa”, morale o addirittura teologica. Si inventano poi teorie e ideologie apparentemente contrarie e correttive, come quelle sulla fluidità e l’inclusività, una sorta di risarcimento, una lettera di scuse non richiesta – non ci sono distinzioni né categorie né appartenenze, vivete pure sereni… – che vorrebbero sollevare l’individuo da ogni responsabilità, ogni vergogna o senso di inadeguatezza, ma è evidentemente solo un’operazione di maquillage, un ritocchino estetico facilmente smascherabile, il cui fine nascosto sarebbe quello di donare un volto dall’espressione accettabile alla tirannia.
Quello che c’è, è una MASSA SENZA NOME e senza DIREZIONE, senza futuro e senza speranza. Una massa che è stata privata del suo corpo. Del corpo sociale, prima, del corpo fisico, poi. In queste condizioni, è naturale e quasi normale che la Società si psicotizzi. Questo è il terreno fertile sul quale il Mercato prospera ormai con assoluta prepotenza, in maniera incontrastata, senza il controllo di alcun organismo che, ad esempio, vigili sui prezzi che stanno continuando a lievitare senza che la gente – ormai psicotizzata – dica nulla, né si ribelli, né si ribelli di fronte alle ripetute angherie della Pubblica Amministrazione, e tanto meno di fronte alle continue bugie e malefatte dei politici.
E’ anche inutile e ingiusto incolpare la Massa di questo, come certuni fanno, dicendo che è addormentata, passiva, che non reagisce, che è ignorante, eccetera. A chi abbia studiato i testi sacri della psichiatria e della psicologia dinamica, da Silvano Arieti ai tanti epigoni del suo pensiero come Erich Wulff (che parla di psicosi come di “scelta esistenziale attiva”), sarà caro il concetto di psicosi come tentativo di auto cura.
Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che stiamo assistendo a una fase storica di capitale e tragica portata, ma che ci stiamo ostinando a non comprendere. L’Umanità si sta curando dalle sue ferite narcisistiche. La via di fuga dal reale, l’immersione nella disfunzionalità, nella noia e nella ricerca scriteriata del piacere, dello svago, sono cerotti applicati a ferite psichiche. Nessuno si può ritenere escluso da tale processo di massa. Tutti facciamo parte di un meccanismo che ci vede interconnessi e responsabili delle cause e degli effetti che generiamo intorno a Noi.
La pandemia psicotica di angoscia mentale si sta diffondendo velocemente. Il vettore di questa pandemia è un VIRUS particolare, ossia, il linguaggio.
Basandoci sugli studi antipsichiatrici, affermiamo che ogni malattia mentale è una malattia del linguaggio, indotta da schemi comunicativi imposti dall’ambiente.
La Società quale ambiente patogeno, sta dimostrando a tutti i livelli di aver da tempo adottato pattern comunicativi patogeni, riferibili a quelli ampiamente descritti nella Pragmatica della Comunicazione Umana.
Sarebbe troppo lungo aprire una parentesi in merito, e si rimanda a questo argomento in questo link (Pragmatica della Comunicazione Umana).
L’aspetto nodale di quanto stiamo analizzando, è soprattutto costituito dalla PERDITA DEL NOI, quale esito di una trasformazione antropologica che è avvenuta nel passaggio dalla Società analogica a quella digitale (si rimanda a Vincenzo Paglia – Il crollo del Noi – Laterza, 2017).
Ciò che un tempo ad esempio destava allarme sociale, come una ragazza che si aggira mezza nuda, o un uomo che indossa una gonna o che abbia i capelli acconciati con lo chignon, con un bullone conficcato in una guancia e i lobi delle orecchie che gli arrivano alle spalle, così come ogni possibile deformazione corporea auto inflitta, compresi tatuaggi invasivi su faccia e testa, eccetera, non solo non desta più allarme sociale, ma nemmeno alcuna reazione.
Siamo portati a credere che in questo fenomeno risieda il fallimento totale della comunicazione. E il fallimento umano di una Società intera. Ma in questo modo di credere, forse ci stiamo ancora riferendo a vecchie categorie desuete e materiali/industriali, pre-liquide, pre-digitali, pre-quantiche.
In fondo, quella digitale non è una comunicazione che si aspetti una retroazione, una risposta. Nel mondo digitale non esiste l’interlocutore se non nella sua dimensione astratta e privata di ogni riferimento concreto. I possibili interlocutori sono solo Avatar, entità virtuali che potrebbero non esserci nel momento stesso in cui ci sono. Che ci sono e non ci sono. Entità di un mondo senza NOI, riflesso di un IO che si specchia all’infinito e genera una REALTA’ che si nutre di se stesso.
L’IO massificato si autodivora e autoreplica all’infinito, completamente inghiottito in se stesso e appagato di se medesimo, incapace di donarsi, di indirizzare la propria libido sul mondo esterno. Oltre a comportare il completo isolamento degli individui, che cadranno in psicosi e depressioni, l’autoreferenzialità esasperata dei singoli individui genera un impoverimento del tessuto sociale, una sfiducia generalizzata nel prossimo. In questo modo, progressivamente la psicosi si impossessa di tutto, dell’economia, della politica, degli scambi commerciali, della stessa Democrazia che si trova sull’orlo del baratro di una prossima dittatura. Ma questa, di fatto, è già in essere, ed è rappresentata dal Potere finanziario, che ha surclassato i Governi e le Nazioni.
Sul mondo grava una cappa densa di nebbia, abitata da potenti agenti psicogeni, ovvero, droghe nebulizzate nell’aria.
Ci stiamo riferendo non solo alle scie chimiche, che sono un fatto ampiamente dimostrato, e che il mainstream cerca in tutti i modi, arrampicandosi sui vetri, di screditare. Ma a una dimensione metaforica, i cui elementi di discorso appartengono alla dimensione dello svago e dell’intrattenimento, delle droghe ricreative e dello sballo generalizzato, della trasgressione, degli eventi di massa.
La paccottiglia rappresentata dall’informazione mainstream, sia televisiva che cartacea, sottace volutamente – salvaguardando gli interessi degli inserzionisti e degli investitori, e al tempo stesso per impedire al pubblico di accedere alla verità – le cause, scambiandole con gli effetti, come avrebbe detto Nietzsche.
Ad esempio, imputa a questa fantomatica crisi (diamine… è stata creata a tavolino, è una grande operazione di ingegneria sociale, come l’ideologia green, e quella gender, e la stessa pandemia da covid), la causa della depressione giovanile, della violenza indiscriminata che viene appositamente spettacolarizzata e attenzionata più del necessario (come avviene ad esempio su Rete 4), mentre non ne è la causa, ma l’effetto.
L’effetto, vorremmo spiegare, di una psicotizzazione preventiva, che è avvenuta a monte, e che si scarica nel mondo reale sotto forma di crisi.
E’ molto più comodo, fa molta più presa su chi non vuole approfondire e si accontenta della prima versione ufficiale data da Rai1, è molto più mainstream adottare una spiegazione ingenua, bonaria, apparentemente logica, come questa: c’è una crisi in atto, fatale e che nessuno ha voluto, la popolazione è esposta all’incertezza e all’impoverimento, la rabbia aumenta, c’è chi perde il posto di lavoro, chi si ritrova per strada, chi dà i numeri e mena le mani, ci sono di conseguenza guerre, aggressioni, stupri, casi di psicosi in aumento, giovani paralizzati dalla noia e dalla sfiducia che diventano hikikomori, dilaga il gioco d’azzardo, l’alcoolismo, ecc… tutti effetti di questa tragica crisi che nessuno ha voluto… il mainstream se ne scusa, chiede come scusa di tutto questo…
Come potrebbero i Governi, gli Stati, essere a conoscenza o addirittura collusi con chi vuole il male del mondo? Come potrebbe il Padre odiare i propri Figli? Volere la loro morte?
Non è assolutamente possibile che tale verità inizi a circolare massicciamente. Qualcuno, una piccola élite intellettuale, ne è ormai a conoscenza, ma per il Potere è basilare che questa piccola percentuale di persone non aumenti di numero. Che l’INFORMAZIONE non faccia il suo sacrosanto dovere: quello di svelare le trame del Potere.
A tal fine si inventano format giornalistici davvero inutili, programmi paccottiglia di informazione scientifica annacquata, talk show che hanno per invitati i cortigiani e i servitori di questo Potere, che magari si inventano al momento una critica, una forma di dissenso, una ingiuria, che sono tutte espressioni sopra le righe calcolate e pianificate da Redazioni assuefatte e servili.
C’è la Rete, dominata da Google e dai Social. Google ormai da qualche mese impedisce qualsiasi forma di ricerca organica, ha perso, volutamente, ogni capacità semantica, di modo che le ricerche di carattere critico vengano automaticamente escluse dai risultati di ricerca. Chiediamo a Google ad esempio: “X*** (un famoso filosofo da poco scomparso) era presuntuoso” come i fatti dimostrano. Se, sino a qualche anno fa veniva ancora fuori una sfilza di siti che parlavano della presunzione di X***, ora quello che Google offre come risultato è: “Il concetto di presunzione secondo il pensiero del filosofo X***”. I siti che invece parlano apertamente della sua presunzione, vengono automaticamente censurati. Anche questo è il segnale di come il Politicamente Corretto stia agendo anche sugli algoritmi, al fine di plasmare una opinione pubblica sempre più amalgamata e anestetizzata nelle sue facoltà critiche, tagliando fuori ogni possibilità di dissenso.
Anche nei Social vigono regole di politica correttezza ed educazione che escludono a priori ogni possibilità di critica. Quello che è concesso è complimentarsi, ribadire la propria approvazione, o insultare in maniera non costruttiva (questo è ammesso!). Criticare in maniera ragionata (seppur educata) fare critiche che siano inattaccabili, che svelino le debolezze e le ipocrisie su cui si sostiene il Sistema ma anche il personaggio di turno che ne è alfiere, servo, pedina, non è ammesso.
Nel complesso, ci troviamo immersi in un Sistema ridondante di divieti, regole politicamente corrette, informazione censurata ed epurata alla fonte, da rappresentare uno stato dittatoriale governato dalla Finanza, dove non esistono idee politiche, valori morali o metafisici, ma solo i soldi. Chi ancora crede nei partiti, che i litigi tra schieramenti opposti abbiano un senso, dimostrino lo stato di salute del sistema democratico, sbaglia. Una finta polarizzazione ideologica serve solo a tenere in piedi una Democrazia di facciata, del tutto esautorata, e destinata presto a morire (non credo manchino molti anni, i dati sull’astensionismo in crescita lo dimostrano).
Essere fatto, mi sono fatto, quello lì è fatto, sono vecchi modi di dire di strada per descrivere uno stato di alterazione della coscienza, l’effetto di una sostanza psicoattiva, e la conseguente ricerca di una espansione della coscienza tramite stati di trance, spesso associati alla musica, come avviene oggi nei rave, comportamento da far risalire alla tradizione dei festival di musica rock sviluppata da Woodstock in poi.
Sarebbe lungo fare una ricostruzione storica del fenomeno. Quello che qui serve dire, è che dai tempi di Woodstock ai giorni nostri, si è perpetrato un inseguimento individualistico del piacere e della felicità individuali, tramite rituali sia pur collettivi, tramite droghe come l’LSD, oggi l’Ecstasy, la musica (dapprima rock psichedelico, oggi techno associata ai rave) ma che rimandano a un del tutto individuale e autosufficiente (diremmo, psicotico) senso di autorealizzazione personale. L’aspetto collettivo di tali mobilitazioni di massa, che si concretizzavano anche in grandi ed epocali manifestazioni e sconvolgimenti di Piazza, soprattutto negli Anni’60 e ’70, potrebbe far retrospettivamente pensare a una componente sociale e condivisa del rito stesso, a una sua dimensione politica (di quegli Anni si è soliti pensare proprio questo). Ma questa è una rilettura fallimentare della Storia, che non spiega lo stesso fallimento della Sinistra, e di tutti i suoi correlati (come ad esempio la controcultura, la filosofia hacker, la lotta armata, la coscienza di classe, la forza dei sindacati).
https://www.youtube.com/watch?v=R3go7XUzjgg
Alla base di queste manifestazioni, vi era in effetti solo una grossa e inesausta pulsione individuale. Una ricerca mai soddisfatta di felicità privata. Per chi volesse approfondire, l’indicazione è quella di leggere le vite e le Opere dei poeti e scrittori della Beat Generation, come anche di Henry Miller. E’ anche interessante notare come erroneamente Bukowski sia stato accostato ai Beat, quando invece il suo era un individualismo sincero, manifesto e dichiaratamente menefreghista. La critica ufficiale vorrebbe attribuire ai Beat istanze sociali che essi non avevano nella maniera più assoluta, ma che poesie come l’Urlo di Allen Ginsberg fanno facilmente credere che avessero.
Come uno YoYo, l’Io ritorna sempre protagonista. L’IO è il protagonista della modernità, il Padre dell’affermazione della soggettività e del progresso, della dignità di ogni persona come portatrice di diritti. Un Padre che, nel suo seme, nascondeva il nichilismo e la morte di Dio.
Dopo la morte di Dio, la morte del prossimo è la scomparsa della seconda relazione fondamentale dell’uomo. L’uomo cade in una fondamentale solitudine. E’ un orfano senza precedenti nella storia. Lo è in senso verticale – è morto il suo Genitore Celeste – ma anche in senso orizzontale. È morto chi gli stava vicino (Luigi Zoja – La morte del prossimo – Einaudi, 2009).
Con la perdita del NOI, si decreta inevitabilmente anche la perdita dell’IO, in quanto un soggetto che non sin relaziona con un altro soggetto, è un soggetto morto, sterile, capace solo di manie di grandezza e pulsioni paranoidee, intriso di volontà di potenza, ma non di forza. I Social dimostrano questo assioma, con l’abbondanza di paranoia, persecutorietà e senso di grandezza che contengono e alimentano, col solo fine di fare profitto e cancellare le individualità nel momento stesso in cui le affermano. Un paradosso psicotico.
Eppure l’infelicità come esito della ricerca spasmodica dell’affermazione e felicità individuali nell’era digitale, è l’effetto collaterale di una auto cura contro il senso di oppressione, vuoto, mancanza di significato in quello che si fa e si è. Inserito in grandi apparati impersonali e meccanizzati, burocratici e tecnologici, l’uomo moderno, e ancora di più quello contemporaneo, avverte la propria insignificanza, la propria meschinità di numero o di ingranaggio di un meccanismo immenso nel quale potrebbe essere sostituito senza tanti rimpianti da un altro ingranaggio in tutto identico a lui. Ne consegue, anche solo a livello inconscio, un impulso alla ribellione.
Espressione di tale impulso, sono state nel recente passato le mode di stampo anglosassone del punk, o del rock heavy metal, affascinanti utilizzi della musica come chiavi di accesso per penetrare il significato nascosto del Potere impersonale che schiaccia gli individui, oltre la superficie apparentemente accettabile e normalizzata della violenza istituzionalizzata.
Da quel magmatico underground culturale, proliferarono le visioni di romanzi come Arancia Meccanica, la musica dalle note devastanti degli Who, il misticismo gotico dei Deep Purple, la distruttività indiscriminata e stupida dei Sex Pistols. Ho citato un’Opera letteraria e gruppi musicali che hanno poco in comune gli uni con gli altri, se non il fatto di essere tutti britannici e figli di uno stesso Padre, rappresentato dalla tirannia e prepotenza imperialistica della Union Jack. Solo in Gran Bretagna poteva nascere un’Arte violenta tanto quanto violenta era la cultura che voleva criticare. Stiamo così indirettamente celebrando un popolo di grandi artisti ma anche di grandi e spregevoli prepotenti. Innegabile quanto abbiano influito sulla intera cultura mondiale attraverso il condizionamento attuato col mezzo più potente: la musica.
Intere generazioni di giovani e meno giovani di tutti gli idiomi, assuefatti a un messaggio musicale cantato in inglese e spesso per loro incomprensibile se non per l’aspetto emozionale dato dal suono degli strumenti, hanno sballato e si sono drogate e alcoolizzate sull’onda di quelle note possenti e destrutturanti. Si sono coperte di tatuaggi e spesso macchiate di azioni riprovevoli, prese ad esempio dai loro stessi idoli ribelli, non raramente maneschi o con tendenze criminali più o meno esplicite.
L’imperialismo di stampo anglosassone che oggi abbiamo finalmente imparato a guardare con estremo sospetto, avendone avvertito il puzzo malsano emanato da un suo prodotto che, infine, ci ha oltre che delusi e traditi, distrutti, ovvero, la Globalizzazione, non è da oggi che ci ha colonizzati, ma almeno da quando i Beatles, con le loro vocette angeliche e deliziosamente perverse e intrise di LSD (Lucy in the Sky With Diamonds) hanno inciso i primi loro dischi, che in breve hanno invaso tutto il mondo dilagando come una epidemia. Il contagio avveniva per via emozionale, per passaparola e adesione conformistica. Il virus veniva inoculato direttamente nel Sistema Nervoso Centrale grazie al potere ipnotico di una musica che discendeva dal sapere antico dei Druidi. Anche in Italia negli Anni’80 sono nati i Pubs, luoghi lugubri che hanno sostituito le nostrane osterie, sono iniziati a scorrere litri di quella orrenda birra scura, e a scorrere lungo i marciapiedi i segni delle abbondanti pisciate notturne lasciate per terra da eserciti di giovani rockettari abbrutiti e alcoolizzati. Scompariva gradualmente una cultura, la Nostra, e veniva sostituita con un’altra, la Loro.
La vera SOSTITUZIONE ETNICA ai Nostri danni, per quanto il Ministro Lollobrigida la imputi ai poveri incolpevoli e soliti africani, è un dato di fatto storico già completamente realizzato. E non proviene da SUD, bensì dal freddo e “civile” NORD.
Eserciti di androgini, efebi perversi, drogatelli insani (Mick Jagger), virtuosi arrangiatori (come non citare David Bowie, la cui arroganza è scolpita negli stessi tratti del suo volto dal profilo di rapace, che dal collo in giù è intrisa di voluttuosa femminilità in un connubio ambiguo di sessualità perversa polimorfa?), sono andati all’assalto del mondo, alla conquista di interi popoli, soggiogandoli. La vera Globalizzazione è iniziata prima della caduta del muro di Berlino con la diffusione massiccia di questa musica.
Questo è uno dei tanti motivi per cui oggi dovremmo accorgerci che non ha fatto bene, né ai Nostri neuroni, né alla Nostra vita sociale. E che uno fra i molti principi attivi che ci hanno psicotizzati, resi sempre più aggressivi e antisociali, è questa cultura di stampo anglosassone che abbiamo accolto in maniera troppo acritica. Non abbiamo per nulla difeso i principi razionali, armoniosi, mediterranei, ellenistici della Nostra cultura, e ci siamo generosamente offerti allo stupro di massa ai Nostri danni da parte di una cultura nordica e barbarica, assai rozza e priva di scrupoli.
Dal Nord arrivano spesso influssi non buoni. Oltre la linea divisoria stabilita dalla catena delle Alpi, culture renane danubiane e celtiche segnano una enorme differenza con quello che alle Alpi sta di sotto: il Mediterraneo e poi l’Africa. Un tempo, la differenza fra queste culture si avvertiva in maniera netta, improvvisa, non appena si varcava la frontiera. Quello che attualmente sta avvenendo, è il prevalere della cultura nordica su tutto il resto. I nordici ci hanno abituati alla frugalità, alle severe regole dell’Unione Europea, al loro Protestantesimo privo di arte e di Bellezza, alla loro durezza morale e spietatezza razzista. Certamente dalle Alpi in giù un tempo c’erano altri valori. Culture che si basavano sull’aiuto reciproco e non sullo sfruttamento dei pochi sui molti, che ha un nome: Globalizzazione/potere delle Multinazionali/Fondi d’Investimento, tutte delizie, leccornie nordiche imbandite sulla tavola che vuole sostituire le mozzarelle italiane con quelle tedesche, il Parmigiano Reggiano col Parmesan, il culatello coi würstel.
Ma a chi vanno queste parole? Chi le ascolterà mai?
Crediamo, oltre ogni pessimismo, esista un piccolo nucleo umano ancora non corrotto mentalmente in grado di capirle. Il problema è come fargliele pervenire. Come permettere al messaggio di viaggiare e colpire i cervelli. Di giungere a destinazione. Ma, oltre ancora, il problema si estende alla capacità di questo messaggio di cooptare altre menti, di avvicinare i non addetti ai lavori, i non già orientati. Quale strumento è più adatto in questa impresa? Il linguaggio non più. Non quello scritto. A meno che non contenga al suo interno caratteristiche fortemente emozionali. Musicali o immaginifiche. Questa è la ragione per cui anche la pubblicistica specializzata, il linguaggio tecnico dei molti/troppi sociologi e psicologi in circolazione, o giornalisti della stampa mainstream, non riesce minimamente a scuotere le coscienze. Ci vorrebbe una sorta di elettroshock. O un principio attivo potente. Una droga linguistica. Un PARTITO psichedelico al potere, un COMUNISMO ACIDO sull’onda di Mark Fisher. Ma Mark Fisher si è purtroppo suicidato, a dimostrazione della incomunicabilità delle sue teorie, una POTENZA MENTALE che gli si è ritorta contro, un’ONDA OCEANICA troppo alta da scavalcare.
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Finchè il dissenso, per modo di dire, è rappresentato da scrittori come Michel Houellebecq, o Diego Fusaro, siamo a posto… un dissenso pilotato, comodo al Potere stesso. Funzionale ancora una volta al mantenimento delle disparità sociali, siamo al punto di partenza, al gatto che si morte la coda. Perché la lamentazione evolva, e diventi vero DISSENSO, occorre una presa di coscienza, una ILLUMINAZIONE, una CONTROPSICOSI.
Ma la NARCOLESSIA generalizzata, depone a favore delle tesi di Houellebecq e di tutti quelli come lui, che lo leggono e scrivono come lui. Purtroppo siamo ancora ancorati a un modello mentale per cui i nemici sono fuori di Noi. Non sono fuori, ma dentro, si insediano nelle Nostre individualità. Nel modo in cui siamo da sempre abituati a sperare desiderare amare odiare.
SICUMERA E ARROGANZA BARBARICHE ASSOLUTA MANCANZA DI GRATITUDINE E EMPATIA DI UNA CULTURA STRONZA:
Nel 1999, David Bowie apparve nello show di Adriano Celentano su Rai 1, “Francamente me ne infischio”, per presentare il suo singolo “Thursday’s Child”. Dopo la performance, si sedette per un’intervista, che si rivelò poco memorabile. Alla domanda finale di Celentano, «Pensi che ci vedremo ancora in futuro?», Bowie rispose freddamente: «Dopo questo incontro, non credo ci sia bisogno di vedersi ancora».
Qualche giorno dopo, durante una conferenza stampa al Four Seasons di Milano per il lancio dell’album “Hours”, Bowie commentò la sua partecipazione allo show: «Capivo perfettamente cosa mi stava dicendo. Penso che sia un idiota. Ero lì solo per suonare la mia canzone. In ogni caso, non credo che mi inviteranno di nuovo».