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IPER SOCIALITA’ E TRANSUMANESIMO

IPER SOCIALITA’ E TRANSUMANESIMO

(venire a patti col Male – il Male c’è sempre stato)

In una società come la presente, iper socializzata e iper sessualizzata, siamo portati a sottostimare l’effetto negativo della socialità e della sessualità portate agli estremi. Entrambe queste condotte sociali – viste come aspetti gradevoli, positivi – dopo e con gli anni’80 del secolo scorso, non solo si prestano purtroppo a significati psichicamente tossici, ma politicamente (metapoliticamente) destrutturanti – della tenuta sociale e economica di una nazione, di una globalità – e condizionanti.

Quanto sto per dire, non potrà, per ovvi motivi, essere colto nella sua drammaticità da persone che oggi hanno dai 40 anni in giù. In queste nuove generazioni, nate in pieno dominio tecnologico, cresciute negli anni della formazione emotiva, scolastica e cognitiva sotto l’influsso di un Mercato dominante, aggressivo e totalizzante, che ha pressoché ucciso tutte le Agenzie educative, dalla Famiglia alla Scuola all’Università all’Editoria, prevale un senso di smarrimento che promuove le dipendenze come vie semplici e di facile accesso a una auto cura che si risolve in totale acriticità, fiducia cieca nel Mercato e mancanza di senso critico, ovvero, mancanza di senso STORICO (sterile atto autoerotico per nulla generativo): crediamo, infatti, che con la fine delle grandi narrazioni, sia stata decretata la fine della Storia, della coscienza collettiva, di una certa forma di problematicità del pensiero, essendo anche stato azzerato il pensiero e l’accesso a una dimensione interpersonale monda di perversioni e sociopatie.

Il piano di discorso qui avviato, si presta a letture distopiche. Letture che faremo però in altra sede.

In questo articolo, ci atterremo a una semplice lettura psicologica.

Dagli anni ’80 in poi, tutto ha cospirato in favore del condizionamento di massa, dalla mancanza di critica alla totale adesione a un Mercato fornitore di svariate DIPENDENZE.

La prima di tutte le dipendenze, è stata quella dalla SOCIALITA’.

Con pubblicità come quella dell’AMARO RAMAZZOTTI e della CITTA’ DA BERE, si era avviato un processo di sovrainvestimento emotivo (fondamentalmente ideologico) della Socialità vista come Valore in sé, inserito in una nuova etica dei consumi. Dovremmo rispolverare un po’ di storia, e ricordarci che quelli erano gli anni dell’ascesa di Silvio Berlusconi tramite una sorta di Colpo di Stato mediatico, della Loggia P2 di Licio Gelli, dell’ascesa e del successivo crollo del Socialismo che trascinò nel baratro l’intera Prima Repubblica, una congiuntura che già ci proiettava nel ventunesimo secolo, diversamente da quanti attribuiscono solo al successivo attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle l’inizio di questa nuova guerra del XXI secolo, una guerra immateriale (virus e veleni che possono essere in ogni luogo) (Slavoj Žižek, Benvenuti nel deserto del reale – Meltemi, 2002), una guerra condotta, secondo chi scrive, anche col mezzo IMMATERIALE di una SOGGETTIVITA’ asservita, consenziente, schiavizzata, ridotta a una serie di AUTOMATISMI privi di ragionamento (e soprattutto di SENTIMENTO).

Qui si apre la vera dimensione psicologica, clinica, di questo discorso: la scissione tra azione e sentimento, il distacco emotivo indotto da uno scudo emozionale prodotto da una sovraesposizione a stimoli avvertiti come eccessivamente intensi, come la pornografia, la musica elettronica, la violenza dei film e delle serie televisive. Abbiamo citato solo alcuni dei “prodotti di consumo” appartenenti all’universo mediatico descritto da McLuhan come fornitore del comfort dei nuovi media elettronici, responsabile della nostra anestetizzazione emotiva. Se il 1800 era dominato dalla nevrosi, e il 1900 dalla psicosi, è col 2000 che l’archetipo sociale in chiave psicopatologica è diventato la SOCIOPATIA, l’assenza di sentimenti associati alle nostre azioni anche più turpi, avvertite come normali, primo gradino di accesso a comportamenti criminali.

Chi scrive, avverte dai primi anni di questo nuovo secolo una tendenza che era inizialmente solo circoscritta a poche minoranze di individui, una tendenza criminaloide che, con l’affermarsi massificato del Web e dei Social, è diventata pervasiva, maggioritaria, e pertanto, capace di operare un revisionismo etico totale attraverso la normalizzazione di quei comportamenti che, prima del 2000, erano considerati patologici o francamente criminali, come l’esibizionismo – in chiave pornografica on line – l’assunzione di sostanze, la manipolazione psicologica (che dal campo pubblicitario e politico, si è travasata negli individui, nelle relazioni quotidiane, nei fenomeni narcisistici di coppia), la truffa e la frode (non solo economica, ma emotiva).

La vera e irreparabile GUERRA DEL XXI secolo è qui servita: è la guerra degli individui massa tra di loro, aizzati da un Mercato che li ha resi paranoici e ostili gli uni con gli altri, manipolatori e sempre più narcisisti. DISTOPIA? Certo che Sì.

Vorrei proporre una soluzione di tipo HACKER a tutto questo: se i primi hacker degli anni ’80 alla Timothy Leary sostenevano il contrario, quelli che sono in qualche modo sopravvissuti a quella fase storica, credo mi darebbero ragione, e tra questi anche Jaron Lanier: riprendiamoci in mano la nostra individualità, a partire da una CONSAPEVOLE SOLITUDINE, da una pulizia a fondo di tutte le nostre RELAZIONI SOCIALI, da una disattivazione definitiva di tutti i nostri profili Social.

Da una riscoperta dei sentimenti e dei valori umani fondanti, si potrebbe partire per riedificare una società non transumana, estranea alla volontà di potenza e al dominio da parte di pochi potentati (sulla questione dell’uso del potere: Luisa Muraro, Autorità – Rosenberg & Sellier, 2013), ai quali la stragrande maggioranza degli individui, in una chiave del tutto adleriana (Alfred Adler) avrebbe affidato, per interposta persona, la realizzazione della potenza (del tutto mancata) del proprio Io, proprio come tutti i POVERI CRISTI ILLUSI che hanno deciso, con un voto scriteriato, l’ascesa al potere di Berlusconi (e ora di Trump). Sono quelli che nel primo ‘900 leggevano Gabriele D’Annunzio e aderivano al fascismo (un uomo che oggi si direbbe tossico, un seduttore seriale, edonista e sfruttatore). Come per una sorta di simpatia verso il proprio aguzzino, o Sindrome di Stoccolma, le masse popolari aderiscono alle idee dominanti dei Padroni, degli affamatori, così votano il Maschio Primario, l’Uomo Forte (e leggono, rispecchiandosi nella grettezza borghese, giornali reazionari), a volte solo per provocazione, rispondendo a una provocazione, senza sapere di starsi scavando la fossa con le proprie mani. Aderire all’idea forte permette agli Umiliati e Offesi Dostoevskijani di sentirsi riabilitati dall’offesa ricevuta, mondati dall’umiliazione, come quei neri extracomunitari che vanno a fare le ronde notturne coi leghisti. Per queste persone, l’emancipazione passa attraverso la forza, la prepotenza, in quanto la forza li ha precedentemente feriti, e credono che la medicina consista nel rivolgere l’offesa subita a un altro, così, per pareggiare i conti secondo la legge del taglione. Attraverso questi valori vendicativi, la nostra società sta regredendo, si sta balcanizzando e tribalizzando.

Una dimostrazione della regressione psichica in atto, è l’incapacità diffusa ormai di leggere e pensare, e l’affidarsi solo alle immagini (la vista è un senso molto antico nell’evoluzione umana, precedente al pensiero). Qualcosa ci dice però che la devastazione operata dal Web sino a prima del covid, si stia in qualche maniera riparando, in quanto (se è vero che ancora nessuno ama la lettura), molti contenuti intellettuali stanno circolando nei video, e possono essere (non letti) ma ascoltati, il che significa che la china della regressione sta in molti casi venendo risalita, passando da una fruizione del tutto visiva, a una acustica (l’udito è una facoltà acquisita dall’uomo più di recente). Chissà che fra qualche anno si torni a leggere. Forse ci vorrà un altro evento catastrofico per innescare un ulteriore guadagno evolutivo, dopo quarant’anni e passa di strapotere mediatico fatto soprattutto di immagini?

Dalla deriva utilitaristica si dovrebbe innescare un processo culturale vero, autentico, di ripresa di un idealismo entusiastico. Un processo culturale che ridia valore alle idee quali principi fondanti dell’agire. Non si vuole predicare che un’idea sia migliore delle altre, ma solo che l’Idea sia migliore dell’Utile, qualsiasi essa sia, in quanto l’idea è un dominio che può essere plasmato da altre idee, tramite un confronto democratico, mentre la storia recente dimostra che l’ideologia utilitarista ha generato solo rigidità e immodificabilità delle strutture del pensiero, una immobilità dovuta al fenomeno della ricompensa emotiva su base materiale. Per “materiale” si intende anche quei processi cerebrali che mobilitano reazioni dopaminergiche di ricompensa capaci di intervenire sull’umore e un finto, aleatorio benessere emotivo (Social, droghe, alcool, psicofarmaci, pornografia, sesso, politica tribalizzata, vita sociale, velocità/frenesia/ambizione/competizione/affaccendamento/truffare il prossimo/potere/televisione), in una parola: tutto ciò che ci rende passivi, agiti da potenze/fattori esterni (socializzati).

Da qui una ripresa dell’interiorità, vista in chiave stoica, la riscoperta del Sovrano Interiore professata da Marco Aurelio (approfondimento in altra sede in cui verrà analizzato il pensiero educativo di Julius Evola).

Ma fa veramente così male la socialità?

Domanda ardua, ardua la risposta.

Sì e No. La socialità non è un monolite, è un insieme complesso di fattori interni, esterni, culturali, ambientali, ideologici e metapolitici, facili ad essere manipolati e strumentalizzati, imposti dall’alto (come si diceva, anni’80-cinema musica spettacolo pubblicità edonismo soldi à gogo patto mafia/Stato corruzione).

Viviamo in un contesto sociale ipertrofico in molti suoi aspetti. Dai primi 2000 in poi, abbiamo assistito impotenti, in qualche maniera collusi, all’esasperazione e proliferazione incontrollata di sentimenti tossici, di comportamenti (indotti) auto ed eterodistruttivi. Ormai, nel 2024, risalire a un’unica causa di ciò è pressoché impossibile. Se proprio ne vogliamo rintracciare una che abbiamo sotto gli occhi, che spieghi la degenerazione in atto, e l’influsso che può aver avuto su politica ed economia, non possiamo fare altro che appellarci alla Storia, e individuare quale fattore sia intervenuto all’inizio di questo nuovo secolo, che prima non c’era. E la risposta è una, e univoca: Internet.

Le teorie riduzioniste sono sempre sospette. Vorremmo comunque farne una, e azzardare l’ipotesi che la cancellazione del corpo, della fisicità, introdotta dal Web, abbia condotto per mano l’intera umanità verso la psicosi. C’era un disegno prestabilito? Una mente che ha pianificato volutamente il crollo della Civiltà? Secondo le teorie del complotto: Sì.

Si diceva, all’inizio, come dagli anni’80 sia stato spinto l’acceleratore sociale. Abbiamo da allora assistito alla progressiva alienazione degli ideali, e al progressivo affermarsi dell’utilitarismo. Al progressivo sacrificio delle idee, con il progressivo affermarsi del materiale. E quindi al consolidarsi di una concezione dell’Uomo visto in chiave sociale, secondo una scala di valori che si misura dalla quantità di contatti/amicizie che possiede.

Ad esempio, negli anni’90 era una terribile onta avere un cellulare che non squillasse mai. Non essere “socialmente quotati”. Desiderati, cercati (1). Il Valore di un individuo lo si misurava dal suo valore sociale. L’individuo entrava così automaticamente in una dimensione potenzialmente patologica/depressiva, ove non si trovasse “desiderato” “cercato”. Molti si chiedono da dove derivi tutto il NARCISISMO tossico di oggi. Deriva dalla cultura di quegli anni. Proprio dall’aver dato valore assoluto alla socialità. Dall’aver posto l’individuo in una condizione ontologicamente fuori-dal-suo-corpo, dal suo Essere ed Esser-ci e di insoddisfazione del suo Esser-ci nel qui-ed-ora, sempre in attesa di altri-corpi che dessero Valore al suo Esserci-qui-ed-ora.

L’IO perdeva man mano i contorni spazio-temporali che lo avevano da sempre connotato prima dell’avvento dei cellulari, e posto in una dimensione ubiquitaria, ansiogena e avida. Una condizione in cui il qui-ed-ora veniva vissuto come insoddisfacente e insufficiente rispetto al possibile-futuro. Non c’era più LIMITE ai desideri, ai bisogni, e nulla più poteva soddisfare desideri e bisogni. Da quel momento in poi la TECNOLOGIA ha scavato nell’IO un pozzo nero e infinito e inesauribile di bisogni senza risposta. Da quel momento in poi il Capitalismo aveva vinto su tutto, avendo posto fuori dai confini dell’IO (autosufficiente, autoregolato stoicamente – Marco Aurelio – Julius Evola) le ragioni ultime della propria sopravvivenza.

TRANSUMANESIMO non è altro che porre il LIMITE ontologico dell’UMANO fuori dell’umano, e il primo passo è stato proprio creare il cellulare, creare in vitro un IO espanso e illimitato, capace di gestire un numero immenso di CONTATTI, di esprimere un numero immenso di bisogni. Bisogni che però, chi ha progettato questo mezzo, sapeva benissimo – e in COMPLETA MALAFEDE – che sarebbero rimasti del tutto FRUSTRATI. E quindi, il TRANSUMANESIMO è stato – ed è – un progetto su larga scala messo in atto per DEPOTENZIARE e SVILIRE e RIDURRE ALLA TOALE FRUSTRAZIONE (e quindi alla violenza) l’essere umano. Il Transumanesimo spiega ciò che appare inspiegabile, e magari solo come (accettabile) risultato di un effetto collaterale del covid: l’escalation di violenza di oggi, la psicopatia di massa, il narcisismo le dipendenze lo stalking generalizzato lo scarso controllo degli impulsi, la morte della politica e della cultura, eccetera. Tutto ciò appartiene al Transumanesimo. Usiamo da pochi anni questo termine, che ci spaventa. Ma ci dimentichiamo che già Paracelso con la sua scienza alchemica era transumano, e che la natura dell’Uomo sta nel superare i propri limiti. Forse ciò che ci spaventa di più, e che non accettiamo vedendo in controluce la nostra fine imminente, è che l’Uomo vuole la propria fine, tende unicamente alla propria autodistruzione. Rinascimento, Umanesimo, dacché venne cancellata ogni trascendenza con la fine della grande religiosità medioevale, sono state epoche già transumane. Ma nell’ammirare la Cappella Sistina, ce ne dimentichiamo, non vogliamo riconoscere quella – scomoda – verità.

NOTE

1: CONTROLLO SOCIALE (Manipolazione) e AGGRESSIVITA’ ANALE – A quei tempi, era del tutto evidente come il CONTROLLO SOCIALE avesse iniziato ad agire attraverso l’insicurezza individuale, sfruttando la tecnologia. L’individuo, nel monitorare le chiamate “in entrata” agiva un controllo – ben mimetizzato, e passivo/aggressivo in chiave anale – sull’altro. Secondo le teorie della psicoanalisi classica (Marie Bonaparte) vi sarebbe nell’Essere Umano traccia, nella vita adulta (Freud) di frammenti di sessualità infantile (fissati e non più evoluti verso la genitalità), che spiegherebbero certe condotte di tipo “perverso” (e nella fattispecie “anali”) fra cui potremmo oggi Noi indicare il Controllo Sociale attraverso la Tecnologia, sia a dire, quelle tattiche o aspetti del vivere sociale attraverso cui l’individuo controlla l’altro (la sua Volontà, la sua Libertà). Tra queste, spiccano in maniera evidente (ma in chiave psicoanalitica, e “visibile” solo alle persone edotte in materia) le condotte esibizionistiche – soprattutto di donne – che hanno iniziato a popolare il Web a partire dalla fine degli anni’90, in quelle piattaforme gratuite che hanno inaugurato da allora in poi la stagione della pornografia on line. Anche questo modo di agire rientra nella “manipolazione”.

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