VIENNA Klimt Schiele e i capolavori del Belvedere
Vienna e il suo gusto artistico rimandano a una delle più grandi collezioni raccolte dagli Asburgo, oggi custodita nelle sale del Kunsthistorisches Museum (museo di storia dell’arte), di Vienna. Quando si parla di arte viennese, spontaneamente il pensiero va ad artisti quali Klimt e Schiele, due pittori vissuti nella capitale austriaca, e considerati grandi già in vita. Tuttavia, la loro fama si è consolidata presso il grande pubblico solo negli ultimi decenni, in seguito soprattutto alla mostra – tenutasi a palazzo Grassi, a Venezia, nel 1984 – intitolata “Le Arti a Vienna. Dalla Secessione alla Caduta dell’Impero Asburgico”. Pochi anni sono passati da quella celebre mostra, ma sono bastati a rendere questi due artisti tanto celebri, da vederli spesso raffigurati addirittura sulle carte da regalo, sui cuscini, sulle cartoline ricordo, sui segnalibro. Ora, un’altra grande mostra rende omaggio – a Villa Olmo, Como – all’arte viennese e a questi suoi artisti, presentando una ricca galleria di Opere.
Fiorì a Vienna, sotto l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, la Malakademie, diretta da Martin van Meytens, olandese che, dopo un periodo passato in Svezia, approdò a Vienna, dove si dedicò ai ritratti, ancora celebri, della famiglia imperiale. Mentre sono da ricordare, in campo scultoreo, i “Busti fisionomici” di Franz Xaver Messerschmidt.
Il successivo periodo Biedermeier vede come caposcuola Ferdinand Georg Waldmüller, Autore di scene di genere e ritratti, in cui egli è capace di fondere – con gusto neoclassico – i gruppi di persone col paesaggio.
Ma veniamo al vero motivo della presente mostra: la Secessione Viennese, Klimt e Schiele.
Inseritosi sul vuoto lasciato dalla morte di Hans Makart avvenuta nel 1884, troviamo un giovane Gustav Klimt impegnato a dipingere un’Opera commissionatagli dal Teatro della città di Fiume, “Suonatrice di organo”. In questo periodo Klimt si era prefissato lo scopo di colmare il vuoto tra le fila dei pittori storici, lasciato da Makart. Ma il più vero Klimt, quello a cui tutti ci riferiamo quando pensiamo alla sua pittura, va ricercato nel clima di rinnovamento che si avviò con la Secessione Viennese nell’ultimo decennio del XIX Secolo. Fu in questi anni che Klimt lavorò all’Opera “Signora davanti al camino”,
un quadro misterioso e severo, i cui caratteri peculiari ritroviamo anche nell’Opera “Ritratto di Sonja Knips” (1898). Il Klimt paesaggista, però, andava di pari passo col Klimt ritrattista. Di questo periodo è il formato verticale delle sue tele, dettato dalle illustrazioni che Klimt realizzava per “Ver Sacrum”, la rivista della Secessione. Fu in seguito che Klimt passò a dipingere paesaggi su tele quadrate. Un esempio interessante di paesaggio klimtiano è “Prato con Girasoli”, realizzato durante un soggiorno estivo nella Salzkammergute (la regione dei laghi nei pressi di Salisburgo). In questo ed altri dipinti, Klimt non è interessato alla topografia del luogo, bensì a creare un gigantesco tema ornamentale, riproducendo una visione caleidoscopica di girasoli distesi nella luce della natura. Qui emerge proprio il gusto decorativo di Klimt, universalmente riconoscibile anche per l’impiego di foglie d’oro applicate alla tela. Leader e fondatore della Secessione, Klimt ne fu uno degli esponenti più rappresentativi. Gusto lineare per la forma, attenzione totale alla decorazione in cui il soggetto viene ad essere inglobato, Klimt è conosciuto per grandi Opere quali “Giuditta I” (1901), “Ritratto di Johanna Staude” (1917 / 918) e – infine – il grande fregio decorativo lungo 34 metri “Fregio di Beethoven” (1901 / 1902).
Più giovane di Klimt, e da questi aiutato agli inizi con numerose commissioni, Egon Schiele segna il passaggio dall’estetica dello Jugendstil alla libera interpretazione dell’espressionismo, attraverso la rappresentazione tragica della dimensione umana. Passionalità e carnalità sono trattate da Schiele con disinvoltura, sino a rappresentare senza pudori l’amore erotico tra uomo e donna. Opera famosa in tal senso è “L’abbraccio” (1917) Opera che dà il titolo a questa mostra. Tetri presagi sono però presenti anche all’interno delle effusioni degli amanti, in una pittura che anticipa e interpreta gli orrori del’900.
L’ABBRACCIO DI VIENNA – Klimt Schiele e i capolavori del Belvedere
15 marzo – 20 luglio 2008 – Villa Olmo – Como
Catalogo: Silvana Editoriale
©, 2008
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