SANDRA MARZORATI l’architettura di una pittura apocalittica
Le città apocalittiche
Nei dipinti di Sandra Marzorati si coglie il senso della sospensione delle cose e del tempo. Paesaggi dalla resa astratta, collocati in un luogo metafisico, privi della presenza di persone vive, che comunicano – come già altri hanno detto – l’assenza di un soggetto che, nella sua assenza, si fa imperiosa presenza.
Tacere, obliare, è forse la tecnica migliore per mettere in risalto ciò di cui si tace, soprattutto se il tacere è reiterato, insistito, sottolineato di continuo. Cosa ci tace – e ci dice, nei suoi paesaggi composti di una astrazione costruita – Sandra Marzorati? Spesso Sandra ci racconta di una catastrofe, come nel quadro “Città dell’Aquila”, ma non sempre il riferimento della sua pittura è a un fatto concreto e accaduto ma, direi, a un’attesa cosmica, incombente, che qualcosa accada. Qualcosa non necessariamente di terribile, ma piuttosto di sconvolgente in senso psicologico, che attiene alla sfera interiore più che a quella esteriore. I messaggi che Sandra Marzorati ci lancia nelle sue composizioni, appartengono al registro emotivo dell’allarme, dell’ansia e dell’attesa, secondo una rappresentazione della città contemporanea che non sfugge a una lettura apocalittica.
Le Nostre città sono diventate teatro di violenza e di soventi catastrofi. La post modernità in cui siamo immersi, ci ha abituati all’attesa apocalittica, al terrore, a una serpeggiante e subdola, attanagliante inquietudine, visti i pericoli delle città, più percepiti nella loro fantasmatica accadibilità, che non nel loro reale accadere. Ecco, forse, cosa ci comunica Sandra, il senso di un’assenza relativo a una sicurezza perduta, a un Eden perduto, a una innocenza perduta. E per questo, forse, quella di Sandra è anche una visione più matura, disincantata, disperatamente reale pur nella sua astrazione, della città di oggi.
Le tele di Sandra Marzorati – una visione tra architettura e pittura – raccontano quanto appena detto, con il tocco spatolato di colori accesi, accostamenti cromatici crudi, violenti, quasi a significare una lotta titanica tra elementi in equilibrio. La ricerca lirica del racconto è accostata a una resa plastica rigorosa, derivata dagli studi di architettura della pittrice, impregnati di una cultura razionalista, modernista, che riassume le più importanti scuole del ‘900. Vi si può ritrovare la ricerca della linea e dell’equilibrio di un Kandinskij, una simile, affannata musicalità, ma anche la purezza lirica, classicheggiante e più silente di un Henry Moore, o il gusto compositivo di Le Corbusier. Gli accostamenti sarebbero infiniti, coerenti con il gusto e la cultura raffinata della pittrice Sandra Marzorati.
©, 2010
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