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Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome era Nazareno Caldarelli, nacque a Corneto Tarquinia (Viterbo), attuale Tarquinia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), d'origine marchigiana, gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza. Figlio illegittimo, ebbe un'infanzia travagliata, privata sin dall'inizio della presenza materna (Giovanna Caldarelli abbandonò la famiglia quando Vincenzo era piccolo), caratterizzata da una menomazione al braccio sinistro e dalla solitudine. Compì studi irregolari, formandosi prevalentemente da autodidatta. All'età di diciassette anni fuggì di casa e approdò a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore di bozze presso il quotidiano Avanti!. Sull'Avanti!, del quale divenne redattore, ebbe inizio, nel 1909, la sua carriera giornalistica. (Wikipedia)
recensione apparsa sul quattordicinale Benevento diretto da Achille Biele
Vincenzo Cardarelli (1887-1959) nasce a Corneto Tarquinia (Viterbo).
Gli anni appena successivi alla morte del padre, lo vedono trasferirsi a Roma, dove intraprende svariati mestieri, fra cui il giornalista per l’”Avanti”.
Il duro lavoro dell’intellettuale sfocia nel dar vita ad alcune rubriche, di cronaca e di fatti locali.
E’ del 1911 il trasferimento a Firenze – dopo un ricovero in ospedale – dove collaborerà con “La Voce”, “Lirica”, “Marzocco”.
Torna quindi a Roma, e partecipa alla fondazione della “Ronda”, diventando anche direttore della rivista “Fiera letteraria”.
Nelle sue prime produzioni prosa e poesia erano mescolate, originate da un’unica matrice. Affinandosi poi l’acume critico, soprattutto con “La Ronda”, Cardarelli giunge a teorizzare un ritorno al classicismo poetico, soprattutto in riferimento a Leopardi.
La sua poesia si pone, negli anni ’10, sul fronte di una lotta contro il d’annunzianesimo e il decadentismo. Un ritorno, aristocratico e senza mezze misure, alla razionalità, dove al centro della poesia viene posto l’”Io” pensante.
Ricordiamo, di Cardarelli, le seguenti Opere:
“Prologhi”, (1916); “Viaggi nel tempo”, (1920); “Il sole a picco”, (1929); “Favole e memorie”, (1925); “Poesie”, (1936); “Il cielo sulla città”, (1939); “Lettere non spedite”, (1946); “Poesie Nuove”, (1947); “Solitario in Arcadia”, (1947).
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