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Laura Bruzzaniti – giornalista esperta in diritto dei consumatori – ha scritto un libro davvero interessante, che rivela i retroscena allarmanti del mercato pubblicitario – anche in generale – ma soprattutto legati ai prodotti di bellezza. Negli ultimi vent’anni, nei paesi avanzati, si è registrata – esordisce l’Autrice – una impennata nella richiesta di cure estetiche fra adolescenti e bambini, nonché di prodotti di bellezza fra il pubblico maschile. Le ragioni di questo fenomeno sono rintracciabili anche in quello più vasto della segmentazione del mercato, che – per ragioni di marketing sempre più feroci – creano ad hoc bisogni un tempo inesistenti, al fine di commercializzare su larga scala il prodotto adatto a soddisfare quei bisogni (ciò che avviene in maniera massiccia anche per i prodotti farmaceutici anti invecchiamento, anti stress, anti panico, anti depressione, anti timidezza, ecc… avendo il mondo pubblicitario intenzionalmente patologizzato alcune condizioni di vita – creato alcune malattie un tempo inesistenti – al fine di far vendere certi farmaci). Ciò che da sempre la pubblicità propone non ha purtroppo un correlato sempre diretto col prodotto. Il più delle volte l’industria pubblicitaria ci propone (o impone) veri e propri sogni che non hanno nessun riscontro reale con le qualità intrinseche del prodotto pubblicizzato. In questo libro viene – a tale proposito – esaminata l’azione del Giurì della pubblicità nei confronti di alcuni prodotti che rientrano nella categoria dei cibi di bellezza, e il primo sguardo sarà dedicato ad Ali.*** “il segreto per vivere meglio”, una linea di (costosi) prodotti alimentari messi in vendita dalla B.***, la cui pubblicità sarebbe risultata ingannevole, in quanto essa avrebbe riferito di effetti sulla salute e il benessere dei loro consumatori non comprovati da adeguati test clinici. Ma la B.*** (leggiamo a pagina 56) “Per provare che la pubblicità non inganna, (…) ha presentato gli studi realizzati da alcune Università italiane. Studi che, per l’Istituto, non sono sufficienti. Anzitutto, non sono stati analizzati direttamente i prodotti ma le sostanze in essi contenute (e in alcuni casi sono state usate quantità di componenti superiori rispetto a quelle fornite da Ali.***); inoltre gli studi non sono stati pubblicati su riviste scientifiche, la metodologia usata non è stata vagliata e, comunque, i criteri non corrispondono a quelli richiesti dalla Commissione Europea per autorizzare le indicazioni di salute sui cibi”. I prodotti di bellezza starebbero quindi avviandosi a mescolarsi con quelli dietetici, in una fantasmatica promessa di benessere fisico e psicologico per nulla comprovata scientificamente. Così come la chirurgia estetica sta avendo una impennata notevole, grazie all’abbinamento a pacchetti di viaggio e vacanza in località esotiche, che comprendono il piccolo e irrilevante fastidio dell’operazione, al termine della quale, con soli 2 mila euro, si torna a casa più belli, e avendo magari visto le piramidi o l’oceano.
Se è vero che non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace, alla luce di queste notizie, a chi può più piacere un concetto, quello di bellezza, che il Mercato avrebbe snaturato, svuotato del suo significato più profondo, relegandolo in un bisogno di appartenenza sociale meramente mediato dal corpo, un corpo bello secondo gli schemi pubblicitari, attraverso il marketing di prodotti che generano illusioni nei consumatori e incommensurabili guadagni alle multinazionali specializzate in azioni al limite della legalità? Leggendo questo libro, ne scopriremo delle belle. Bellezza i trucchi della pubblicità ingannevole
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