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Il libro (Alpine Studio, 2012) di Franco Fracassi, “L’internazionale nera – l’irresistibile ascesa dell’estremismo di destra dal mondo post bellico all’ Europa della crisi economica”, ha la doppia veste del racconto e del reportage, nel quale l’Autore cerca di illustrare come l’estremismo nero, soprattutto di matrice nazista e hitleriana, non sia stato affatto estirpato, ma sia sempre sopravvissuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Non solo è sopravvissuto, ma godrebbe di una rete internazionale di protezioni e finanziamenti. Il nazismo sembra che, in ultimo – stando a queste pagine – si stia riorganizzando e goda di ottima salute.
L’analisi offerta dal libro di Franco Fracassi, del resto, non ci coglie impreparati. Infatti, già dal 1995, circola, negli ambienti intellettuali, un fascicolo di Umberto Eco, dal titolo “Il fascismo eterno”, il resoconto di una lettura pubblica fatta dal filosofo presso la Columbia University il 25 aprile 1995, per celebrare la liberazione dell’Europa. La versione in italiano, è stata pubblicata su “La Rivista dei libri” di luglio-agosto 1995 col titolo di Totalitarismo fuzzy e Ur-Fascismo. In questo pamphlet, Umberto Eco non indaga nelle trame internazionali della rete nazista, come Fracassi, che fa il suo mestiere, ovvero, il giornalista; Eco, nel redigere il suo discorso, compie un’analisi prettamente linguistica, e alla fine ci avvisa che “L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. (…). L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti” (…).
Infatti, secondo Umberto Eco, L’Ur-Fascismo parla la “neolingua”, la lingua inventata da Orwell in “1984”. Dunque, è proprio nello Spirito assoggettato della Massa moderna e post bellica, la Massa schiava di Orwell, che si annida quella sorta di narcosi delle coscienze, che permette al fascismo (ma forse ancor più al nazismo) di infiltrarsi, anche in abiti civili e insospettabili.
Il libro di Franco Fracassi inizia con la ricostruzione della strage all’Isola di Utoya, avvenuta il 22 luglio 2011, in cui un solo killer avrebbe ucciso 77 persone, e ferite 319, durante un raduno socialista. L’autore della strage è un estremista di destra norvegese, figlio di un’infermiera e di un diplomatico, a nome Anders Behring Brenik, nemico del socialismo, anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamista, e avverso al Papa Benedetto XVI, che si sarebbe – una volta catturato – proclamato nazionalsocialista.
Sconcerta la grande quantità di tracce informatiche che il killer, per esercitarsi nell’uso delle armi e degli esplosivi, e per reperire questi ultimi, ha lasciato sul suo percorso, e che le autorità locali non hanno notato, potendo far scattare in anticipo un allarme terroristico. Infatti nazioni come Svezia e Norvegia sono note per la loro tolleranza.
“Qui si potrebbero organizzare seminari – di estrema destra (Ndr) – senza temere di essere disturbati”. Lo disse intorno al 1995 un Avvocato neonazista di Amburgo, Jurgen Rieger, che in quella fetta di terra comprò un castello nel quale svolgere seminari e esercitazioni nell’ambito dei gruppi di ispirazione hitleriana.
Franco Fracassi, nel corso della sua narrazione, ci abitua al concetto che gli ideali hitleriani non sono mai tramontati. E sono giunti ai giorni Nostri rinforzati dalla crisi, perché nei momenti di crisi – lo insegna la Storia – si desidera l’Uomo Forte, che fa slogan, addita i nemici, parla alla pancia della classe popolare.
Un’altra recente pubblicazione, certamente in controtendenza, e tutta da approfondire, è “Ordine Nuovo Parla” (Mursia, 2020) del giornalista Sandro Forte (Il Giornale d’Italia, Il Tempo, Secolo d’Italia) già biografo di Clemente Graziani, fondatore di quel Movimento Politico.
Malgrado il giudizio della Storia dato dalla narrazione ufficiale (quello sullo stragismo nero, che descrive Ordine Nuovo come il suo mandante ideologico) in questo libro si tenta – in verità si pretende di darne delle prove – di ricostruire la vera genesi culturale di un grande laboratorio di idee, quale fu, nelle parole di Sandro Forte, Ordine Nuovo, e non un laboratorio in cui si tessevano le trame del terrorismo, quelle trame che – la Storia lo ha dimostrato – hanno portato all’uccisione del giudice Occorsio.
Due libri diametralmente opposti, che ci avvisano sullo stesso fenomeno.
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