Lady Montagu e il Dragomanno Viaggio avventuroso alla scoperta dei vaccini
L’affascinante esperienza di Mary Pierrepont nell’Inghilterra del Settecento sembra più la trama di un film che la reale cronaca di quello che visse e produsse questa atipica “dama” inglese tanto da riuscire a introdurre in Europa la variolizzazione, una pratica orientale che permetteva di immunizzarsi dal vaiolo.
A giudicarlo ora, il contributo di Lady Montagu (dal cognome del marito, Edward Wortley Montagu, sposato nel 1712, a 23 anni, senza il benestare del padre, conte di Kingston) è da considerarsi eccezionale: in primis perché proviene da una donna, colta e poliglotta, moglie di un diplomatico, madre e viaggiatrice indomita, apertissima a mille nuove esperienze.
Il nocciolo della storia si situa nel 1717, quando il marito è nominato ambasciatore e deve recarsi a Costantinopoli, con il compito di negoziare la fine della guerra tra Austria e Impero ottomano. Alla volta della capitale turca partono tutti: i due coniugi, il figlio e i domestici e restano in itinere per circa un anno.
Passano da Vienna («la capitale è troppo piccola per contenere tutta la gente che desidera abitarvi, e sembra che i costruttori abbiano pensato a porvi rimedio col fabbricare una città sopra l’altra, la maggior parte delle case essendo di cinque ed alcune di sei piani»), Praga, «dopo tre giorni e tre notti di duro viaggio», Dresda «linda e operosa», poi Budapest, ancora divisa nelle due zone che comporranno poi il nome completo, attraverso le campagne ungheresi (dove scampano la peste), infine Belgrado, in cui sostano tre settimane, poi Adrianopoli e quindi la città d’oro, la grande bellezza, la meta finale: Costantinopoli. Ce ne racconta nel dettaglio Lady Montagu nelle sue molteplici lettere, mentre in questa metropoli «vasta come Londra» impara il turco, frequenta l’hammam, dove le donne sono «tutte allo stato di natura, cioè, in buon inglese, completamente nude» e che godono di grandi ricchezze, mentre chiedono a Dio che mandi loro tanti figli, perché la metà glieli porteranno sicuramente via le epidemie. Appunto, le epidemie. Il vero centro di questo diario di viaggio, che si snoda tra avventure, pensieri amorosi della protagonista diretti ben oltre l’ambito del focolare, e il pericolo di tremende malattie: «il vaiolo, così fatale e così frequente da noi» scrive Lady Montagu all’amica Sarah «è qui reso completamente inoffensivo dall’invenzione dell’inoculazione, come viene chiamata. C’è un gruppo di vecchie che ne fanno la loro attività ogni autunno nel mese di settembre, quando è finita la calura […].» Con un guscio di noce riempito della miglior materia vaiolosa si pungono le vene di adulti e bambini, introducendo tanto veleno quanto ce ne sta sulla punta di un ago, iniziando lo studio dei vaccini. Dopo qualche giorno di febbre e, solo in casi eccezionali, con la comparsa di alcune pustole sul viso, l’immunizzazione può dirsi conclusa e il vaiolo scongiurato.
La pratica è così sicura che Lady Montagu, peraltro sopravvissuta al morbo, sottopone i suoi bambini allo stesso trattamento, e si convince che questa pratica risolutiva debba essere conosciuta e messa in atto anche nel mondo da cui lei stessa proviene.
La domanda sorge spontanea: come reagirà l’opinione pubblica a questa nuova e inconsueta soluzione medica? Con quanti pregiudizi dovrà scontrarsi questa pratica innovativa prima di essere universalmente accettata? E la religione? Cosa diranno coloro che hanno competenza biblica ed ecclesiastica su una tecnica che proviene da paesi notoriamente abitati da infedeli?
Nel saggio romanzato di Maria Teresa Giaveri, a cui va il plauso per aver parlato di questo profilo femminile così all’avanguardia, troviamo aspetti di grande modernità, oltre ad una ricostruzione storica molto accurata.
Seguiamo con passione le sfide coraggiose di Mary Montagu, che si esporrà in prima persona nella sua Inghilterra per diffondere il metodo della variolizzazione, riuscendo a diffonderlo, non senza difficoltà, tra le maglie dell’aristocrazia europea, e ponendo le basi per quello che sarà il lavoro del medico inglese Edward Jenner, futuro padre del vaccino contro il vaiolo, verso la scoperta dei vaccini su larga scala.
Cosa ci rimane di Lady Montagu e del fantomatico dragomanno del titolo (figura complessa ma centrale nelle ambascerie dell’epoca, cioè traduttore, mediatore culturale, giuridico e commerciale, a volte anche medico)? Probabilmente la fiducia nelle capacità dell’essere umano di perseguire il progresso e il coraggio di sfidare pregiudizi e vecchie credenze grazie ad un’indomabile tenacia.
«Mi preparo ora a lasciare Costantinopoli» ci dice Lady Montagu, destinata a sfatare la perplessità del binomio donna-scienza «e […] vi dirò che lo faccio a malincuore […]. Qui mi trovo bene, e per quanto ami viaggiare, tremo di fronte agli inevitabili problemi di una tale spedizione, con una numerosa famiglia e un lattante. D’altra parte, cerco in questa occasione di fare come ho sempre fatto finora con i brutti scherzi che la vita mi ha giocato: trarne partito, se possibile, per mio diletto. Perciò vagabondo ogni giorno in Costantinopoli, avvolta nel mio ferigee e nel mio asmak, e mi diverto a vedere quel che c’è di curioso.»
Titolo: Lady Montagu e il Dragomanno. Viaggio avventuroso alla scoperta dei vaccini.
Autore: Maria Teresa Giaveri
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 145
Editore: Neri Pozza. Collana I Colibrì.
©, 2022
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