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Qualcosa è cambiato. Molti datano il cambiamento a partire dall’11 settembre 2001. Sarebbe però più preciso iniziare il conto alla rovescia del declino americano a partire dalla caduta del Muro di Berlino. La calotta del Blocco Sovietico, da quel momento in avanti, ha iniziato a sciogliersi, dilagando nel resto del mondo. Uno dei motivi per cui oggi gli U.S.A. sono una potenza molto ridimensionata, o meglio, una potenza in via di dissolvimento, schiacciata da un’economia in rovina, è stato l’afflusso di manodopera a basso costo proveniente dall’Ex Unione Sovietica. Stando agli studi di Loretta Napoleoni riportati nel Volume “Economia Canaglia” (Il Saggiatore, 2008), sarebbe un errore attribuire importanza unicamente all’attentato dell’11settembre 2001 nella genesi del declino americano, senza fare un passo indietro, e vedere nella caduta del Comunismo – con la conseguente fine della guerra fredda – una, se non la più vera ragione dell’attuale stato di cose in U.S.A. Ci voleva l’uragano Katrina, infine, per svelare agli occhi di tutto il mondo il male, il cancro di una Nazione che non sa fronteggiare le emergenze climatiche, lasciando al suo destino di morte e distruzione una grande città come New Orleans, nella quale gli abitanti sono rimasti intrappolati, perché non possedevano un’auto, non avevano i soldi per noleggiarne una, o per acquistare la benzina che gli avrebbe permesso di scappare – da New Orleans, The Big Easy.
Il Mardi Gras, lungo le strade di Big Easy, è un ricordo di un’epoca che non aveva ancora perso l’innocenza. La festa Cajun, il clamore jazz e la grande felicità di Big Easy racchiudevano tutto un mondo, una dimensione che ora è perduta. Ma il processo di morte, di malattia è stato lento, inesorabile, e non si può ignorare quanto la guerra fredda – prima della caduta del Comunismo – fosse un deterrente per tale processo, un processo di deterioramento della politica che investe tutto il mondo occidentale, attualmente alla mercé dell’economia globalizzata, della pirateria, della perdita di etica e di morale nei principi di un’economia che Loretta Napoleoni giustamente definisce nel suo libro “Economia Canaglia”. E’ finita ogni sana e civile forma di spensieratezza, ed è iniziata un’epoca di bagordi, bagordi economici in cui solo pochi oligarchi su scala mondiale si arricchiscono, le mafie, i governi canaglia, gli opportunisti che sanno trarre a proprio vantaggio la destabilizzazione politica in cui l’Occidente è caduto.
Libri come “Bere caffè da un’altra parte” di Z.Z. Packer(ISBN, 2006) ci fanno vedere chiaramente quanto gli U.S.A. siano diventati una Nazione ormai priva di orgoglio. La scrittrice di San Francisco ci mostra in questo libro di racconti una classe giovanile senza speranza e senza identità, senza coscienza storica e politica, sbandata e alla ricerca di un senso alla vita, che la sua Nazione, i suoi padri non riescono più a infondere. Sono loro, questi giovani, la nuova Amerika, l’Amerika senza orgoglio di studenti e lavoratori precari che cercano – unicamente – un po’ di tranquillità nel frastuono che li circonda, e li esclude. Sono giovani che amano l’amicizia, il sesso vissuto teneramente, il caffè e la tecnologia. Sono i portatori di nuovi valori, positivi anche se di difficile affermazione, perché essi sono le prime vittime dell’economia canaglia, dello sfruttamento, del raggiro e della precarietà. Una nova America si profila sotto il cielo a stelle e strisce. Fatta di una crescente disparità salariale, di una classe media in via di veloce e progressivo impoverimento, di una politica dei mutui che ha trasformato il mercato immobiliare americano nel nuovo eldorado dell’arricchimento facile, del raggiro, della spietata speculazione. Al centro di questo scenario, vi sono i nuovi poveri, quelli che non riescono più a pagare le rate del mutuo e non possono permettersi l’assicurazione sanitaria, che vanno ad ingrossare le fila dei vagabondi che dormono entro i lunghi ranghi dei cartoni allineati sui marciapiedi. Scenari da Grande Depressione, anche se nessun analista economico ammette apertamente che siamo in piena recessione.
Sono tornati a circolare i truffatori arrivisti e senza alcuna etica, i pirati alla Grande Gatsby. A dare libera cittadinanza ai trafficanti, a conferire loro anche dignità politica, è la nuova economia canaglia, la nuova forma di indebolimento istituzionale aggravato dalla globalizzazione, dall’apertura dei mercati che ha creato un flusso di denaro e di manodopera sporche, che hanno indebolito le economie tradizionali. Ormai nei bar non si chiede più un semplice whisky & cola, ma un whisky & coca. Il mercato globale della trasgressione ha assunto proporzioni allarmanti, trasformando il trasgredire in un insano stile corrente, facendo leva sui sogni, sulle aspettative e le frustrazioni delle classi sociali culturalmente più svantaggiate. I Gatsby della situazione, forti di una congiuntura politica allentata che – in taluni casi – male interpreta il liberismo, sino a sconfinare nella libertà assoluta di nuocere, spadroneggiano nei settori più redditizi del mercato globale: dalla droga alla prostituzione alla pornografia. Ma a tale disastroso scenario del mercato, non si sottraggono altri settori, come, ad esempio, quello dei pezzi di ricambio per aeroplani: la loro contraffazione sarebbe responsabile, in taluni casi, di catastrofi aeree verificatesi per il mal funzionamento di un pezzo di ricambio. Siamo molto vicini agli scenari prospettati dal film “Matrix”, dove una rete di illusioni avviluppa l’individuo, sottraendolo alla realtà, in quanto la stessa realtà sembra assumere volti sempre mutevoli, come in un labirinto di specchi deformanti (Loretta Napoleoni, “Economia Canaglia”). Il Grande Gatsby torna in auge, e ha il volto di qualche oligarca russo, di un affiliato all’ndrangheta calabrese, di un commerciante di acciaio cinese, di un gangster della nomenklatura bulgara: figure che riassumono il volto informe, inconoscibile, sfuggente, globalizzato del nuovo assetto economico venutosi a creare con la fine del Comunismo e della guerra fredda, e la conseguente, incontrollata apertura dei mercati.
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