Il male di vivere Un Incontro Tra Passato e Presente
Incontravo un vecchio paziente col quale ormai mi davo del tu e bevevo un caffè discorrendo amabilmente. Nel corso degli anni l’ho visto peggiorare dal punto di vista fisico, sino a vederlo infine su una carrozzella elettrica, ultimo stadio della sua degenerazione. L’avevo visto, negli anni addietro, camminare sempre peggio, poi incurvato, poi procedere con un deambulatore, infine su questa carrozzella, un cammino in discesa che ora lo vedeva quasi immobilizzato. Eppure sempre sorridente, ironico, mentalmente attivo e critico, lucido.
Lo invito anche questa volta a bere un caffè. Mi avvio verso il bar, mentre lui scorre con la carrozzella elettrica un momento al bancomat. Pago in anticipo le due consumazioni e lo aspetto al tavolino. Lo vedo arrivare sul suo bolide elettrico con stoica compostezza e un sorriso tragico a illuminargli il volto. Siamo sotto zero, ma stiamo fuori, io fumo, lui mi fissa e vorrebbe accarezzare Pepe.
« Ti trovo bene – gli dico – anche in queste circostanze peggiorate. Si è poi capita la natura del tuo problema? »
« No, un cazzo. Gli elettrocazzi me li hanno disattivati e dovrò subire un’altra operazione per togliere tutto. »
« Ma la deambulazione pregiudicata dipende dagli elettrostimolatori che non funzionano? Sono anni ormai che vai avanti così… »
« No, non c’entra niente, è tutto psicologico. »
« Se è così puoi lavorarci sopra.»
« No, è peggio, molto peggio. »
Lo avevo visto camminare piegato in avanti a novanta gradi, come certi vecchi deformati dall’artrite. E peggiorare sempre di più. Quasi rimpicciolirsi. Ad ogni peggioramento, lo avevo visto reagire stoicamente, sorridente, fermamente deciso a non mollare. Peggio di così non poteva finire. Parlava di sé, del suo male, con il fastidio dovuto a una apparecchiatura mal funzionante, con un certo autodistacco emotivo. Faceva quasi sorridere, se non fosse che la situazione era a dir poco tragica.
« A volte mi alzo al mattino, e ho paura del mondo, una paura che mi blocca », mi spiega. »
« Non sarà che ti vuoi punire di qualcosa? Per qualche colpa, anche se solo immaginaria? Che non vuoi camminare?»
« E’ possibile, ma non ci avevo mai pensato. Continuo ad avere paura del mondo, e della figa. »
« Chi non ha paura delle donne, mi chiedo, non sei l’unico. »
« Lotto contro questi sentimenti, vorrei una compagna. Stabile. Mi capisci? »
« Ma al tempo stesso ti fa paura. Una mescolanza di sentimenti opposti. Stare nel mezzo come tu stai, in mezzo alle due possibilità, non può essere una soluzione, senza forzare la tua natura? »
« E’ proprio una vittoria, questa, questa che tu dici. Non voglio forzare più un cazzo. Ho dato un taglio con tutte le cure mentali, col club eccetera. Mi capisci? Sto vincendo. »
« Infatti ti trovo benissimo. Non mi sembri angosciato. Quando hai avuto l’ultimo incontro ravvicinato con una donna? »
« Mesi fa. In un centro massaggi cinese. »
« Come è andata? »
« Ti dico, bene. Ero interessato al massaggio ai piedi, poi la cinese mi fa il gesto del farmi una sega… mi capisci? 170 euro. Ha iniziato a lavorarmi, poi è accorsa una seconda cinese, sbucata da dietro, completamente nuda… ha finito quello che aveva iniziato la prima, ci siamo baciati. »
« Che sentimenti hai avuto dopo? Del tipo nausea, rifiuto, rabbia, o niente di tutto questo? »
« No, niente. Tutto bene. »
« Allora sei a cavallo. Il bacio è molto più intimo del sesso, tu lo sai… »
« Sì… anche se quel bacio mi è sembrato, come dire… deforme… »
« Lo hai imputato alla situazione, credo. In sé lo hai trovato positivo. »
« Da non ripetere, però. »
« Sì, certo. Hai avuto una bella esperienza, e perché rimanga tale deve restare circoscritta a un solo episodio. La ripetizione porta all’abitudine e allo svilimento. »
« Proprio così. Ho messo in cassaforte un’esperienza buona, rinfrancante. »
« Tutti gli uomini dovrebbero ragionare come te, davvero. »
« C’è troppo odio in giro. Va di pari passo col cambiamento climatico, lo hai notato? »
« Certo, le due cose sono interconnesse. »
« Mi fa molta paura. – indica il vicino supermercato, e dice: guarda laggiù, ci fanno pagare la merda a peso d’oro, ti sembra normale? »
« È uno schifo. È tutto terribilmente peggiorato. Il cibo, le persone, la politica, la cultura… »
« Tu scrivi sempre? »
« Sì, ma lasciamo stare… »
« Era tanto che non ti vedevo, credevo avessi cambiato zona. »
« Probabilmente morirò qui. »
« Sì, è ti seppelliranno qui – indica il terriccio sotto la siepe – e gli extra ci verranno a pisciare sopra. »
« Sarà proprio così. Ma dimmi, gli elettrostimolatori cosa c’entrano con tutto questo? »
« Dovevano dare il comando alla deambulazione, ma non hanno mai funzionato. »
« Hai mai pensato di lavorare sulle tue presunte colpe? Sui sensi di colpa? »
« Sarebbe una buona idea, ma non vado più al club, dopo che ho avuto una brutta storia con una ragazza di lì. »
« Del tipo? »
« Mi ha lasciato, e le ho detto delle brutte cose. Stavo per rincarare la dose, ma… »
« Ti sei fermato, per pietà. »
« Sì, l’ho vista moto fragile, non era colpa sua, ma mia. Mi ha dato un bacio affettuoso, mi ha ringraziato… »
« Per esserti fermato in tempo. Buono. Hai avuto empatia. »
« Ora siamo buoni amici. Ho deciso di comportarmi sempre seguendo la legge dell’amore, anche quando ricevo odio, o indifferenza. »
« Ma odio e indifferenza sono due cose diverse. L’odio è molto personale, intenzionale, diretto a un nemico specifico. L’indifferenza… lo dice la parola stessa. »
« Guarda le cinesi del bar lì avanti… le hai presenti? Le conosci fisicamente, conosci quella piccola?»
« Quelle trattano male tutti, pure me. »
« Mi trattano con odio, soprattutto quella piccola. »
« Secondo me è una forma di villania indifferente che gli esce in maniera automatica. Nulla di più. »
« Io in ogni caso cerco di dispensare sempre amore. Da quando tratto bene anche quella piccola, che trrrr arrivava sempre con lo sguardo abbassato carico d’odio, adesso non è che mi guardi, ma sorride lievemente.»
« E fai bene. Così ne esci sempre vittorioso. Metti in cassaforte esperienze positive. Se riesci a correggere un vissuto d’odio, e a percepirlo come sbadato e villano, le cose cambiano. Mi capisci? Non ti carichi di un ulteriore trauma. »
« Cerco di capirti. – Ci pensa, e dice: Sì, ho capito quello che dici. »
« Se accumuliamo tanti piccoli traumi di questo tipo ogni giorno, ne usciamo pazzi, e avviliti. Anche se io predico bene, e… »
« Hai anche tu delle paure?»
« Molte, a non finire. La più grande paura è la solitudine. Tu ti senti solo?»
« Terribilmente… »
« Eppure non hai l’aria inacidita e scontrosa delle persone sole… »
« Voglio farti vedere una cosa. L’ho comprata un mese fa. »
Estrae una sigaretta elettrica, me la porge.
Dice: « E’ caricata con cannabis terapeutica. Quando la fumo, per qualche minuto riesco a camminare dritto. »
« Credo che questo confermi la mia teoria: probabilmente cammini storto per punirti di qualcosa. Devi sapere che la cannabis agisce sul Super Io attenuando l’effetto del giudizio morale. »
« Buono a sapersi. Mi consigli di fumarla più spesso? »
« Non me la sento di consigliarti questa cosa. E poi, col tempo l’effetto diminuisce. Ma certamente abbiamo probabilmente individuato una possibile causa del tuo camminare storto. Paura del mondo e auto punizione. »
Ci osserviamo qualche secondo, la cagnolina va ad annusarlo. Lui allunga una mano, lei si fa massaggiare il pelo sotto il collo, gli si struscia addosso. Stiamo bene, proprio bene tutti e tre. Mi alzo. Gli stringo la mano. Ha mani grosse, quadrate, generose, affidabili. Una persona di cuore. Lo saluto.
Ho nella mente i residui di recenti letture. Le parole di questo mio amico ed ex paziente si mescolano alle frasi lette ne I sotterranei di Jack Kerouac. La stessa scopertura, il viaggiare nel mondo privi di pelle e protezioni, l’animo beat di persone scosse da una profonda inquietudine, dal male di esistere. Ma anche le vicende di Hans Castorp ne La montagna Incantata, l’invaghimento senza speranza per Clavdia Chauchat, la propensione allo spirito soccorrevole, il legame con la morte. Un Eros conflittuale e strappato.
Lungo le vie del mondo, nelle strade e nelle case, le persone conducono le loro battaglie individuali e solitarie. La malattia può essere una lezione per i presuntuosi e gli egoisti. Sono sempre più convinto di una cosa: non si cresce, se non si attraversa una buona volta la depressione e il lutto.
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