L’archivio comprende circa 60.000 cartelle cliniche dell’ex O.P. Paolo Pini dal 1944 al 1981 e ritrovamenti di altri ex OO. PP. provinciali ad esso collegati, materiale fotografico rappresentativo dei pazienti ricoverati, libri e altri documenti, sporadici arredi e attrezzature.
L’archivio è oggetto di studio nell’ambito del progetto Carte da legare, che investe l’intero territorio nazionale con l’intento di mettere in rete la totalità del patrimonio archivistico lasciato dagli istituti manicomiali, compresa la schedatura delle cartelle cliniche.
Con lo specifico Progetto denominato C3 Corpus Cartelle Cliniche, promosso dall’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda e che ha coinvolto la soprintendenza archivistica per la Lombardia, tra il 2010 e il 2012 l’archivio è stato messo in sicurezza dal rischio di deperimento, condizionato in faldoni e schedato con il software Arcanamente. L’archivio, ordinato secondo un numero progressivo, l’anno e il range delle cartelle cliniche presenti all’interno, è costituito dalla serie delle cartelle cliniche dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, ma anche da 4.293 cartelle cliniche del Padiglione Romeo Vuoli poi Clinica Universitaria annessa al Paolo Pini, e da 3.081 cartelle di Parabiago o di Limbiate, più 4.845 di cui non è stata ancora identificata la provenienza. Nel 2012 è stato effettuato un rilevamento di dati anagrafici, socioeconomici e sanitari su un campione di 6.000 cartelle cliniche, dal 1944 al 1952. I dati analizzati sono aggregati sul sito web di Carte da legare promosso dal MiBACT per un censimento degli archivi degli ospedali psichiatrici in Italia.
ARCHIVIO VITTORIA BIANCHINI
L’archivio comprende materiale artistico prodotto dai pazienti dell’ex O.P. Paolo Pini nell’Atelier di pittura, attivo all’interno del presidio, dal 1981 al 2002, condotto dall’educatrice Vittoria Bianchini e ispirato al Closlieu di Arno Stern. Esso rappresenta la memoria storica delle prime attività espressive documentate svoltesi all’interno del Paolo Pini.
Il modello del Closlieu è stato applicato dalla Bianchini per la prima volta in una comunità terapeutica per psicotici cronici e, con opportune modifiche di adattamento alla realtà psichiatrica, ha mostrato come, favorendone le condizioni, potessero emergere le peculiari tendenze espressive di diversi autori piuttosto che le evidenze caratterizzanti le anomalie psichiche. Nei disegni emergono sapienza organizzativa dello spazio e libera creatività, soluzioni azzardate e originali che rappresentano un grande patrimonio di Art Brut.
L’archivio è costituito da circa 13.700 opere su carta, 77 quadri, oltre a manufatti (maschere, marionette e allestimenti teatrali), arredo, strumenti e 250 fotografie che documentano il lavoro svolto, le opere e le mostre.