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Ci sono certezze oggettive, come il peso di un oggetto, e ci sono certezze soggettive, come il peso di un sentimento.
Nel limite di un carattere equilibrato, di una personalità sobria, anche quelle soggettive mantengono un loro grado di oggettività. La persona sa dare il peso all’oggetto, come, con più difficoltà e sforzo, sa dare il “giusto peso” a un sentimento, interpretarlo correttamente, secondo le regole della comunicazione affettiva.
Nelle personalità eccessive, passionali o ossessive, il giudizio soggettivo è invece un giudizio “dilatato”, che si muove sulla scala dei valori “quantitativi”. La carica affettiva, la passione nell’ingigantire, molto forti in queste personalità, rendono anche una “ipotesi” una “certezza”.
Quella che, su un piano oggettivo, potrebbe essere un’ipotesi negativa – per esempio, di malattia – per questo tipo di personalità, diventa “soggettivamente” una “certezza”.
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Nemmeno l’evidenza, o ipotesi contrarie, possono rimuovere questo giudizio.
La carica affettiva che investe il giudizio, è come un magnete, non si stacca, e l’ipotesi che diventa certezza inizia ad assumere la forma di un piccolo delirio.
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Chi di Noi, ogni giorno, non sperimenta qualcosa di simile, almeno per pochi minuti?
Chi di Noi, potendo rispondere solo “sì”, si sente a questo punto del tutto sano?
Esiste la salute al cento per cento?
O non piuttosto diversi gradi di malattia?
Perché, come Leopardi ci fece capire, nasciamo tutti già malati.
UN PO’ DI PIETA’ E DI COMPRENSIONE PER I DIVERSI, I POVERI, GLI EMARGINATI, I MALATI DI MENTE, GLI EXTRACOMUNITARI.
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