Andrea Di Cesare Vite da Ring

LA RAGIONE PER CUI E’ DAL 2007 CHE NON PUBBLICO PIU’

Andrea Di Cesare
prima edizione – Edizioni Libreria Croce, 2007
Prefazione all’edizione e-book del 2016 di Fausto Narducci – Caporedattore Varie – Gazzetta dello Sport – Autore di libri sul pugilato:
Ormai sono passati quindici anni da quegli incontri ripetuti in Gazzetta ma una cosa la ricordo bene: io e Andrea eravamo partiti da due sponde opposte ma le nostre barche si erano ritrovate in un mare tranquillo, di assoluta comprensione. Io, giornalista alla Gazzetta dal lontano ’84, mi ero avvicinato al giornalismo proprio attraverso la boxe quando, ai tempi del liceo, avevo cominciato a frequentare la Fulgor Napoli del maestro Geppino Silvestri dove si allenavano Patrizio Oliva e Alfredo Raininger ed ero rimasto folgorato da quel Piccolo Mondo Antico al punto da cominciare subito la collaborazione con Boxe Ring che mi ha portato fino a Milano. Da tempo nei giornali non esiste più la rubrica (nel senso che gli spazi sono occasionali) e la conoscenza del ring è diventato un aspetto marginale della mia professione ma il sudore dei pugili che ho conosciuto (alcuni molto bene, più di tutti il compianto Giovanni Parisi) mi è rimasto in qualche modo incollato addosso, anche se non riconosco più il mio vecchio sport. Andrea Di Cesare veniva da un percorso completamente diverso e il suo approccio culturale sembrava distante dalla psicologia sempliciotta e un po’ grezza dei personaggi che ero abituato a frequentare. Invece, pian piano, entrò in sintonia con loro aggirando più di quanto sia riuscito a fare io quella diffidenza istintiva verso i giornalisti che creava sempre un ostacolo fra i giornalisti e la stampa. Chiariamolo subito: ai calciatori devi estirpare le parole con le pinze, devi guadagnarti con pazienza certosina la loro fiducia ma non sarai mai loro amico. Un pugile, più di qualsiasi altro sportivo, ti firma una cambiale in bianco, ti concede la sua fiducia assoluta ma tende a colpirti con gli effetti speciali, fa il guascone per una sorta di soggezione culturale e psicologica che raramente sono riuscito a superare. Andrea, come si evince dalle pagine del libro che ho riletto con piacere a distanza di 15 anni, proprio per la sua formazione professionale ha tirato fuori l’anima di ogni pugile o ex pugile intervistato: il mio concittadino e coetaneo Raininger, che già ai miei tempi mi aveva colpito per intelligenza e profondità di giudizio, qui appare diverso da come mi era apparso attraverso la mediazione giornalistica, sicuramente più vicino a come è veramente. Capisco che Andrea si sia innamorato dei pugili. Non esiste nessuno sportivo più diretto, disponibile e più vulnerabile di un frequentatore del ring: credo che nella società moderna non esistono personaggi pubblici che riescono a mettersi a nudo come i pugili come se il ring funzionasse da transfert fra il mondo interiore e quello esterno. A distanza di tanti anni i ritratti di questo libro sono ancora vividi e attuali, attualissimi direi. Fa effetto, assistendo al degrado a cui è arrivata oggi la boxe nonostante l’esplosione della dimensione fitness, leggere che già allora si parlava di sopravvivenza del ring come metafora e di sport anacronistico. Sembra incredibile ma ogni anno escono decine di libri di argomento pugilistico e per la prossima stagione cinematografica sono in uscita quasi dieci film che parlano di boxe ma in Italia non si combatte quasi più, le tv trasmettono raramente gli incontri e anche un campione mondiale come Giovanni De Carolis è per lo più sconosciuto alle masse. Eppure grazie alla Gazzetta sono stato l’unico giornalista italiano a cui è stato concesso un posto a bordo ring al Mondiale miliardario Mayweather-Pacquiao di Las Vegas e vi assicuro che da quelle parti è tutta un’altra cosa. Forse la lezione che, attraverso questo libro, ci viene dal passato servirà a riaprire un percorso per tante nuove vite da ring.
Fausto Narducci
Caporedattore Varie Gazzetta dello Sport
Autore di libri sul pugilato
Andrea di Cesare «Vite da Ring» – Edizioni Libreria Croce –
Pag. 160 – Euro 15.00
A volte, l’idea portante non realizzata diventa una premonizione
che fa scattare la luce di un percorso diverso. L’autore,
esperto in psichiatria, era partito per dialogare con
Duilio Loi, avendo letto delle sue imprese negli anni ’60.
Non gli riuscì e ha orzato parlando con altri ex campioni.
Spesso attraverso parenti e amici, Mitri in particolare. In diretta
con Lorenzo Zanon il gigante brianzolo che conquistò
l’europeo e sfidò Holmes per il mondiale massimi. Nino
Benvenuti sempre disponibile e Sandro Mazzinghi che
quando parli di Nino avvampa. Un percorso dove la boxe si
intreccia con la vita quotidiana del dopo ring, rendendola
ancora più umana e affascinante.
A cura di Giuliano Orlando
Sabato 2 febbraio 2008
SPORT – LA PROVINCIA DI COMO
© Giuliano Orlando, 2008

Boxe e letteratura: “Vite da ring”

DiAlfredo

 DIC 27, 2007  Andrea-Di-Cesare, Pugilato

di Adriano Cisternino

articles-55790.jpg Dicono che la boxe sia uno sport in via di estinzione. Almeno in Italia. Il tempo ci dirà la verità. Per ora possiamo solo constatare (con piacere) che scrittori, pubblicitari, cineasti continuano ad occuparsi di pugilato offrendoci a ritmo continuo esempi concreti di come uomini d’arte e di cultura scelgano questa disciplina per esprimere il loro talento, spesso con successo.

  L’ultimo esempio arriva da Andrea Di Cesare, giovane giornalista-scrittore, il quale ammette candidamente che di boxe ne sapeva poco quando – spinto da circostanze fortuite – ha deciso di esplorare questo mondo attraverso una serie di interviste a personaggi del ring di ieri e di oggi. Ne è venuta fuori un saggio su questo tanto discusso sport la cui vera essenza emerge dalla capacità dell’autore di tirar fuori dai personaggi intervistati non solo i ricordi ed i retroscena delle loro avventure sul ring, ma i sentimenti, le motivazioni, e insomma l’anima di tanti campioni di ieri e di oggi. Da Benvenuti a Lopopolo, da Mazzinghi a Zanon, da Oliva (che ne firma anche la prefazione) a Raininger, da D’Agata a Garbelli e tanti altri, il volume ci offre numerose storie del ring, ognuna delle quali ci descrive in qualche modo la vera filosofia di questo sport che è tra i più antichi e tuttavia sempre attuale, uno sport che più di tanti altri è una metafora della vita, perché è lotta, è sfida nel coraggio e nel dolore, ma in piena lealtà e rispetto dell’avversario, come sancisce l’abbraccio finale, quella specie di “terzo tempo” che il rugby ha contagiato al calcio, ma che nel pugilato esiste da sempre. E l’esempio più clamoroso di questo gesto spontaneo e sincero emerge con nobile limpidezza dal racconto che Benvenuti fa del suo incontro con Monzon in carcere.
Ma c’è un’altra pagina del libro da cui emerge che chi conosce veramente il pugilato non si lascia suggestionare dalle apparenze. E’ l’ultima pagina. A conclusione del colloquio fra l’autore e Fausto Narducci, redattore capo della Gazzetta dello sport e gran conoscitore della boxe, Andrea Di Cesare domanda a Narducci: “diresti a tuo figlio di fare pugilato? non avresti paura?” E Fausto risponde: “lo indirizzerei da un buon maestro”. E’ la sintesi di tanti discorsi sulla boxe: se la conosci, la ami.
(Andrea di Cesare – Vite da ring – edizioni libreria Croce, roma – pag.158 euro 15,00)

Interviste contenute in “Vite da Ring” :
Bruno Arcari; Nello Barbadoro; Nino Benvenuti; Carmelo Bossi; Nino Crociani (pittore); Mario D’Agata; Giovanni Dicanio; Bruno Fabris (allenatore di Tiberio Mitri); Franco Festucci; Giancarlo Garbelli; Sandro Lopopolo; Sandro Mazzinghi; Patrizio Oliva; Alfredo Raininger; Paolo Vidoz; Gianna Vizzich (sorella di Tiberio Mitri); Lorenzo Zanon.