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Sono soprattutto le persone ad interessare ad Andrea Di Cesare, che nella sua pittura sorvola volutamente sui particolari, per lasciare spazio ad una visione di insieme del corpo e delle sue deformazioni. Dall’esperienza creativa del Closlieu ideato da Arno Stern, in cui anche la madre Vittoria Bianchini prese spunto per la sua rivoluzionaria arte terapia al Paolo Pini di Milano, nasce e cresce una produzione pittorica che non risponde ad alcuna vera regola, anche se nel suo dipingere ci sono le tracce diffuse dell’arte novecentesca, di cui si è nutrito sin da bambino. “Dipingo la notte, con la luce artificiale, i punti luce li invento, li genero io e poi li interpreto… avevo iniziato a dipingere da bambino, poi una lunga interruzione e di nuovo col pennello in mano all’età di 40 anni. Non ritraggo nulla che sia fuori dalle mie corde pittoriche, come pittore sono un soggettivista egoista”.
Un profumo puoi odorarlo, e capire se ti piaccia o no. Un quadro lo guardi, e puoi dire se ti piaccia o no. Se osserviamo un quadro di Andrea Di Cesare, possiamo cogliere il suo profumo e, istintivamente, dire se ci piaccia o no. Il linguaggio espressivo dei quadri di Andrea Di Cesare, permette subito, intuitivamente, di riconoscere la nostra disposizione nei suoi riguardi, ovvero, se ci piaccia, o no, proprio come un profumo, che non ha bisogno di interpretazioni. Nel suo dipinto sono unite la sostanza, così preponderante – che possiamo toccare – ai contrasti di colore, come in un quadro cubista, o espressionista.
Questa pipa e bottiglia è un viaggio tra passato e futuro, una terra quasi lunare; non vi è nulla di consueto; tutto è lì perché doveva nascere lì. Senza disegno, senza preparazione di tela. E’ immediato, l’atto creativo, in ciò che osserviamo. Di Cesare non ci pensa molto, vede la tela con all’interno la forma, prima ancora di iniziare a dipingere.
La pastosità del colore, la pennellata larga, sono tanto naturali da riuscire a far dialogare fra di loro gli oggetti. La forma, quasi primordiale, quasi astratta, si presta a una interpretazione soggettiva. Possiamo vedere, in questa bottiglia, un tempio greco, una architettura di vetro, contemporanea.
Questa pipa e bottiglia è un quadro che ci fa immaginare, che ci fa oltrepassare il reale e entrare in quel ignoto dal fondo nero. La scelta dei colori, bianco e nero, rimanda a un positivo e a un negativo. Essi hanno scolpito gli oggetti lì presenti, vivi, davanti a noi.
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